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Numero 4 del 2016

Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali


Foto: Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
PAGINA 41

Testi pagina 41

39Aprile-Maggio 2016
nito, la guerra in Bosnia,
il genocidio degli ebrei,
degli armeni e dei cur-
di, i nativi americani, i
popoli precolombiani.
E da attrice mi viene
spontaneo il riferimento
a una delle più impor-
tanti tragedie greche:
“Le Troiane” di Euripide,
una delle prime dram-
matiche denunce sulla
sorte delle donne vitti-
me della guerra. Il co-
pione, ahimè, è sempre
lo stesso perché l’uomo
è sempre lo stesso e
quello che è più triste
che anche la ragione
che muove tutto que-
sto è la sempre stessa
- economia, interessi,
potere di qualcuno a di-
scapito di altri…anche
per questo quando la
Prof.ssa Anna Lisa Tota dell’Università Roma Tre mi ha par-
lato di un progetto da realizzare con Amnesty, di cui mi ono-
ro essere da tempo testimone, ho aderito con entusiasmo.
A proposito di copione, pensi che il teatro sia
un veicolo utile per parlare alla gente di questo
problema?
Certamente. La cultura attraverso Il teatro, il cinema, la
musica, la letteratura o la danza, può e deve sensibilizzare
l’opinione pubblica attraverso i propri strumenti, animando
storie e personaggi, per raccontare anche l’orrore, per far
conoscere verità e realtà, per far si che nasca sempre più
consapevolezza, sopratutto tra le nuove generazioni.
In Occidente si parla ancora poco di questo; quale
può essere il nostro contributo per farlo conoscere?
Stimolare la costruzione di una nuova coscienza, nuove
leggi, capaci di tutelare la donna e i più deboli, ma questo
si può fare lavorando soprattutto per sanare la realtà so-
ciale dei paesi più a rischio, lavorare sulla formazione, la
cultura porta conoscenza e quindi crescita e benessere,
ma per fare questo ci vuole la volontà di chi è più forte.
Purtroppo chi è più forte è in condizione di approfittare del
più debole, soprattutto se questo è immerso nell’ignoran-
za e povertà.
Le conseguenze sul fisico e sulla psiche di queste
bambine sono devastanti, nella tua storia Safa e Awa
riescono a salvarsi?
Molte delle spose bambine non sopravvivono alla violen-
za, alla gravidanza prematura, molte cercano di suicidar-
si, altre vengono “suicidate” quando non servono più. È
davvero vergognoso, terribile. E la cosa che più fa male
è pensare che questo avviene nell’indifferenza del cosid-
detto mondo “civile” soprattutto da noi in Occidente. Nella
mia storia Safa ed Awa si aiutano, forse il calore che l’una
può dare all’altra le potrà confortare, ma certo è che nel-
la realtà queste sono ferite che non si rimarginano mai. 
È un messaggio di speranza?
La speranza che qualcosa cambi c’è, soprattutto grazie
alla consapevolezza e alla conoscenza data da iniziative
come questa di Amnesty International sposata dall’Univer-
sità Roma Tre. Ci auguriamo tutti che qualcosa cambi al
più presto, e ognuno di noi può dare il suo contributo, chi
come me recitando una storia, chi diffondendo, parlando,
facendo in modo di sensibilizzare genti e governi. b
I commenti
Riccardo Noury,
portavoce Amnesty International Italia.
“Con Safa e la sposa bambina’ Isabel Russinova
ci porta dentro l’inferno della guerra, ricordan-
doci che in quel contesto le popolazioni civili
pagano il prezzo peggiore e, in particolare, le
bambine subiscono violenze indicibili. Awa, la
sposa bambina fatta schiava, è il simbolo dell’in-
fanzia rubata, del futuro negato. Safa è la luce
in fondo al tunnel, la speranza che i matrimoni
forzati e precoci e la riduzione in schiavitù ses-
suale diventino presto un orrore del passato,
da ricordare solo per non ripeterlo ancora”.
Anna Lisa Tota,
Prof.ssa Ordinario Università Roma Tre.
“Il teatro, così come l’arte e la scienza, quando
sono di qualità, possono contribuire a cambia-
re il mondo. Lo spettacolo di Isabel Russinova è
una poesia in onore della solidarietà fra donne
che subiscono l’orrore della violenza sessuale
e della guerra. Esso da’ voce alle vittime invisi-
bili, restituendo loro la dignità del nome. È uno
spettacolo che ci porta sul baratro della violenza
estrema, ma con il rispetto e la misura richiesti
da un tema così difficile. Lo spettacolo ci scon-
volge commuovendoci e ci cambia per sempre”.
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