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Numero 3 del 2015

8 Marzo al tempo delle crisi


Foto: 8 Marzo al tempo delle crisi
PAGINA 41

Testi pagina 41

39Marzo 2015
La “pratica politica del processo penale” che sottende la costituzione di parte civile delle associazioni femministe non è nuova al movimento delle donne, e nasce nella se-
conda metà degli anni settanta facendo cassa di risonanza
al delitto del Circeo, dove gli aggressori stuprano e uccido-
no Rosaria Lopez e stuprano Donatella Colasanti. In questa
prima fase il movimento femminista elabora una costruzione
concettuale del problema della violenza contro le donne pun-
tando sul signifi cato simbolico della legge penale, attuando la
“pratica politica del processo penale” al fi ne di raggiungere
alcuni obiettivi tra i quali il passaggio dello stupro da evento
privato a fatto politico, la messa in discussione della cultura
dominante sia sociale che giuridica che trasforma le donne da
parti offese a imputate in virtù della conservazione di stereotipi
sociali oppressivi e inaccettabili. (…) Nel decennio successi-
vo una forte critica del movimento femminista porta al disuso
della pratica del processo penale in virtù delle contraddizioni
dell’uso politico dello strumento, semplifi cativo e riduttivo del
fenomeno della violenza, strumento che relega le donne allo
stereotipo della vittimizzazione. (…) Dall’esigenza di sviluppare
elaborazioni e strategie politiche del pensiero sulla differenza
sessuale nascono i Centri Antiviolenza con la pratica innovativa
della relazione tra donne. Tale pratica sposta il piano simbolico
dalla repressione del reato e punizione del colpevole al piano
della progettualità femminile per il riconoscimento della diffe-
renza come soggettività sessuata, e presupposto della libertà
delle donne per riprogettarsi e liberarsi dalla violenza. (…) La
strategia processuale viene interpretata come strumento per
produrre risorse per le donne, attraverso la relazione donna-av-
vocata diretta a far crescere consapevolezza e autonomia. (…)
Il contesto attuale è caratterizzato da una assunzione comples-
sa del problema della violenza di genere nelle varie compo-
nenti, quella sociale, sanitaria, educativa, di politica criminale
e legislativa formata dalle molteplici componenti che vengono
trattate dalle agenzie-soggetti di riferimento. Le associazioni
femministe “ fanno rete “, i centri antiviolenza “ fanno coordina-
mento nazionale”(…)..
Versione integrale, vedi http://www.noidonne.org/blog.php?ID=06155
Avv. Rossella Mariuz, Gruppo Giustizia UDI Bologna
TUTTO È INIZIATO
NEGLI ANNI ’70…
GIOVANNA,
UNA DI NOI
La grande e lunga vita della piccola donna di 101 anni
narrata con un documentario che mescola sapientemente
interviste e animazioni. “Bimba col pugno chiuso”
racconta la vita di giovanna marturano, “una storia di
parte, di quella parte che per un secolo ha lottato contro
il totalitarismo fascista e per una vera giustizia sociale”.
La testimonianza, secondo la stessa marturano, è di “una
donna e di una famiglia comune” ma che proprio comune
non può dirsi. se ne comprendono le ragioni ascoltano
dalla sua voce i racconti che iniziano dai ricordi di bambina
e giungono ai nostri giorni costantemente signifi cando il
senso della lotta continua per l’ideale della libertà. non
sono materiali di repertorio a dare corpo al documentario,
ma i disegni e le animazioni realizzati da maurizio ribichini,
in collaborazione con salvo santonocito e adriano
mestichella. “Bimba col pugno chiuso” è stato prodotto
da todomodo grazie ai contributi di 441 persone e realtà
associative non solo nazionali che hanno sostenuto la
sua realizzazione con una campagna di crowdfunding
(produzionidalbasso.com) cui si è aggiunto poi un sostegno
della provincia di roma.
L’UDI Romana “La Goccia” in occasione del 70° della
nascita dell’associazione ha presentato il documentario
alla casa internazionale di roma (“giovanna marturano,
una di noi”, 24 febbraio) alla presenza, tra gli altri, della
fi glia di giovanna, anna grifone, e del nipote simone
celani.
cesso sono stati introdotti i contenuti del lavoro del progetto
“stalking stop“ elaborati dall’’esperienza delle operatrici in
ambito legale e psicologico, che hanno contribuito a mettere
in luce il profi lo personale dell’imputato, i suoi scopi e il por-
tato delle sue azioni criminose, il tutto introdotto tecnicamente
attraverso le regole processuali penalistiche. La sentenza di
condanna redatta sulla base del rito abbreviato ha infl itto a
Giulio Caria 30 anni di reclusione, oltre alle sanzioni accesso-
rie, un risultato comunque soddisfacente.
*Avvocata del Gruppo Giustizia, UDI Bologna
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