Numero 1 del 2008
Siamo in movimento
Testi pagina 40
Nel 2004 quattro donne sisono incontrate a Bologna
durante un Master di Studi di
Genere. I differenti percorsi bio-
grafici e lavorativi non hanno
impedito loro di trovare un lin-
guaggio comune, le reciproche
differenze sono diventate, al
contrario, un fertile terreno di
condivisione. Nel 2005 si è ag-
giunta una quinta componente.
Così nasce Etichette Stupide.
Hanno scelto di considerare e
valutare nella giusta luce mes-
saggi concreti così pervasivi
e diffusi da venire assimilati
senza quasi più essere sotto-
posti al senso critici ed i mes-
saggi sottaciuti relativi alla
pubblicità di genere maschile e
femminile impliciti dentro ad
ogni foto pubblicitaria esistente
sulla carta stampata di quoti-
diani, mensili, etc. A questo
punto la loro ricerca, trasfor-
mata in una splendida mostra
itinerante, sta facendo il giro di
scuole, luoghi culturali, centri
sociali. "Ma…donna? Stereo-
tipi e rappresentazioni del
maschile e del femminile nel-
l'Anno Domini MMVII". È il
nome della mostra.
Una delle "etichette" ci spie-
ga che la loro ricerca nasce dal
bisogno di iniziare una riflessione sugli
aspetti meno eclatanti del mondo della
comunicazione ovvero su tutte quelle
rappresentazioni che non danno un'im-
magine palesemente distorta e/o critica-
bile degli uomini e delle donne, ma che
proprio per questo motivo si insinuano
più perniciosamente nel nostro immagi-
nario. "Il nostro lavoro non è una criti-
ca alla pubblicità o una polemica con i
pubblicitari, ma una semplice riflessio-
ne sui mezzi subliminali che usano. Con
gennaio 2008 noidonne40
Ma...donna,
che pubblicità
Ti vendo, ti compro
Relazioni?
1+1=2? No, se 1 è diverso (?) da 1.
E come al mercato non si possono pesare le banane
insieme alle patate, sulla bilancia delle relazioni il potere
rende i prezzi diversi. L'uomo non cerca una donna, non ne
ha bisogno. Desidera altro: un'auto, i soldi, un corpo.
Questa donna non ha identità, non ha volto, può
addirittura non esistere, sostituita da un telaio coperto di
lamiera. Disegno di un immaginario maschile che sembra
costellato unicamente di tette e air bag. Specchio distorto
che rimanda un'immagine unidimensionale. Nel mondo dei
prodotti da acquistare è sempre l'uomo l'acquirente,
lui solo apre il portafogli?
Tentatrice
Eva, la prima donna, nata da una
costola di Adamo per colmarne la
solitudine, è una creatura ansiosa di
conoscere, che non si ferma di fronte
alle proibizioni imposte dal Dio che l'ha
creata. Coglie il frutto proibito e induce
in tentazione il pacificato ed obbediente
Adamo. Secondo la tradizione cattolica
diventata luogo comune, Eva è il
simbolo per eccellenza di una
femminilità peccaminosa e colpevole,
esatto opposto della virginale Maria.
Rappresenta la debolezza femminile che
cede alla diabolica trappola del
desiderio carnale. Queste pubblicità ci
ripropongono il mito di Eva, una donna
che non dispone liberamente del
proprio corpo e desiderio, ma ne è
succube. Ma è possibile immaginare
una donna che disponga della propria
seduzione senza peccare? Nell'anno
domini MMVII carne e piacere sono
ancora "la croce" della femminilità, non
un'arma vincente.
Donna e motori/Uomo è motori
L'automobile definisce la personalità. E' il maschio
che conduce, che guida. L'auto E' il maschio. La
potenza dei cavalli, la carrozzeria rappresentano
l'essenza della mascolinità e rafforzano la virilità.
Al maschio cacciatore sono rimaste solo le frecce,
l'arco sostituito dal volante. L'uomo, di poche
parole, si fa conoscere attraverso la macchina:
"Guardami nei fanali, capirai chi sono". L'auto, al
contrario, è estranea alla femminilità. Dotata di
un'intelligenza malleabile, quando si trova ad
avere a che fare con una donna, cerca di diventare
più semplice, di andare incontro agli umori volubili
di un essere soggiogato dai cicli naturali. L'assioma
di partenza è: le mestruazioni inibiscono la
capacità di condurre i mezzi, un po' come certi
farmaci. Per la donna il mezzo di trasporto è un
accessorio di bellezza. L'auto deve essere comoda,
spaziosa e chic, ma soprattutto facile da usare,
perché le donne non sono brave alla guida. Una
donna non ha né la voglia né il tempo di imparare
a guidare. E' così impegnata a fare shopping e a
rifarsi il trucco che le resta giusto il tempo per
accudire i bambini. Consoliamoci: anche madre
natura ha i figli da portare a scuola.
Gli uomini preferiscono le rosse
Flussi (di traffico) intensi
La Creazione della Donna (Genesi, 2, 18)
Rossella Ciani