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Numero 12 del 2009

Femminsmo: parliamone


Foto: Femminsmo: parliamone
PAGINA 40

Testi pagina 40

dicembre 2009 noidonne40
Cara Bruna,
sono una 44enne "ragazza madre",
nel senso che il padre di mio figlio si è
sempre disinteressato del suo mante-
nimento lasciando volutamente tra-
scorrere 14 anni, l'età attuale del ra-
gazzo, prima di riconoscerlo a tutti gli
effetti legali. Non avrei nemmeno sup-
plicato e accettato il suo tardivo rico-
noscimento se non ne avessi
verificato in nostro figlio la
reale necessità psicologica da
adolescente bisognoso di sen-
tirsi accolto. L'essere ricono-
sciuto dal padre significava
per il ragazzo colmare una
parte di vuoto, cioè rassicu-
rarsi sul senso di appartenen-
za e di accettazione, quindi di
amore. La mia storia con il pa-
dre di nostro figlio è stata una
vera storia d'amore. Entrambi
appassionati e interessati, an-
che se da punti di vista diffe-
renti, delle tematiche pedago-
giche e psicologiche ci siamo
conosciuti in un momento in
cui io svolgevo un lavoro tele-
visivo molto interessante e
lui, più anziano, le sue ricer-
che in ambito sociale e peda-
gogico. Io ho lasciato tutto,
città di residenza e lavoro, per
seguirlo nella sua piccola cit-
tà, dove dopo qualche mese
di convivenza, già incinta,
mentre si programmava il ma-
trimonio, ho capito di avere
fatto una scelta precipitosa.
Scapolo egocentrico, pedago-
gista e psicologo, uomo impegnato al
livello sociale, purtroppo non era real-
mente in grado di immedesimarsi nel
nuovo ruolo. C'era come un abisso tra
le idee e le azioni. Il suo comporta-
mento era egoista e violento e così ho
dovuto scegliere. Da ragazza madre
non era facile la vita, ma con molti sa-
crifici non ho mai fatto mancare nulla
al mio bambino informando sempre il
padre della vita del figlio, senza mai ri-
cevere niente, né per il mantenimento,
né per il sostegno morale. Per il bene
del ragazzo, al suo 9° compleanno, ho
tentato il riavvicinamento al padre,
con una nuova convivenza, ma all'en-
nesima scena di violenza di quest'ulti-
mo, e ai primi segni di conflitto pro-
fondo del ragazzo, decisi di restituire
alle nostre vite la dignità necessaria al-
lontanandoci nuovamente dalla casa
paterna. Nei lunghi anni trascorsi non
ho mai ricevuto alcun mantenimento
per nostro figlio, ed ora, in un mo-
mento di estrema necessità, il padre
mi ha ancora negato il benché minimo
sostegno economico…Non vorrei
sciupare l'immagine paterna di cui ne-
cessita il ragazzo, ma non posso per-
petuare questa penosa situazione sen-
za intraprendere una via legale. Que-
sto stato umiliante mi consuma, e vor-
rei sapere cosa leggi dal mio albero,
che paradossalmente somiglia all'albe-
ro della residenza del padre di mio fi-
glio.
Antonella
Carissima Antonella,
la tua storia è commovente, proprio
come il tuo albero, così orgoglioso della
sua posizione, così ricco di sfumature,
di colore, come la sua autrice, fiera del-
la dignità, difesa dall'irresponsabilità di
un uomo, un uomo dimezzato nelle sue
facoltà volitive. Quando un uomo non
comprende il ruolo della paternità signi-
fica che non è potuto crescere, e tutto
ciò che fa è all'insegna della falsa co-
scienza. Tutto è falsato nel suo tentati-
vo di difendere un'identità in prestito,
non bene integrata. Quale meccanismo
può spingere altrimenti un pa-
dre a non interessarsi del pro-
prio figlio? Le ipotesi sono mol-
te, ma quelle più probabili ri-
guardano l'immaturità, la fal-
sa coscienza, e un attacca-
mento al passato, al suo prece-
dente status di persona in gra-
do soltanto di apparire.
Quando il suo "oggetto",
cioè la donna-femmina se ne
va, con lei se ne vanno i suoi
sogni di dominio, e non c'è più
spazio per un serio rinnova-
mento. Finisce il suo giochino
infantile… Giocare a persone
adulte non è facile, perché le
parole devono corrispondere
alle azioni. E nel suo caso, le
azioni non si vedono per molti
anni. Si ritrovano grazie al tuo
sacrificio di donna e di madre
responsabile. La tua storia non
è finita, ma devi lottare anco-
ra, per svegliare i "morti viven-
ti" (nel tronco c'è un volto che
grida come l'urlo di Munch, e i
rami come mani rivolte al cie-
lo chiedono aiuto) dal loro de-
lirio di onnipotenza e presenta-
re il conto dei diritti di vostro
figlio. Lo devi a te stessa, ma soprattut-
to al vostro ragazzo, il quale probabil-
mente porta il peso di una grande op-
portunità, quella di risvegliare una nuo-
va coscienza in suo padre. Il tuo dise-
gno rappresenta "il legno assoluto", è
l'albero di una persona equilibrata, che
non si è lasciata schiacciare dagli even-
ti, che ha lottato mantenendosi stabile,
nonostante i traumi subiti - i maggiori a
circa 29, 33, 38, 42 anni-, con una
grande speranza rivolta al futuro, come
la lieve inflessione verso destra, e le ra-
mificazioni dell'albero, che si aprono
con una delicata socialità -le cime ver-
di- verso una continua e rinnovata evo-
luzione.
Leggere l’albero
Tracce
Bruna Baldassarre
disegna il 'tuo albero', parla di te
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