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Numero 1 del 2009

Verso un nuovo mondo?


Foto: Verso un nuovo mondo?
PAGINA 40

Testi pagina 40

gennaio 2009 noidonne40
L'abbiamo vista nel film-tv 'La MeglioGioventù' e nel lungometraggio 'Tu
devi essere il lupo', ultimamente sono
usciti in sala diversi film dove recita in
ruoli diversi e complessi ed in tutti si fa
notare per la capacità d'interpretare e
"sentire" i suoi personaggi: fra gli altri ri-
cordiamo 'Tutta la vita davanti', del re-
gista Paolo Virzì, dove veste i panni di
una ragazza della periferia romana che
lavora in un call-center, poi 'Jimmy del-
la collina', 'Sfiorarsi', dove è anche co-
autrice della sceneggiatura, ed 'Un gio-
co da ragazze', di Matteo Rovere. Lei è
Valentina Carnelutti - figlia dell'attore e
doppiatore Francesco Carnelutti - lun-
ghi capelli neri e bel viso intelligente: at-
trice, danzatrice, interprete radiofonica,
autrice di testi, doppiatrice (voce fuori
campo di 'Vogliamo anche le Rose') in-
somma un'artista a tutto tondo, non-
ostante la giovane età.
Come hai cominciato a fare questo la-
voro e quali erano le tue aspettative?
Ho sempre desiderato fare questo la-
voro, da quando mi ricordo. Quando
ero piccola papà lavorava spesso in
teatro, io mi trovavo nel suo studio du-
rante le prove, in questo senso sono fi-
glia d'arte, poi ho fatto il liceo, ho avu-
to due figlie - la prima a 17 anni - ed ho
iniziato a frequentare la scuola di tea-
tro. C'è stato un momento in cui ho ini-
ziato a capire che volevo fare questo
mestiere, ma ho fatto altri mille lavori,
ho insegnato lingue (Valentina è in gra-
do di recitare correttamente in inglese,
francese, spagnolo e portoghese, ndr) ho
lavorato in una fabbrica, ecc. Non sa-
pevo bene cosa aspettarmi ma sicura-
mente mi era chiaro cosa non volevo di
questo lavoro e, anche quando ho avu-
to delle parti al cinema, ho continuato
a lavorare col teatro, con la radio, gua-
dagnando quanto bastava per vivere
ma senza incanalarmi negli ambiti di
questo lavoro che mi allontanavano
dalla mia "etica". Insomma ho sempre
scelto di privilegiare la qualità della vi-
ta interiore a quella della vita esterio-
re/economica. Col tempo s'impara ad
avere la consapevolezza degli aspetti
positivi di questo mestiere ma anche di
quelli negativi (lunghe attese, momenti
difficili). Adesso sono serena: le scelte
rigorose danno dei risultati più solidi e
soddisfacenti.
Qual è la tua filosofia di vita?
Innanzitutto ho bisogno di trovarmi
bene con me stessa, siamo tutti molto
soli (nonostante gli amici veri che sono
pochi) e quindi bisogna trovarsi bene da
soli. Cerco di non fare niente che vada
contro me stessa: a volte si perseguono
cose che ti fanno stare bene ma quando
non ci sono più quelle cose, non ci sei
più nemmeno tu. Questo non mi piace
affatto. Io sono stata piuttosto fortuna-
ta e, per una serie di circostanze, forse
perché non amo troppo apparire, ho po-
tuto fare scelte oculate, ho avuto ruoli
belli e particolari, (spesso opere prime),
che si sono poi trasformati in occasioni
di crescita. Ho imparato anche a non la-
mentarmi troppo. Puoi fare questo lavo-
ro solo se hai una specie di fame di far-
lo, oppure diventa superficiale, nel tem-
po non dura, ha senso raccontare un
percorso, un tragitto una trasformazio-
ne, sia nella carriera sia in ciascun la-
voro che si fa.
Hai interpretato personaggi di donne
molto complesse: come ti prepari?
Fare il lavoro dell'attore è senz'altro
un privilegio ma bisogna re-
stituire autenticità e spon-
taneità. In genere cerco di
togliere da me stessa tutto
ciò che "è in più" rispetto al
ruolo, e lasciare solo l'invo-
lucro fragile per farmi abi-
tare dal personaggio, da un
altro da te. Talvolta (come
nel caso del film di Virzì) il
personaggio è agli antipodi
rispetto a me e questo dà li-
bertà, spesso gli attori desi-
derano certi ruoli per fare
cose diverse. Per fare questo
bisogna essere come un fo-
glio bianco, da usare intera-
mente.
Cosa sono per te il miste-
ro e l'inquietudine?
Un attore, proprio perché
svolge un lavoro pubblico,
deve conservare il mistero,
un po' per riflesso, c'è miste-
ro in tutte le relazioni umane che non
sono mai completamente chiare. Mi
piace capire, e restituire anche la parte
oscura delle relazioni, renderla nel per-
sonaggio, c'è quello che si dice ma c'è
anche tutto il non-detto, è bello recitare
anche ciò che è intimo, ciò che si può
raccontare, anche nelle parti meno visi-
bili. Mi sono capitati ruoli di donne in-
quiete in modo diverso, dalle relazioni
liquide e complicate, è anche un fatto
generazionale, un'inquietudine che ci
appartiene. Ma vorrei fare anche qual-
cosa di semplicemente positivo, dove
l'inquietudine è più nascosta.
Quali sono i tuoi progetti nel breve
futuro?
Ho appena finito di girare un film
con Francesco Maselli (Il fuoco e la ce-
nere) uno degli ultimi registi della sua
generazione. E' stata un'esperienza me-
ravigliosa fare cinema con lui, io ho il
ruolo della direttrice di un centro socia-
le, con un carattere forte ma al tempo
stesso flessibile alla mediazione, è un
film politico. Sto lavorando ad un corto
diretto da Wilma Labate, che farà parte
di 33 corti sui Diritti Umani. Nella post-
produzione, sto lavorando con Andrea
Intervista a Valentina Carnelutti
La vita interiore
Elisabetta Colla
una delle più interessanti
giovani attrici
del cinema italiano
segue a pag. 41
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