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Numero 12 del 2011

Illuminata umanità


Foto: Illuminata umanità
PAGINA 40

Testi pagina 40

VIRGINIA WOOLF

...MOLTO PIÙ CHEUNASCRIITRICE

di Tatiana Bertolini

NEL SETTANTESIMO
DELLA MORTE È INTATTO
IL VALORE E IL FASCINO
DEL SUO PENSIERO

E DELLE SUE OPERE

arafrasando il titolo di un film, oggi verrebbe da chie—

dersi “Chi conosce Virginia WoolfP”. Da ragazza
ne sentivo spesso parlare, e l’impressione che ne ri-
cavavo, pur senza averla letta, era che fosse un’au—
trice difficile, a cominciare dall’utilizzo come for-
ma narrativa, del flusso interiore, inaugurato all’inizio
del secolo da James Joyce. Su tutto, poi, la Vicenda della sua
fine, che lasciava come un cono d’ombra sulla sua opera.
A quei tempi però era letta, se ne parlava, il pubblico fem-
minile impegnato ne aveva fatto la sua bandiera. Ma oggi?
Se entriamo in una libreria riusciamo ancora a trovare le sue
opere, specialmente i romanzi più famosi: Gita al faro, La
signora Dalloway, Orlando; all’esame di lingua e letteratu—
ra inglese i suoi testi sono quasi una tappa obbligata un po’
come quelli di Oscar Wilde.
Ma le giovani d’oggi in gran parte la ignorano, attratte da
altri richiami femminili. Lo stesso si può dire nel suo pae-
se, ancora letta ma non più condivisa dal grande pubblico.
Eppure Virginia Woolf non è stata solo una grande scrit—
trice, anche se come tale rappresenta un esempio di con-
vivenza fra sperimentazione e classicità. Anzi direi che è pro-
prio la forza delle sue idee a farne un classico, la profondità
delle sue intuizioni la rendono ancora oggi di estrema at-
tualità. È stata, a mio avviso, anche una grande pensatrice,
un’osservatrice attenta della sua società e non solo.
L’Inghilterra nella quale è vissuta era ben diversa dall’idea
che abbiamo noi oggi di quella nazione. Per la nostra ge-
nerazione il Regno Unito è stato il paese delle libertà, an—
che delle trasgressioni, dei Beatles di Mary Quant, dell’in-
dipendenza dell’individuo, dell’emancipazione ecc.
L’Inghilterra di Virginia Woolf (che nasce a Londra il 25 gen-
naio 1882 e muore a Rodmell il 28 marzo 1941), invece, usci-
va dal secolo del puritanesimo vittoriano, quanto di più de-

noidonne I dicembre I 2011



I

leterio ci possa essere stato per le donne, pur nel XIX se-
colo, a loro già di per se funesto. Usate per trainare i car—
relli nelle miniere di carbone al posto dei cavalli, sfiancate
dal lavoro in fabbrica, distrutte dall’alcolismo e dalla pro-
stituzione, le donne non hanno diritti nemmeno se nasco—
no nella media e alta borghesia. L’analisi della Woolf si con-
centra proprio su queste classi sociali (cosa che le varrà pe-
santi critiche di non aver saputo vedere anche le donne del
proletariato) e ciò per due motivi: sono in un certo senso
la sua classe di appartenenza, le conosce bene, sono le clas-
si dominanti e se si vuole che le cose cambino, secondo la
scrittrice, bisogna iniziare dalla sala di comando.

Questo il concetto che emerge ad esempio nel saggio “ Tre
ghinee”, nel quale viene invitata, alle soglie della seconda
guerra mondiale, a trovare una soluzione per il superamento
delle guerre e l’affermazione del pacifismo. La Woolf ha vis-
suto la stagione delle suffragette che danno alle donne il di—
ritto di voto, ma un diritto rimane cosa vuota se poi non si
ha la possibilità di utilizzarlo appieno e godere anche de-
gli altri diritti. Ancora negli anni ‘20 in Inghilterra alle don—
ne viene inibito lo studio, specie delle materie scientifiche,
o delle arti liberali (medicina, avvocatura ecc.), le donne del-
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