Numero 4 del 2007
Al centro dell'attenzione
Testi pagina 4
aprile 2007 noidonne4
Alla vigilia dell'8 marzo, giornata universalmente dedica-ta alle donne, durante l'udienza nella Sala Nervi nel Suo
discorso ha omesso qualsiasi riferimento alle condizioni di vi-
ta delle donne in Italia e nel mondo. Con disagio osserviamo
che non c'è stato un cenno alle sofferenze che le donne pati-
scono in aggiunta a quelle che già le guerre e la fame impon-
gono a miliardi di persone. A milioni di donne è negato il di-
ritto ad un'esistenza dignitosa, all'istruzione, al lavoro, alla
maternità. Sono le violenze subite in quanto donne. Stupri,
mutilazioni sessuali, lapidazioni, matrimoni combinati, ridu-
zione in schiavitù e costrizione alla prostituzione sono vio-
lenze sessuate che le donne subiscono anche per mano di uo-
mini che dovrebbero essere loro compagni di vita. Spesso tali
innominabili violenze sono perpetrate in base a leggi tribali o
di clan secondo un relativismo culturale sul quale sarebbe
importante Lei si esprimesse.
E' proprio nelle mura domestiche, luogo simbolo di tutela
e di affetti, che avviene la maggior parte delle violenze sulle
donne, come documentato dalle fonti più varie nazionali ed
internazionali. Anche in Italia la violenza, che a volte arriva
al "femminicidio", raramente è denunciata perché spesso av-
viene in famiglia. E' una vera e propria guerra dichiarata al-
le donne e praticata dagli uomini con la forza fisica o con
l'inganno delle tradizioni. Allora perché, Sua Santità, non
condanna questi comportamenti e non rivolge un appello
specifico agli uomini, esortandoli a rispettare le donne e a ri-
flettere sulle cause di tanta brutalità?
Tutti i giorni la Chiesa ripropone richiami sul valore della
famiglia e sulla necessità di tutelarla come caposaldo della
società. Ci domandiamo perché a questi appelli Lei non ag-
giunga anche raccomandazioni su che cosa tutta la struttura
sociale debba fare in concreto affinché questo avvenga.
La maternità, considerata nel lavoro al pari di una malat-
tia e nella società un fatto privato, è vissuta dalle donne in
solitudine e come un dilemma, aggravato dalla precarietà
delle condizioni lavorative.
Le donne da anni chiedono che la maternità, che ogni
bambino che nasce, sia un evento che la società mette al cen-
tro delle sue attenzioni, proprio per quella sacralità della vi-
ta cui la Chiesa richiama continuamente. La Sua voce, una
Sua parola in questa direzione aiuterebbe a far si che la fa-
miglia, non a parole ma in concreto, fosse tutelata, rispetta-
ta, valorizzata.
Tiziana Bartolini, Isa Ferraguti, Costanza Fanelli, Rosa M.
Amorevole, Bruna Baldassarre, Graziella Bertani, Cristina
Carpinelli, Alida Castelli, Mirella Caveggia, Rossella Ciani,
Giancarla Codrignani, Elisabetta Colla, Viola Conti, Giulia-
na Dal Pozzo, Renata Frammartino, Stefania Friggeri, Ema-
nuela Irace, Maristella Lippolis, Anna Lizzi Custodi, Natalia
Maramotti, Raffaella Mauceri, Cristina Melchiorri, Gianna
Morselli, Donatella Orioli, Alessandra Pennello, Elena Ribet,
Daniela Ricci, Laura Salsi
Per sottoscrivere questa lettera andare nel sito
www.noidonne.org
Lettera aperta al sommo Pontefice
Papa Benedetto XVI
Cara Direttora
La mimosa non c'è più. L' 8 marzo è appena passato, ma
di festa e di visibilità se ne è vista poca. "Questa festa è una
cosa ormai superata" è stata la giustificazione che ho ricevu-
to mentre contattavo dirigenti donna e responsabili politiche
donna per proporre che, insieme alla mimosa, venisse fatto
conoscere il giornale 'noidonne'. Sono sessanta anni che la fe-
sta della donna, attraverso il suo simbolo giallo, si è lenta-
mente diffusa. E' passata da donna a donna fino a raggiun-
gere i posti di lavoro ed i supermercati, che sono frequentati
quasi solo da donne. Il suo giallo pieno di allegria era un ri-
conoscimento collettivo alle nostre difficoltà, alle nostre lotte
e alle nostre conquiste.
Da quest'anno le dirigenti e le responsabili politiche dei su-
permercati e di altri luoghi di lavoro cooperativo si sono sen-
tite "superiori a certe cose"; "la mimosa non si usa più"; que-
sta è stata la frase giustificativa della sua eliminazione.
Adesso "si usa fare un'offerta", per le donne del terzo mondo.
Su questa base di apprezzabile e lodevole solidarietà viene
modificata la nostra festa ed il nostro compleanno collettivo
con uno slittamento di visibilità . Non si pensa che l'aiuto
economico alle donne del terzo mondo debba affiancarsi a
noi, donne con più agio, ma si ritiene lo debba sostituire in
nome di un facile trasferimento economico: la mimosa da
simbolo politico è diventata una spesa, che diventa assai fa-
cile convertire in una "generosa donazione".
Si cede al convincimento che ormai questo appuntamento
politico non serve più, perché tutti i diritti come donne li ab-
biamo acquisiti. Ci hanno convinto, e ci siamo lasciate con-
vincere, che le donne in Italia hanno solo agio e benessere.
Le donne italiane hanno tutti i diritti e tutte le comodità
politiche: il lavoro (?), la parità di salario (?), il divorzio (?),
l'aborto (???) la maternità (???). Ora hanno anche come co-
modità politica, in rapporto al loro non riuscire ad essere ma-
dri, la ruota. Perché la ruota è la risposta politica al casso-
netto. Lo fece anche Papa Innocenzo III stanco delle lamente-
le dei pescatori che trovavano i neonati nel Tevere. Inventò la
ruota presso i conventi.
Il problema politico del diventare e del potere essere madre
(lavoro, salario, casa, orari umani del lavoro e della città) è
stato insonorizzato, non fa più rumore.
Adesso ci fanno sentire buone e generose verso le donne
del terzo mondo a cui esportiamo questa politica incartata
nel denaro che si sprecherebbe nel comperare la mimosa che
Cara direttora