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Numero 2 del 2007

Famiglia allargata e in evoluzione


Foto: Famiglia allargata e in evoluzione
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Testi pagina 4

febbraio 2007 noidonne4
Il teatro della mattanza è luogodenso di simboli e anche di
messaggi. Un luogo dove gli op-
posti non hanno retto al confron-
to e la rotta di collisione è stata
tremenda, bestiale. La famiglia
'giusta', quella che risponde agli
schemi definiti che qualcuno vor-
rebbe fossero anche gli unici pos-
sibili, ha massacrato tre adulti e
un bambino. Gli altri, quelli fuori
dalle regole, quelli che vivevano
il loro tempo e che facevano ru-
more, quelli che con un gesto
umano sono accorsi per aiutare, sono stati soppressi. La società
dell'odio e dell'egoismo era infastidita dall'altra società - plurima,
generosa, aperta - e ha semplicemente voluto negarle di esistere.
L'ordine e la pulizia maniacale in cui vivevano i coniugi Romano
si mantiene solo se non si permette a niente e a nessuno di interfe-
rire. Quell'ordine era anche e so-
prattutto mentale e simbolico.
Inimmaginabile aprire la propria
casa ad altro/altri: le contamina-
zioni sarebbero state insostenibi-
li. Questo equilibrio, tanto perfet-
to quanto malato e fragile, si è
scontrato con il disordine di cui i
giovani Azouz e Raffaella erano
rappresentanti.
Una dimensione plurima, un
misto di culture, colori, sapori, re-
ligioni. Un insieme completamen-
te fuori da quegli schemi rigidi in
cui si dipanava la vita dei due
assassini. Un bambino che gioca
in cortile non può mai diventare
pretesto per uccidere. Ma se il ci-
golio di quel triciclo è vissuto co-
me il rumore di futuro minaccio-
so, destabilizzante perchè diverso
da quel modello unico in cui si
vuole vivere, allora quel bambino
in movimento diventa il simbolo
del mondo 'altro' che non è com-
patibile con i centrini lindi e i so-
prammobili allineati. Un futuro
da negare e, quindi, da sopprimere. La piccola, sanguinosa, guerra
di Erba si è consumata tra un ordine sociale che impone e persegue
un unico modo di essere e le dimensioni plurime che sono già il no-
stro presente, modalità di vivere vite e di scegliersi come famiglia
che ciascuno decide per sé al di fuori di regole impossibili da im-
porre. Sono i simboli di questo
mondo spaccato in due con una
minoranza rinsecchita nel suo
conservatorismo e di una molti-
tudine straripante di nuove uma-
nità, culture e pensieri, cittadina
del mondo e affatto impaurita,
capace di affrontare viaggi e an-
siosa di novità. Quanto pensano
ancora di dire e cosa pensano
inutilmente di fare i teocon per
fermare questa onda, che anoma-
la non è?
Erba, famiglie in un interno
Editoriale
Cara Direttora,
scrivo in merito ad un problema che affronto quotidia-
namente nel mio lavoro. Sono una donna medico ospeda-
liero (Carpi, Mo) e tra i pazienti che afferiscono alle nostre
strutture ci sono molti immigrati. C'è un aspetto in parti-
colare sul quale sto riflettendo molto ultimamente, quello
delle "donne invisibili". Si tratta di donne che appartengo-
no ad alcune etnie (ad es. pakistane, cinesi ma non solo),
ma specialmente quelle sposate ad islamici integralisti, in
cui non hanno volto né nome (dove il nome tradotto in ita-
liano significa "femmina" o cose del genere) ed i nomi sono
tutti uguali.
Sono donne che non hanno il diritto di fare una visita da
sole ma deve parlare sempre il marito con noi. Sono donne
che non sanno leggere neanche nelle loro lingue madri e
che non sono in grado di comunicare con noi in nessun
modo. Se questa donna ha difficoltà a procreare il marito
non si pone alcun problema: la cambia (sic!) con un'altra e
quella precedente viene rispedita al mittente (non oso im-
maginare con quale futuro). Credo che una riflessione seria
sul destino di queste persone "invisibili" che transitano sul
nostro territorio vada fatta, ad esempio sfruttando di più le
leggi che abbiamo contro la schiavitù o la tratta/commer-
cio di essere umani. Forse un prerequisito a tutto questo è
che si sia in grado di identificare inequivocabilmente l'iden-
tità di una persona? Forse si potrebbe partire da una legis-
lazione sulla tutela delle persone deboli o "fragili"? Forse
sto delirando, ma è chiaro che non sono un'esperta in ma-
teria ed è per questo che vi presento un problema che, cre-
detemi, riesce a togliermi il sonno. Ancora una volta non
finirò mai di ringraziare il buon Dio per il luogo in cui mi è
capitato di nascere. Cordialmente
Anna Vittoria Ciardullo
La segnalazione che ci fa è particolarmente significativa
perchè offre una testimonianza diretta e assai concreta di
quello che significa per una donna essere considerata alla
stregua di una bestia. Tanto abbiamo detto, scritto, urlato
Tiziana Bartolini
Cara direttora
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