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Numero 4 del 2008

UDI: 50E50, donne e rappresentanze


Foto: UDI: 50E50,  donne e rappresentanze
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Testi pagina 4

aprile 2008 noidonne4
L'irruzione nell'ospedale di Napoli, la grave emorragia del-la giovane cinese procurata da un aborto clandestino, la
brutta storia di Genova con il suicidio di un medico indaga-
to per IVG effettuate al di fuori della legge 194 e poi le clien-
ti del ginecologo indagate a loro volta. Mentre migliaia di
donne hanno dato vita in tutta Italia ad una miriade di ini-
ziative per il centenario
dell'8 marzo un coro sto-
nato e ipocrita cantilena-
va di non voler cambiare
la 194, ma solo di voler-
ne l'applicazione. Vietato
parlare anche di contrac-
cezione, secondo 'i cori-
sti', e la proposta della
pillola gratis per preveni-
re gli aborti contenuta
nel rapporto della Com-
missine salute donne del
ministero della Salute,
con a capo ancora la mi-
nistra Livia Turco, ha sol-
levato un polverone di
polemiche. L'apice dell'in-
sensatezza lo raggiungono le dichiarazioni di alcune parla-
mentari moderate e di centrodestra che frenano su questa in-
dicazione e chiedono di rinviare la discussione alla prossima
legislatura, accompagnate da alcuni medici cattolici che ri-
tengono non debba essere incentivato un uso 'superficiale'
della pillola anticoncezionale. In questo clima si va alle ele-
zioni con un numero ancora ridotto non di candidate, ma di
donne ammesse in Parlamento dalle segreterie o dalle con-
sorterie. Le 125.000 firme raccole con la Campagna 50e50
promossa dall'Udi non hanno avuto l'effetto che meritavano
e le parlamentari che siederanno alla Camera o al Senato sa-
ranno più debitrici ai maggiorenti dei partiti che non alle bat-
taglie democratiche di
altre donne, che aveva-
no l'obiettivo di rendere
la nostra una democra-
zia compiuta. Niente da
fare. Anche per questo
giro ci dovremo accon-
tentare solo di un passo
avanti. Piccolo, piccolo.
Bene hanno fatto le don-
ne dell'Udi a scriversi
addosso una lettera
scarlatta, non quella che
marchia l'adultera del
romanzo di Nathaniel
Hawthorne, ma una 'D'
che ricorda il genere a
cui è negata la rappre-
sentanza e i 'Diritti negati'. Una 'D' di 'donna', ma che può
anche ricordare alle 'Designate' quello che ci si attende da lo-
ro: che si sentano prima di tutto amiche delle donne, che tu-
telino le leggi che interessano le donne e ne propongano altre
che mettano l'Italia e le italiane almeno in linea con le altre
democrazie europee.
Sento il dovere di comunicare a tutte le nostre lettrici il
contributo che Fabiola Dalema Modesti, che da poco ci ha la-
sciate, ha dato a "noidonne". Come ricorderai io sono diven-
tata Presidente della cooperativa Libera Stampa alla fine del
1988 sostituendo l'amica Costanza Fanelli. Il mensile "noi-
donne" era ancora in tutte le edicole del paese ma la sua dif-
fusione era talmente modesta e i costi di produzione e distri-
buzione talmente elevati da rischiare il fallimento.
Credo che la mia chiamata alla Presidenza, ero già nel
consiglio di amministarzione, tenesse conto del mio impegno
nelle politiche di genere ma anche dell'esperienza che avevo
maturato nel campo dell'imprenditoria femminile. Accettai
l'incarico di Presidente senza chiedere alcun compenso, fa-
cendo tuttavia presente che non potevo permettermi di soste-
nere il costo del soggiorno a Roma.
Fu qui che intervenne Fabiola che, contattata da Anita
Pasquali e anche da Nilde Iotti, mi fece sapere che mi avreb-
be ospitato più che volentieri. Ho avuto così il piacere di co-
noscerla. Una donna con una fortissima personalità che non
ha mai rinunciato al suo lavoro pur avendo famiglia (marito
e due figli). Ogni volta che il marito veniva trasferito lei chie-
deva a sua volta lo spostamento della sua sede di lavoro. Di
Fabiola ricordo anche una straordinaria franchezza. In più
occasioni, ad esempio, quando si complimentavano con lei
del figlio Massimo l'ho sentita far presente che aveva anche
un altro figlio…. che si era anche laureato!
Venendo al giornale Fabiola aveva le sue opinioni sul "noi-
donne" di allora. A volte ne apprezzava i contenuti altre vol-
te non condivideva alcuni temi e tuttavia riteneva importan-
te che questa voce continuasse ad esistere.
La mia permanenza presso di lei è duarata circa un anno
e il suo modo schietto, mai formale, mi ha fatto sentire come
a casa mia. Più volte le chiedevo la sua opinione sulla mia
idea di rilancio della testata, sulla necessità di coinvolgere
competenze manageriali sul versante della comunicazione.
Una giornata, dopo averne parlato a lungo, mi propose di
invitare le due amiche che avevo individuato come collabo-
ratrici: Cristina Melchiorri e Iva Tassan. Ne nacque un'espe-
rienza bellissima. Quando dovevano venire a Roma lei le
ospitava a dormire, e il pranzo o la cena erano occasione di
scambi non solo sul giornale ma sulla condizione delle don-
ne, che Fabiola conosceva benissimo, soprattutto nel quartie-
“D” come...
Cara direttora
Tiziana Bartolini
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