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Numero 2 del 2009

Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...


Foto: Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...
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Testi pagina 4

febbraio 2009 noidonne4
Tornare a lavorare cinque giorni dopo un cesareo è impru-dente, sbagliato, esagerato o ridicolo? Sulla performance
della Guardasigilli francese Rachida Dati si è aperto un di-
battito, molto sollecitato probabilmente, dalla curiosità circa
l'ignota paternità della piccola Zohra. Da Sarah Palin a Sé-
golène Royal, prima di lei altre donne ai vertici avevano fat-
to altrettanto. Le contrarie l'hanno accusata di far diventare
'lavative' le donne in congedo
per maternità, le favorevoli ne
hanno celebrato la forza. La Ro-
yal ha difeso Rachida compren-
dendo le sue ragioni e incolpan-
do Sarkozy di volerla sostituire
approfittando di una assenza
prolungata. Come è noto, la-
sciare le poltrone libere per trop-
po tempo, in politica, è affare
assai rischioso. E questo l'energi-
ca Rachida lo sapeva bene,
quindi ha fatto la sua scelta. Ec-
co, il punto è proprio questo: se una libertà le donne si sono
conquistata è, appunto, la libertà di scegliere. Per questo le
polemiche sono sembrate piuttosto noiose. E' evidente che
paragonare le possibilità (a partire da quelle economiche)
che ha a disposizione una donna che fa la ministra non sono
paragonabili a quelle di cui possono mediamente usufruire
'comuni neomamme'. Né tanto meno può la sua scelta mette-
re in discussione il diritto delle francesi alle 16 settimane di
maternità previste dalle loro leggi. Tra l'altro si può ragione-
volmente supporre che, senza troppi clamori, una moltitudi-
ne di libere professioniste, commercianti, consulenti e preca-
rie - in Francia come ovunque - se lo sognano di prendersi il
tempo necessario al recupero psico-fisico richiesto da un par-
to e dalla cura di un neonato, solitamente molto esigente. Co-
me donne non ha senso prendersela con chi ha scelto la car-
riera e anche la maternità, finché non si riuscirà ad imporre
a tutta la società il rispetto per
chi è determinante per la conti-
nuità della specie umana. Le
donne dovrebbero essere addirit-
tura venerate per la capacità di
generare e per il sacrificio di sé
che la maternità richiede. Invece
quella manciata di settimane è
costata lotte ed è continuamen-
te minacciata e rinfacciata. Il
punto che la 'questione Rachida'
solleva è il ruolo pubblico delle
donne, che per fare politica a
certi livelli devono essere più che eccellenti. Non bastano le
competenze, occorrono i superpoteri che, come si sa, non si
acquisiscono con i Master.
Tutto sommato il messaggio della ministra, in perfetto ora-
rio e in perfetta mise, al Consiglio dei Ministri a cinque gior-
ni da un parto cesareo (che è un'operazione con l'aggiunta
dello stress emotivo per la nascita di un bimbo) è un forte dis-
incentivo: vietato l'accesso (in politica) alle donne in carne
ed ossa, si accettano solo donne bioniche.
Sono una donna di 58 anni, che da 8 è separata ed ho ab-
bracciato la fede musulmana. Ahimé!! Mi sono trovata im-
mediatamente sola, non solo per questa scelta, ma perché l'i-
pocrisia di chi ci circonda è proprio delle persone più care.
Questo mi costa molto, e quindi studiando poi profondamen-
te in me stessa e le persone musulmane che conosco la diffi-
coltà e la sofferenza è diventata sempre più grande. Vedo
ogni giorno delle contraddizioni tali per cui ho deciso di fare
qualcosa di più concreto per capire e far capire molti aspetti
che non vengono mai fatti affiorare realmente nelle poche tra-
smissioni televisive, e meno ancora nei giornali, che riguardi-
no veramente le donne in particolare le musulmane stesse.
Noi donne, soprattutto quelle che come me hanno fatto una
scelta durissima in ogni senso, dobbiamo tentare almeno di
dare una mano, offrire le nostre esperienze affinché le perso-
ne, quindi intendo donne e uomini, insieme, possano rispet-
tarsi al di là di differenze. Ma non voglio fare ideologia, ce ne
sono già troppi che la fanno e senza conoscere da dentro gli
aspetti più nascosti di molti problemi che esistono davvero.
Vorrei quindi, magari con il vostro supporto, confrontarmi
con persone che hanno fede ma non vogliono confonderla
con avere addosso, divise (veli), condizionamenti parteci-
pando nella mia città (Padova) a conferenze, scambi di idee
e parlare insieme ad altri che sentono la necessità di gettare
un sassolino nel mare dell'ignoranza. Questo, piano piano,
forse ci porterà verso una società più umana e rispettosa.
Aicha
Spesso il confine che divide le persone è sottile, ma incre-
dibilmente duro da infrangere. Allora le solitudini si intensi-
ficano e i muri si ispessiscono. La religione dovrebbe aiutare
le persone a dialogare, dovrebbe sollecitarle alla disponibili-
tà e comprensione reciproca, ma da quello che ci scrive emer-
ge esattamente il contrario.
Questo ci rattrista e provoca pensieri foschi. Le ipocrisie e
le contraddizioni sono tratti che non hanno mai abbandona-
to le società, ma la complessità di questi nostri tempi ne am-
plifica gli effetti. La vicinanza e la mescolanza di tante di-
versità insieme alla velocità dei processi impedisce alle diffe-
renze di diventare valore aggiunto. Siamo poco attrezzati cul-
turalmente a cogliere le sollecitazioni delle tante novità e al-
lora è facile cedere alla diffidenza, sostituire la curiosità con
la paura. Abbiamo raccolto il suo appello, ne apprezziamo
l'intento positivo di mantenere aperta la disponibilità al dia-
logo, e lo lanciamo a chi ci legge. Attendiamo cenni e reazio-
ni da Padova. E dintorni.
In politica o superdonne o niente?
Cara direttora
Tiziana Bartolini
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