Numero 8 del 1945
Le donne alla conferenza di San Francisco
Testi pagina 4
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Era ottobre.
Appoggiaio. o meglio arrampicat. sul muro
rossiccio della vigna, lo sludenle e giornalista
Lixia guardava il pacszggio aspro a melanco-
nico, il cui ricordo gli aveva qualche volta dei
stato impeti di nostalgia.
Era un lembo d’alta pianura, coperto di sco-
peii, {m il cui verde cup‘o delineavasi una stra-
da ginllognola, larga. ma dirupata, e spiccavano
rot‘t‘e ros ìstre chiazzarc di musco rugginoso. ll
cielo d'un azzurro ccncrognolo pareva ancora più
chiaro sulla cupa linea degli scopeti che si di-
romavano ï¬no all'orizzonte. Solo un‘allodoln in-
terroinpevo col suo grido sfumato il silenzio
del paesaggio, e solo una piccola nuvola, bian-
ra e tenue come ulln piuma, interrompeva la so-
litudine dell'orizzonte; e pareva che l’alloeîola, un
po' annoiata e triste, dirigease il suo grido alla
nuvola; e che. La nuvola avesse fermato il suo
corso sol" rio e noioso per ascoliar l'allodoia.
Lixia guardava e anch‘egli s'annoiava
—— Che melanconico e disgraziato paese è la
Sardegna! — pen a i Anche le nuvole e gli
uccelli ci si annoiano. Mentre tlllio il mondo ai
agila e cammina, essa sola, l‘isola morta, tace.
Ma chi è quell‘uomo? Ali, zio Postale; ecco che
il paesaggio è complemzo dalla sua ï¬gura triste e
dura. l’are un uomo di ferro arrugginilo, quel
vecchio S'io fossi pitture simbolismi disegncrei
quel vccchio, cos fra due scope, ncchilo ad una
roccia sanguigna, sul cielo anemico, g intitole-
rei: Sardegna.
Lo accpara a’avanza lentamente, tagliando qun
o là i migliori cespugli; ed a misura cllo egli
si avvicina, lo studente udivn distintamente un
gentile, una tosse repressa risuoninle più en-
tro il pclto che sulle labbrr del vecchio,
Zio l‘ascalc aveva [orse la febbre e vaticggia-
va pcrvhè. quando egli giunse proprio sotto il
plCColo rialzo aul qudle arrampicavasi il muro
della vigna, Livia lo udì parlare vagamente, to-
rno un sonnambula.
—— Maria Anniccu, — diceva il vecchio sco-
paro, con leggero rimprovero, —-— perchè hai lat-
to ciò'.’ Non sapevi che egli era un riccone?
Ecco lì, Ellt fernm. Dove è In bisaccia? Ah, c0-
nu farò in, San Francesco mio d‘orgcnloì’ Pa-
. alcddu, agnello d'oro, non tormentarmi cosi...
— Zio l’ascale? — chiamò la studente.
Il vecchio, curvo a tagliare con una piccola
{alce un cespuglio di scope, s'alzò di scatto, come
svegliundosi da un sogno, . misa la mano sugli
occhi inlossati.
— Chi sei, anima del purgatorio?
— i\on mi vedeto? No, son: un’anima del-
l’inferno.
ù Ah, sei il ï¬glio di Balor. Lixil? Dio ti
benedica, anima mia; io non ci vedo. più, sui:
00cc, tu mi sembri una nuvoll.
—— cl]. fate. zio I’ascale?
—— Raccolgo scope. Tu sei un dottore, vero?
— chiese il vecchio. sempre più rispettoso,
—— .\on ancora, Che fate voi di queste scope?
ll ve llio gcmeva e tossiva convulso, e ri-
apundcva a siculo, umile e quasi pauroso.
—» Le porti, a ,\uuro. dove le vendo.
——— Ogni giorno?
7, Oh. no! Quando ero in forze, si, quando
avevo ieni'annL trenta anni. Ma ornl...
Sl'fle‘L‘ 1a mano, l‘onn; accennando un punto
remo'o nello quoto c nel lettino,
w Quanti anni avctc, ora, zio Pascale?
(manta... no sessanlauuve... aspetta, u'i
più ..
> llantanove'.’
me nr manca uno a novanta.
— Basta; vuol dire che siete vicino più ai
l'etllg che ai u-nti, non è vero? A\'ele sempre
tutto 10 Nor/ari)?
si. Mal dimmi. è vero che tu sei impie-
gato nella (Iortp tll‘l Ile?
Non art†7io l'a: la! Forse col tempo.
mont Ma mi parc che siate anima.
w Ammalati)! Arnmnlatol Molta ammalato, ï¬-
glio del mi. ruurel Ah, quesia tosse! lo conoscevo
MM i i
(i) Pi)
' Novella dl GRAZIA DELEDDA
tuo padre. sai Era un benefattore... oh.... que-
sta tout...
—— mi perché non prendete qualche cosa, zio
Pascale? — chiese Lixia, al quale il vecchio
destzva pietà g disgusto.
— E che costi vuoi che prenda? Ho provalo .
medaglia di Santu Pascale, ho provato il verba-
sco bollito, gli impiastri di lino... tutto ho pro-
vato... ma vuoi sentire cosa è? E' la morte che
viene...
— Con chi vivete? — ripcì'e lo studente giorv
naliata, saltando u sedere sul muro.
ll vecchio scopare cominciava ad intereasnrlo;
gli pareva d'intervisiare in lui il più autore-
vole rappresentante d‘una razza sconosciuto.
— Da quanti anni late lo scoparo?
— D.) molti, molli anni, ii ho detto! — ri-
spose il vecchio, ripetendo quel gesto vago che
accennava una lontananza inï¬niin. — Avevo die-
ci anni, la prima volta che andai a Nuoro a
vendere le scope: anche mio padre era scopare;
anche mio ï¬glio scopare. Egli una volta, slan-
co di camminare g camminare sempre a piedi,
gittò il laccio ad un cavallo che pascoliva in
una ranco, e vi niontò su. Ebbene, lo incontra-
rono due carabinieri che andavano in cerca di
un bandito. — Tu hai rubato questo cavallo? >—
gli dissero. Egli protesto. Ma i due carabinieri,
(ha forse avevano paura di incontrare il bnn-
ï¬lm-presero mio ï¬glio, lo legarono. lo portarono
in carcere.
—- Siete pur maliaioso, zio Pascal: u osser‘
vò Lixia.
Ma il vecchio tossiva.
— San Francesco mio d’argento. che tosse in-
diavolalal Sì, mio ï¬glio morì in carcere, quan-
do stava per ï¬nite la su. condanna. Basta; mi
lasciò due ragazzi,
— Percbe era ammoglialo?
—- Era vedovo. Ebbene, due ragazzi; un ma-
schio ed una femmina. Il ragazzo andò via con
un magnano girovago e non lo vidi mai più.
La ragazza. Maria Annicca, andò a servire in CI-
Ia del sindaco. Tu lo conosci. Marcu Virdia...
eh, lo conosci? Quel riccone.
— Eh, diavolo, i mio zio! Ebbene?
NOI DONNE
— Ebbene, pazienza. La ragazza era una pol-
ma d'argento; eru la luce deglibcchi miei. Ma
{u molto leggera. Ebbe un llglio dal. padrone.
Ma non sapeva ella che Marcu V'll‘dlg em‘ un
ricconc? Che non poteva sposarln.’ San Eran:
resi-o mio (l'argento, pazienza! Il Signore le ovra
perdonato. colite le pcnlonni io. ,
m Dove si trova ora? Ah, mi sembra driver
già sentito qut‘sta slorinl Ella è morta, non e
vero?
— E’ morta.
—— E il ï¬glio? . _
—— Sia con me; ma è tanto cattivo! un dia-
volellol Non vuol lavorare, non mi aiula, monto!
— Zio Postale, —— disse Lixia come inspiram,
-— non datevi pensiero! ll mondo cammina: Al
di là del mare. in Continente, gli uomini vogliono
diventirre luni eguali; tra venti o trenta anni.
forse prima, non ci saranno più ne ricchi ue
poveri; ricè lutti gli uomini lavoreranno e'lultl
avrnnno da vivere comodamente. .Anche qui, tn
Sardegna, arriverà questa legge. on datevi pou-
siero per vostro nipote; quando egli sara vec-
rhio non si trascinerà come voi, per le lande
incolte. a rischio di morire nel deserto e di esse-
re divorato dli corvi.
ll vecchio asioltavn: scuoteva tristamente lo
testa e gemeva, reprimendo un nuovo scoppio dl
tosse che gli sollevavo il petto. .
—— Abbiate pazienza, -—— proseguì Lixia, inferv
vorandosi nella sua parte di apostolo. — I tem-
pi cambieranno. ln iutto il mondo. e quindi an-
che in Sardegna, non ci saranno più poveri, non
ci saranno più malt‘axlori. più invidiosi, più fa-
rabutzicome il mio parente Virdis, più carabi-
nieri, più bambini che faranno morir disperati}
vecchi infelici. Qui dove crescono le scope, in
questi campi desolati, ebbene, vedete, qui, pro:
prio qui, si vedranno verdoggiare le vigne, gli
orti, i chiusi...
— Ebbene, pazienza, -- interruppe il vecchio
scopare, -—— vuol dire che le vigne e gli orti e i
chiusi saranno dei ricconi: i poveri non avran-
no mai niente, neppure le scope avranno, al-
lora! San Francesco mio d‘argento...
E ricomincio a tossire.
Dall‘alto del muro rossiccio lo studente al-
largò le braccia e guardò il cielo disperatamente.
— Essi non possono neppure capire, essi non
sono neppure creature umane! — declamò.
—- Mi dà i qualche cosa? ——- domandò inï¬ne
lo scoparo.
Ma Lixia, fedele ai suoi principi, gli negò
l’elemosina. e per vendicarsi il vecchio pensò:
— Quel ragazzo è rnaito. Grula Deledda.
Iìambini di Desulo
Migliaia dl bambini in Sardegna giocano cosl scalzi al solo, nelle strade sporche.
Porcino al loro bambini sorrlda un avvenire felice le donne sarde vogliono levonro o
lottare unito alle loro sorelle del continenti.