Numero 11 del 2006
Finanziaria che verrà: facciamo i conti
Testi pagina 39
noidonne novembre 2006 39
Tra santi e prostitute, tra dio e ilmondo, la danza", ha detto
Nietzsche, citando l'ambiguità e l'im-
mensa potenzialità di questa espressio-
ne dell'arte che con il silenzioso messag-
gio del movimento del corpo penetra lo
spazio e il suo mistero. A questa rifles-
sione risponde 'Corpus Hominis', una
coreografia costruita da Paola Bianchi,
sul corpo di tre uomini che in una scena
spoglia, in mutande e calzini, sulla
musica originale di Fabio
Barovero del gruppo dei Mau
Mau, svelano gli esseri umani
e loro stessi, il dualismo fra
anima e materia fisica, la con-
dizione del corpo nell'eclissi
dello spirito. Gli interpreti -
Alessandro Bedosti, Matteo
Bologna, Matteo Garattoni -
emergono fra suoni stridenti e
in assenza di immagini dal
nero profondo dei tempi per
illuminarsi dei bagliori cupi
dell'oggi. Dapprima i corpi
appaiono belli e orgogliosi, flessibili,
modellati e addestrati con l'esercizio
sportivo e la palestra, esposti tutta la
loro prestanza, celebrati nel loro potere,
agitati nella frenesia e nell'euforia della
disco-music. Ma progressivamente si
insinua il disagio, la repressione e la
fuga, la degenerazione e la vulnerabili-
tà, la caducità e la pulsione di morte. E
allora, eccolo, il corpo: umiliato e vili-
peso, indifeso a testa bendata, trascina-
to nel fango dei lager, nell'oscurità delle
prigioni e nell'infamia delle gabbie, sot-
toposto a torture indicibili. Le immagini
evocano Abu Graib, le persecuzioni, le
atrocità che si consumano nel mondo e
che calpestano fino ad annientarla la
dignità umana. Efficace per la forza
espressiva accentuata da violenti tagli
di luce, questo lavoro infonde un senso
di paura perché nega la bellezza e l'ar-
monia, le capacità durevoli e le certezze
e lascia filtrare il messaggio che il corpo
sarà sempre sconfitto nella sua batta-
glia fintanto che l'uomo si accanisce
contro i suoi simili. Bravi i protagonisti
e brava Paola Bianchi, figura già nota
nei festival internazionali di teatro e di
danza di ricerca, che con questo lavoro
si è inserita nell'XI Focus di TorinoDanza
accanto a nomi famosi come Philippe
Decouflé.
Non di sola anima
Danza
“il corpo sarà sempre sconfitto
nella sua battaglia fintanto che
l'uomo si accanisce
contro i suoi simili”
Mirella Caveggia
“
Musica
Mina vagante
Sarà stato anche venato di ingenuità e privo delle scintillanti sofistica-
zioni dei musical, ma 'Mina, che cosa sei?!', una produzione argentina,
giunta in Italia infiocchettata di numerosi premi e di infervorati applau-
si dopo tre anni di successi a Buenos Aires, ha il merito innegabile di
averci riportato un tempo pieno di luce e di belle canzoni mai più egua-
gliate. Il tributo alla più bella voce femminile della musica leggera italia-
na è nato da un'idea di Elena Roger e Valeria Ambrosio (anche regista)
con l'interpretazione di Ivanna Rossi e Dan Breitman. Da un immenso e
sontuoso involucro - un abito su trampoli sovrastato da un'altrettanto
smisurata acconciatura di paillettes e fili d'oro - si è staccata l'interpre-
te, piccola e graziosa, diversissima
dalla tigre di Cremona. Accompagnata
da un buon complesso, da un pianoforte e da un violino vagante, molto elettrizzata, la si è vista
nella comporre una ghirlanda di canzoni che Mina Mazzini aveva tradotto in perfetta forma e pura
emozione: ben trentaquattro titoli (di Mogol, Don Backy, Battisti, Gaber…). Il concerto, animato
da una lieve teatralizzazione, riporta ad un clima irrepetibile anni Sessanta, quando tutto sem-
brava sorridere spensieratamente sullo slancio del boom economico e di certezze rassicuranti.
Nello spettacolo non c'è imitazione, il musical è solo un omaggio a Mina di una gentile interpre-
te, dotata di talento, che mantiene la sua identità. Non appare l'eleganza venata di distaccata
sofisticazione dell'artista a cui si riferisce, né l'inconfondibile gestualità che solo lei poteva sfog-
giare senza ombra di stucchevolezza; mentre il suo sorriso venato di mistero, di timidezza e da
un pizzico di alterigia si trasforma in una franca, allegra risata nell'espressività traboccante di
Ivanna Rossi, che canta in italiano e in napoletano con inflessioni spagnole, non con timbri cri-
stallini, né modulazioni squisite. Ma la cantante italo-argentina ha una innegabile potenza voca-
le che ha chiamato applausi, forse anche diretti a Mina, un simbolo, un mito, un incanto a cui
nessun termine di paragone può essere accostato.
Mirella Caveggia
Foto di F. Sajiz