Numero 5 del 2007
Happy new family
Testi pagina 39
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nieri" dell'antimilitarismo italiano senti-
vano di essere soprattutto degli educa-
tori. Fanny dal Ry oltre ad esercitare il
mestiere di maestra comunale si interes-
sava con passione ai problemi della pe-
dagogia moderna. Ed Ezio, dopo avere
esercitato per alcuni anni la professione
di avvocato, occupandosi quasi esclusi-
vamente di cause politiche (tra cui il
memorabile processo, alla Corte d'Assi-
se di Genova, nel febbraio del 1922,
contro Ezio Taddei e trentadue altri
anarchici) si dedicherà al mestiere di in-
segnante, avendo preso anche le lauree
in filosofia e in lettere. Quest'ultima gli
sarebbe stata molto utile negli anni del
lungo esilio.
Ma non vorrei arrivare agli anni del-
la dittatura fascista e all'epilogo dei
ventidue anni di esilio (dalle cui intense
lettere viene fuori una grande anima at-
tenta alle questioni politiche come alle
vicende della propria famiglia e dei pro-
pri affetti) tra Parigi, Londra, Bruxelles e
diciotto anni in Turchia, senza soffer-
marmi su un punto che mi è sembrato
essenziale della storia di vita racconta-
ta da Isa Bartalini: il coraggio di resta-
re minoranza. La capacità di non perde-
re i propri riferimenti ideali di partenza
di fronte ad eventi nuovi e "urgenti", che
facciano apparire giuste e indiscutibili
le ragioni dell'intervento militare. Il fat-
to di permettersi di continuare a pensa-
re mantenendo "au-
tonomia e chiarezza
d'idee", nonostante
la "verità" e la "ra-
gione" sembrano es-
sere definitivamente
in mano alla mag-
gioranza. La forza
di affrontare la
complessità dell'e-
vento che sta acca-
dendo senza rifu-
giarsi in semplicisti-
che spiegazioni o ri-
gide prese di posi-
zione.
"La Pace" nei die-
ci mesi dallo scop-
pio del conflitto in
Europa all'interven-
to italiano del maggio 1915, intensifica
la propria attività, moltiplicando arti-
coli, appelli, denunce, vignette dei mas-
simi caricaturisti dell'epoca, pubblican-
do e diffondendo decine di migliaia di
copie della rivista e di numeri speciali
in opposizione all'intervento in guerra
dell'Italia.
Già dall'ottobre 1914 trapela chiara-
mente la consapevolezza di essere rima-
sti soli a non condividere la soluzione
interventista (che attira i molti socialisti
legati ad un'idea obsoleta di patriotti-
smo) e a volere continuare a "fare il la-
voro silenzioso e paziente della formi-
ca". I redattori della prima voce antimi-
litarista in Italia, che "ebbe persecuzio-
ni, processi, sequestri, che resteranno
memorabili nella storia delle persecu-
zioni contro la libertà di pensiero" non
si rassegnano fino all'ultimo, quantome-
no "per non portare nei nostri cuori il ri-
morso di non avere tutto tentato", di
fronte allo sviluppo della ragione della
guerra sostenuta da "una propaganda
scatenata, finanziata dai centri econo-
mici italiani e stranieri, affiancata dal
cedimento progressivo dei giornalisti,
dei politici, degli intellettuali. Bartalini
perde molti compagni per strada, con-
vertiti all'irredentismo nazionalista"
(pag. 108). Ma con estrema lucidità
persevera.
Sarebbe potuto morire in carcere co-
me il suo amico Antonio Gramsci (co-
nosciuto nei primi anni d'esilio), ma in-
vece gli affetti famigliari lo hanno lega-
to all'esilio. Peccato sia rimasto così iso-
lato e non ascoltato politicamente, per-
ché lui aveva previsto in Mussolini un
dittatore.
Con spietata ironia così scrive nelle
pagine di "La pace" in data 20 novem-
bre 1914: "La massa che non pensa - ha
detto Mussolini in un'intervista - è per la
neutralità assoluta, anzi assolutissima.
La massa che non pensa? Che roba è
questa? Perché mai Mussolini si è accor-
to soltanto ora che la massa non pensa?
Non fu essa ieri, per lui, quella che agi-
sce, nelle ore storiche? Come si fa ad
agire senza pensiero? Col pensiero degli
altri. … Guai se la massa pensasse! Co-
me potrebbero vivere tanti chiacchieroni
in mezzo al popolo? Il popolo deve ab-
battere i Governi, ma non può fare a
meno dei dittatori e Mussolini vuole es-
sere uno di quelli, anzi vuole essere l'u-
nico… Ora ha detto che la massa non
pensa, pensando che non pensa come
pensa lui."
Bibliografia:
Isa Bartalini, "I fatti veri. Vicende di una fami-
glia toscana", ESI, Napoli 1996
Ruggero Giacobini, Antimilitarismo e pacifi-
smo nel primo Novecento, Franco Angeli, Mi-
lano 1990
i "fatti veri" del primo antimilitarismo
italiano agli inizi del secolo scorso
recuperati da due donne attraverso l'archivio
privato. La storia straordinaria di una
semplice famiglia sovversiva
Congresso antimilitarista di Siena, 1908.
Fanny del Ry è l'unica donna del gruppo
Copertina del libro