Numero 2 del 2007
Famiglia allargata e in evoluzione
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me madre sia come personaggio storico:
una socialista importante, un'antifasci-
sta che ha portato avanti la sua resi-
stenza dai margini, contrapponendosi
fin dagli inizi alle leggi antilibertarie e
alla politica e cultura rappresentate da
Mussolini; una donna dalla esasperata
fede politica alla quale sacrifica se stes-
sa e i figli.
Durante il Ventennio il nome di Ma-
ria Giudice è iscritto nel casellario poli-
tico giudiziario, ma per via dei molti fi-
gli ("di cui due in tenerissima età") le
viene concesso di rimanere nella casa di
Catania, da cui però non può spostarsi.
Relegata in casa si dedica a ciò che ne-
gli anni della militanza giovanile non
aveva avuto tempo di fare: studiare let-
teratura, latino e storia. Ma non rinun-
cia a lasciare tracce e testimonianza
della sua "fede" insegnando ai molti gio-
vani che bazzicavano casa Sapienza,
tra figli e amici, a perorare la "causa de-
gli umili" e ad assumersi le proprie re-
sponsabilità nei confronti dei mali so-
ciali. A non rincorrere la felicità perso-
nale. Scriveva nel 1924: "Oh, io mi ver-
gogno di essere una madre felice. Oh, io
mi adiro con tutte le madri felici. E dico
che è una maternità sorda e cieca, que-
sta, che pensa s'affanna e provvede sol-
tanto alla propria creatura. Non siamo
tutti, forse, una carne sola, un sol san-
gue, una unica umanità? …E torno a
casa e bacio la mia piccola bambina, e
tremo d'angoscia perché penso che non
ho il diritto di essere una madre felice".
A parere di Maria Giudice, le 'rovi-
ne'della società non sono da attribuire
al Mussolini ed Hitler del momento,
bensì alla responsabilità politica di ogni
singolo individuo che ratifica "la catti-
va, pericolosa, pazzesca, attuale orga-
nizzazione sociale". Non basta che ca-
dano nazismo e fascismo per mettere in
crisi un tale sistema perverso: bisogna
"scardinare e rifare, dalle basi, l'orga-
nizzazione sociale …e buttare subito le
fondamenta di quella unica che - poste
le premesse e seguita la prassi della fra-
tellanza umana e della solidarietà uni-
versale - porrà fine, per la sua stessa
struttura ed essenza, alla guerra, per
sempre ed aprirà un'era di sicura [pace]
e di civiltà verace".
Queste cose Maria le scriveva nel
1945. E per lei non vi sarà stato posto
tra i "vincitori", neanche tra i compagni
dell'amato partito. Lo si capisce già
quando la nuova redazione di "Avanti"
censura un suo articolo dal titolo "Sia-
mo tutti responsabili", in cui veniva rac-
contata la storia di una donna dispera-
ta, e infine suicidatasi, per non potere
nutrire i suoi figli.
Gli ultimi anni della vita di Maria
Giudice trascorreranno in parte a Roma
e in parte a Catania, spesso in preda a
terribili collassi nervosi. Muore a Roma
il 5 febbraio 1953 e il giorno dopo, nel-
la sorpresa di tutto il vicinato, molte
delle personalità politiche più eminenti,
tra cui Umberto Terracini, Saragat e Per-
tini, vanno a porgerle onore. In breve
tempo una folla sempre più numerosa si
raccoglie davanti al portone e centinaia
di bandiere rosse seguono il suo carro
funebre.
Le foto sono state gentilmente concesse
dall'Archivio Goliarda Sapienza
la vita intensa di un’idealista
che per la passione politica
ha sacrificato la sua vita e
quella dei suoi otto figli
Goliarda fra la madre, Maria Giudice, e il padre, l’avvocato Giuseppe Sapienza
Maria Giudice, madre di Goliarda, in carcere con Umberto Terracini