Numero 4 del 2008
UDI: 50E50, donne e rappresentanze
Testi pagina 39
spuria, contaminata e colonizzata di
Spike Lee.
La posizione politica di Bell Hooks
prende avvio dalla nozione di autode-
terminazione nera. Ma allo scopo di im-
pegnarsi in una lotta rivoluzionaria per
l'autodeterminazione collettiva dei neri,
ella deve farsi femminista: "(…) Devo
farmi femminista perché ciò diventa il
veicolo attraverso cui mi proietto come
donna al centro della battaglia, ma la
lotta non comincia col femminismo. Co-
mincia con la comprensione della domi-
nazione e con la ribellione a tutte le sue
forme". Intense sono le pagine di "Elogio
del margine" dove la Hooks, parlando
dell'uso della sessualità nella domina-
zione razzista, fa emergere il reciproco
sostegno tra patriarcato suprematista
bianco ("i maschi neri dominati sono ri-
dotti all'impotenza, castrati, ogni volta
che le donne che essi avrebbero il diritto
di possedere e fottere, vengono fottute e
sottomesse dal gruppo bianco maschile
dominante") e sessismo contro le donne
bianche e nere esercitato dai maschi di
entrambe le razze ("la resistenza nera
ha quasi sempre identificato oppressio-
ne con castrazione e libertà con virilità.
Tuttavia, accettare tali metafore sessua-
li ha creato un vincolo tra i maschi neri
oppressi e i loro oppressori bianchi. I
due gruppi condividono la credenza pa-
triarcale che la lotta rivoluzionaria ab-
bia come oggetto l'erezione fallica, la
capacità maschile di stabilire un domi-
nio politico equivalente al dominio ses-
suale").
La sua coscienza politica radicale la
spinge a sottolineare la necessità che gli
afroamericani assumano come avversa-
rio il linguaggio politico del coloniali-
smo ("Abbiamo un grande debito verso
persone come C.L.R James e i grandi
pensatori della diaspora nera che ci
hanno incoraggiato ad inquadrare le
nostre questioni in un contesto politico
più ampio che considera l'imperialismo
e il colonialismo, così come il nostro
ruolo di africani nella diaspora in ma-
niera che la classe diventi un fattore
centrale") e che siano insegnanti femmi-
nisti in grado di educare alla coscienza
critica, poiché "razzismo e sessismo so-
no sistemi interconnessi di dominio che
si rafforzano e si sostengono a vicenda".
In "Teoria del femminismo, dai mar-
gini al centro", la Hooks scrive: "Se pen-
siamo al femminismo come ad un movi-
mento per mettere fine al sessismo e al-
l'oppressione sessuale, non c'è niente in
esso che riguardi l'uomo. Tuttavia, per
me, una donna non può essere femmini-
sta soltanto perché è donna. È una fem-
minista perché comincia ad allontanar-
si da modi sessisti di pensare e perché
compie una rivoluzione nella propria
coscienza. La stessa cosa dovrebbe vale-
re per il compagno maschio di lotta".
Certo, puntualizza la Hooks, come nel
caso del razzismo, le donne hanno un
interesse superiore rispetto agli uomini
nello sviluppare una coscienza femmini-
sta, ma questa è l'unica ragione per cui
hanno maggiore diritto di essere femmi-
niste. Il femminismo non è, comunque,
la lotta contro gli uomini. Questo, affer-
ma la Hooks, è l'aspetto politicamente
meno evoluto del femminismo, poiché
quello rivoluzionario combatte il pa-
triarcato in quanto costituisce una seria
minaccia di vita anche per l'uomo:
"Quando consideriamo gli uomini che si
uccidono l'un l'altro - che credono che il
loro pene sia una pistola e una pistola
un pene - questi uomini hanno bisogno
di maturare una forte critica della loro
mascolinità patriarcale per salvarsi".
Certo, si stanno verificando dei cam-
biamenti tra i maschi neri americani.
Ma, ad esempio, gli uomini neri gay, che
sono all'avanguardia della critica al
sessismo (il pensiero della Hooks va a
Essex Hemphill, Joseph Bean e Marlon
Riggs), non sono ancora considerati dei
leader dalle comunità nere: "Quando un
Marlon Riggs produce un film come
'Tongues Untied', dove si parla del ruolo
del silenzio nella costruzione della ma-
scolinità nera ('il silenzio è la mia arma,
il silenzio è il mio scudo'), non si rivolge
soltanto ai gay che usano il silenzio.
Quando consideriamo gli uomini neri,
in generale, nelle loro relazioni intime e
personali, constatiamo la loro incapaci-
tà di comunicare i sentimenti e le emo-
zioni verso le persone cui tengono. (…)
Non riesco a trovare niente che un nero
eterosessuale abbia fatto per cercare di
rappresentare il bisogno per gli uomini
di colore di rompere il muro del silenzio,
e di parlare di quell'insieme di questioni
che riguardano le loro vite profonda-
mente come fa Marlon in 'Tongues Un-
tied'. (…) Tuttavia, i neri americani giu-
dicano questo film gay, e si fermano
qui. È una tragedia, perché gli omoses-
suali hanno tanto da dire".
Per saperne di più su Bell Hooks con-
siglio di visitare il sito - http://www.al-
laboutbell.com
noidonne aprile 2008 39
“una donna non può essere femminista soltanto perché è
donna. È una femminista perché comincia ad allontanarsi
da modi sessisti di pensare e perché compie una rivoluzione
nella propria coscienza”