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Numero 10 del 2009

RU 486: la pillola ideologica


Foto: RU 486: la pillola ideologica
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soldati, arrivavano a pesare anche più
di 40 kg. A quel punto le donne parti-
vano in gruppi di 15-20 e, dopo pochi
chilometri a fondo valle, si inerpicava-
no sulle montagne dirigendosi ogni
gruppo, a raggiera, verso la linea del
fronte. Dovevano superare dislivelli che
andavano dai 600 ai 1200 metri, vale a
dire dalle 2 alle 5 ore di marcia in ripi-
da salita. D'inverno il viaggio era anco-
ra più proibitivo, reso difficoltoso dalla
neve che arrivava fino alle ginocchia.
Giunte a destinazione, scaricavano
il materiale, sostavano qualche minuto
per riposare, per far sapere agli alpini di
reclutamento locale (battaglioni Tol-
mezzo e Val Tagliamento) le novità del
paese e per consegnare loro la bianche-
ria fresca di pulito ritirata, da lavare,
nei viaggi precedenti. Dopo di che si in-
camminavano lungo la discesa per il ri-
torno in famiglia, dove le attendevano i
vecchi, i bambini, il governo della casa
e della stalla. L'indomani all'alba si ri-
cominciava tutto daccapo. E così per 26
mesi. Un gruppo di Portatrici fu anche
dislocata permanentemente, alloggiata
in baracche poco dietro al fronte, a dis-
posizione del Genio militare. Erano im-
piegate per il trasloco dei materiali ne-
cessari ai "lavori del campo di batta-
glia": portavano pietrisco, lastre, ce-
mento, legname ed altro per la costru-
zione di ricoveri, postazioni arretrate e
per il consolidamento di mulattiere e
sentieri. Capitava anche che, durante il
viaggio di ritorno, veniva loro chiesto di
trasportare a valle in barella militari fe-
riti o uccisi. I feriti venivano poi avvia-
ti con le ambulanze agli ospedali da
campo; i morti venivano seppelliti nel
Cimitero di guerra di Timau, dopo che
le Portatrici stesse avevano scavato la
fossa. Tutto ciò non era ovviamente pri-
vo di pericoli, dato che ci si trovava in
zona di operazioni ad alto rischio. Al-
cune di queste donne sono state ferite ed
una è morta. Si tratta di Maria Plozner
Mentil, colpita da un cecchino austria-
co il 15 febbraio del 1916, mentre arri-
vava con la sua gerla alla Casera di
Malpasso di Pramosio, a quota 1619.
Aveva 32 anni, 4 figli ed il marito era al
fronte sul Carso. Viene ricordata come
una donna eccezionale in quanto ad al-
truismo e bontà d'animo, tanto da esse-
re unanimemente riconosciuta come
anima e giuda delle Portatrici.
Ebbe un funerale con gli onori milita-
ri e fu sepolta a Paluzza.
Il 3 giugno del 1934 la sua salma fu
traslata solennemente al cimitero di
guerra di Timau da dove venne definiti-
vamente trasferita al locale Tempio Os-
sario, vicina ai resti di 1763 soldati ca-
duti combattendo sul sovrastante fron-
te. Nel 1955 venne intestata a suo nome
la caserma degli alpini di Paluzza: uni-
ca caserma italiana intestata ad una
donna. Inoltre, nel gennaio del 1969, il
Senatore Giulio Maier, originario di Pa-
luzza, presentò al Senato un disegno di
legge perché fossero estesi alle Portatrici
della Carnia i benefici previsti per i
combattenti della guerra 1915-18 dalla
legge 18 marzo 1968, cioè la concessio-
ne della medaglia ricordo in oro, della
onorificenza dell'Ordine di Vittorio Ve-
neto e dell'assegno annuo vitalizio di li-
re 60.000 (portato poi a lire 150.000).
Quel disegno di legge è poi diventato
legge dello Stato.
Il 5 luglio 1992 è stato inaugurato il
monumento alle Portatrici Carniche,
eretto grazie allo sforzo del "Comitato
pro Monumento alle Portatrici". Si trova
nella Piazza S. Pio X di Timau, abitato
più vicino alla linea del fronte della
Grande Guerra. Sempre alle Portatrici
sono dedicate due sale (la 6 e la 7) del
Museo della Grande Guerra, anch'esso
a Timau. In queste sale, oltre ai cimeli
appartenuti alle Portatrici, è presente
una documentazione fotografica detta-
gliata della costruzione del monumento
a loro dedicato. Il museo consiste in una
vasta raccolta di cimeli bellici italo -
austriaci, reperiti quasi totalmente sui
monti circostanti Timau, e circa un mi-
gliaio di documenti ed inedite immagini
fotografiche che testimoniano le dram-
matiche vicende della Grande Guerra
nella Zona Carnia.
Infine, nel 1997, il Presidente della
Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha con-
ferito a Maria Plozner Mentil con "motu
proprio" la medaglia d'oro al valore mi-
litare, come rappresentante di tutte le
Portatrici. La Medaglia è stata appun-
tata al petto della figlia Dorina.
L'ultima portatrice rimasta in vita,
Lina Della Pietra, è morta nel 2005, sen-
za che alcuna corona o messaggio da
parte degli amministratori locali o delle
autorità politiche venisse recapitato ai
familiari. Ormai nessuno si ricorda più
di loro, del loro sacrificio e del loro va-
lore. Ma non sono morte nell'anonima-
to. Molte di loro prima di morire hanno
voluto che sulle lapidi, dopo il nome,
fosse incisa la frase: "Cavaliere di Vitto-
rio Veneto". Quattro parole che conferi-
scono nobiltà e dignità effettive a tutta
loro vita e riconoscono il grande corag-
gio che hanno dimostrato.
Bibliografia
"Le Portatrici Carniche", libretto a cura
dell' Associazione Amici delle Alpi Carniche - Timau
www.donneincarnia.it - www.cimeetrincee.it
www.museograndeguerra.net
noidonne ottobre 2009 39
chi erano e cosa facevano? La traccia di una storia
femminile gloriosa e dimenticata parte da una caserma,
l'unica in Italia, intitolata ad una donna
Maria Plozner Mentil
Monumento alle Portatrici-Timau
Consegna della medaglia alla figlia Dorina Plozner
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