Numero 2 del 2009
Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...
Testi pagina 39
noidonne febbraio 2009 39
sonali, lavoro come assistente per vari
fotografi, faccio parte di un'agenzia fo-
tografica (SIEPHOTO, N.d.r.), e inoltre
produco anche servizi fotografici per
matrimoni e ritratti su commissione. E'
da un anno e mezzo che vivo unica-
mente di fotografia ma purtroppo è mol-
to difficile, non sempre si è retribuiti nel-
la maniera adeguata ma lentamente le
cose stanno migliorando e sono molto
fiduciosa.
V.L.S. Per vivere faccio l'impiegata
ma dedico alla fotografia tutto il tempo
che ho a disposizione. ..
Quali sono gli elementi portanti del-
la vostra ricerca espressiva?
A.C. Il centro della mia ricerca è la
donna tout-court. Del resto è un soggetto
su cui ho lavorato sin dall'inizio della
mia carriera. Prima, da costumista, le
abbellivo, disegnando per i loro corpi
abiti meravigliosi; poi, una volta abban-
donato il lavoro di costumista ho inizia-
to a riconoscerne il lato più intimo e a
estrapolarlo per mezzo della pittura e
della fotografia. E il modo migliore di
raccontare le loro condizione segreta mi
è parso quello di svestirle, un gesto dalla
chiara valenza simbolica: voglio render-
le nude e vere agli occhi della società...
A.Ch. Direi che un elemento portan-
te della mio fare fotografia sia la curio-
sità a indagare me stessa e il mondo che
mi circonda.
Questo mi obbliga a guardare meglio
e in profondità le cose che tendono a
sfuggire nella quotidianità. Nei miei la-
vori, attraverso lo studio della luce na-
turale, cerco di raccontare il mio quoti-
diano sotto punti di vista diversi.
V.L.S. Mi interesso soprattutto di ar-
cheologia industriale e urbana. Quando
lavoro mi muovo come un segugio, alla
ricerca delle tracce del passato. E quan-
do le trovo, provo a immaginare come
sia stato quel posto tanto tempo fa e
quali fossero le emozioni di chi vi ha
vissuto.
La versione integrale dell'intervista è su
www.noidonne.org
per il quarto anno consecutivo Officine Fotografiche
organizza la rassegna Obiettivo Donna
A teatro, Sabina
l'imbronciata
Arguta, appuntita, intelligente, parados-
sale, Sabina Guzzanti sul palcoscenico
scioglie tutto l'impeto che le anime sante
hanno cercato di arginare sugli schermi
grandi e piccoli, nei comizi, sulle piazze, e ci dà la prova che il teatro è anco-
ra un cantuccio libero e felice dove si può rovesciare il paniere etichettato
"non ne posso più" possono, dove è lecito enunciare verità moleste, argo-
mentare accuse impertinenti, dichiarare antipatie furibonde, spiattellare
ingiustizie e soprusi, calpestare saltellando arroganze e furbizie e magari tes-
sere un'appassionata autodifesa dopo essere stati accusati di vilipendio.
Si intitola così, "Vilipendio", il suo ultimo monologo che nel più grande tea-
tro di Torino, il Colosseo ha raccolto gli applausi di un pubblico composto di
ogni sorta di persone. Con una bordata trasversale, Sabina l'imbronciata, ha
riassunto le magagne di un paese dove tutto appare grottescamente defor-
mato. La politica, per prima, con i suoi protagonisti; i conflitti di interessi
mai deflagrati; i giornali, l'economia; l'istruzione; la giustizia ridotta a pezzi.
E poi la televisione, che dissimula gli scandali, ma non quelli a lei attribuiti.
In barba alle spietate polemiche seguite al suo intervento sul palco di Piazza
Navona, Sabina enuncia gli stessi ragionamenti di allora, spogliandoli degli
eccessi contestati e con candore e pervicacia ribadisce le sue ragioni.
Scocciata per essere stata definita "show girl", "soubrette", "stridula e sboc-
cata", non fa sconti a nessuno. Ne ha una per tutti, fra un discorso e l'altro,
e con disinvoltura e rapidità, delle cialtronerie individuate fa una montagna
di straccetti da consegnare al suo pubblico molto divertito. Vertici dello
show sono la provocazione e la satira; ma le frecce più urticanti sono sem-
pre quelle dell'imitazione. Risultano irresistibili il premier e la sua ministra
Mara Carfagna, evocata non in tailleurino Armani, ma in indumenti genero-
samente rivelatori. Le imitazioni senza trucchi e costumi sferzano anche
Anna Finocchiaro e altri bersagli del polo opposto, perché se la destra pian-
ge sotto i colpi della bella Sabina, la sinistra, annacquata e convinta di esse-
re per bene, non ride. In compenso fa ridere il Bertinotti in maniche di cami-
cia che si sbraccia trafelato.
Furiosamente laica, qualche frammento di turpiloquio (mai di volgarità)
l'attrice se lo permette, ma con quella vocina e quel mezzo sorriso monello
può dire quello che vuole davanti agli esempi poco edificanti di una disone-
stà fatta costume e della miscela più micidiale: l'arroganza accompagnata
dalla stupidità.
Lo spettacolo è in tournée. La regia è di Giorgio Gallione, che ha inserito
anche proiezioni dense di un'informazione non limata e due bravi musicisti
che accompagnano dal vivo.
Mirella Caveggia
Anita Calà