Numero 6 del 2012
Un fiore per Melissa
Testi pagina 39
to agli atti, non volevo co—
struire delle ‘teorie’ ma fare
un film. Credo che ci sia
dentro abbastanza per chilo
vuole vedere. Non mi sa-
rebbe bastato un solo film
per raccontare tutto, se mi
fossi addentrato in ipotesi politiche avrei perso l’attuali-
tà del film ed avrei fallitoâ€. La sceneggiatura, comunque,
la polizia non l’ha voluta leggere e Domenico Procacci (il
coraggioso produttore, ce ne fossero!) è andato avanti, an-
che se non ci sono stati problemi per le location e le au-
torizzazioni nelle scene ‘in divisa’. Fra i protagonisti spic—
cano Claudio Santamaria, nel ruolo del poliziotto in cri-
si, Elio Germano, in quello del giornalista (e pure di un
giornale di destra) malcapitato per curiosità alla Diaz, ed
i giovani Jennifer Ulrich, la ragazza tedesca vittima di ogni
forma di violenza, e Davide Iacopini, nel ruolo di un espo-
nente di punta del Forum salvato da una notte d’amore.
Un film che è un memento (‘don’t clean up this blood’,
recita un cartello trovato nella Diaz) che cerca il sen-
so, il significato di qualcosa che non ne ha, non ne avrÃ
mai. Nei titoli di coda scorre l’impunità : l’elenco del-
le assoluzioni e delle condanne lievi, molte delle quali
cadute in prescrizione ed il duplice diniego della pro—
posta di legge per l’istituzione di una Commissione d’in-
chiesta su Genova 2001.
CAMILLA RAVERA
La casa editrice Arterigere di
Varese ha ristampato il libro di
Camilla Ravera “Diario di tren-
t'anni, 1913-1943" pubblicato
ne|1973 dagli Editori Riuniti e
divenuto raro, quasi introvabi-
le. La ristampa è dedicata acl
una donna, Rosa Bertone,
“guardiana†presso la sezione
femminile del carcere di Vare-
se quando Camilla Ravera, ar-
restata da agenti della polizia
e dell'Ovra, vi fu condotta nel
luglio 1930 e rinchiusa sotto
stretta sorveglianza. Quella
“guardianaâ€, che origliando
aveva seguito tutti gli interrogatori cui la prigioniera, sofferente
e denutrita, veniva sottoposta, le mostrò solidarietà umana e
anche comprensione politica, rischiando minacce e posto di
lavoro. Una mattina all'alba, ansiosa e circospetta, entrò nel-
la sua cella pregandola di accettare il dono portato da casa,
un uovo e un goccio di marsala, che voleva offrirle con lo sco-
po di difendere salute e capacità di “resistenza". Ripeté il ge-
sto tutti i giorni, finché la detenuta rimase a Varese. Poco tem-
po dopo il trasferimento di Camilla Ravera a Roma dove sa-
rebbe stata processata dal Tribunale Speciale e condannata
a quindici anni di carcere e confino per “agitazione e propa-
ganda contro iI regime e ricostituzione del partito comunista"
Rosa Bertone andò a Torino clai famigliari per avere notizie.
Alla Liberazione Camilla Ravera cercò di rintracciare quella don-
na, che sarebbe tornata spesso nei suoi ricordi con forti sen-
timenti di gratitudine, ma invano. Alcuni anni prima di accin-
gersi a scrivere il “Diario di trent'anni", Camilla Ravera ave-
va raccontato la sua storia ad Ada Gobetti, ricostruendo an-
che l'episodio che aveva incominciato a determinare in lei que-
gli ideali di uguaglianza e solidarietà sociale cui si sarebbe co-
stantemente ispirata. Costituì un ricordo indelebile i| corteo
di donne in sciopero che vide sfilare per le vie di Valenza un
giorno mentre si recava a scuola. Erano lavoratrici dell’oro ver-
so cui la madre che l'accompagnava espresse parole di com-
prensione, indicando le loro mani rose dagli acidi e dicendo che
protestavano per ottenere qualche soldo in più, sufficiente al-
meno per comprarsi iI pane. Alla politica Camilla Ravera de-
dicò tutta la vita e, nell'impegno volto alla conquista dei diritti
del lavoro, nella tensione verso un'Italia di libertà e pace, nel-
la battaglia a sostegno dell'emancipazione femminile, affrontò
la sfida di una lunga persecuzione fascista. Le prove furono
dure e tante e il racconto della Ravera ci aiuta a capire, insieme
alla sua, anche altre storie esemplari. Storie di donne nella To-
rino operaia e socialista degli anni della Grande Guerra, sto-
ria di giovani e intellettuali che aderirono al partito comuni-
sta, storia della lotta antifascista. Camilla Ravera fu al verti-
ce del Partito comunista d'Italia, di cui era stata tra i fonda-
tori nel1921, dopo gli arresti e la segregazione in carcere di An-
tonio Gramsci e gran parte dei dirigenti e militanti che non era-
no riusciti a riparare all'estero, svolgendo un'attività prodigiosa
di riorganizzazione. La sua opera di dirigente clandestina ter-
mina con l’arresto de|1930 e inizia quella di detenuta, affrontata
con la stessa energia morale e intellettuale che caratterizzò
l'intero suo impegno politico. Era al confino di Ventotene, in-
sieme a quasi tutto il gotha dell'antifascismo, quando Mussolini
cadde nel luglio 1943 e l'annuncio fu salutato da quegli uomini
e donne, che per le loro idee avevano patito umiliazioni e sof-
ferenze indicìbìli, cantando l'inno dì Mameli.
Maria Pellegatta
CAMILLA RAVERA
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