Numero 4 del 2015
Cibo nemico - anoressia bulimia
Testi pagina 39
37Aprile-Maggio 2015
nella totale precarietà. In cambio, l’asticella delle nostre esi-
genze artistiche e “politiche” (nel senso più ampio del ter-
mine) si alza sempre di più. Quest’anno non ci saranno solo
performance ma anche spettacoli teatrali di prestigio (uno su
tutti, Naked in Alaska, di Valerie Hager, spettacolo pluripre-
miato ai principali Fringe Festival del mondo). Oltre ai docu-
mentari e ai cortometraggi, ci saranno anche lungometraggi.
Senza contare tutte le altre sezioni di arte, laboratori, perfor-
mance, queer infection, dibattiti che saranno estremamente
vitali. È cresciuta anche la capacità di fare rete e la volontà
di collaborare e sostenere l’evento, grazie anche all’impegno
volontario di molte persone che si sentono coinvolte.
Quanto può contribuire l’arte alla creazione di un immagina-
rio più libero?
bianco. Nella pratica queer, secondo la mia esperienza, non
è proprio possibile saltare il passaggio creativo. Attraverso il
consapevole atto performativo, che si può definire come la
creazione prima di tutto di uno slittamento della propria iden-
tità in altre, si esce effettivamente trasformati e, quantomeno,
con la voglia di sentirsi più liber* nella rappresentazione di sé.
Senith. È fondamentale. Quando l’arte parla al proprio tem-
po diventa uno strumento efficacissimo di lotta e di desiderio.
La catarsi artistica genera possibilità alternative. Forse non
ce ne accorgiamo finché non ne rimaniamo privi, ma l’arte è
davvero un ingrediente essenziale a noi stess* e alle nostre
lotte. Quando si assiste a una serata del festival, si esce con
la certezza che le performance, gli immaginari raccontati, i
discorsi affrontati siano ancora in grado di smuovere interro-
gativi, presenze, sfide. b
aL di Là
deLLo Specchio
le eyes Wild drag sono anche protagoniste del
documentario“al di là dello specchio”, di cui, come
redazione di noidonne, abbiamo avuto il piacere
di vedere alcune scene in anteprima. il lavoro è
stato scritto, girato e montato da cecilia Grasso,
filmaker siciliana che vive a roma, e prodotto dalla
CSC production (casa di produzione del Centro
Sperimentale di Cinematografia - Scuola nazionale
di Cinema), come saggio di diploma del corso
di documentario Storico artistico e docufiction
2012/14 del Centro Sperimentale di Cinematografia
- Sede Sicilia. “due anni fa ho assistito per la prima
volta ad uno spettacolo in King e ne sono rimasta
affascinata; durante le mie ricerche ho scoperto
il lavoro del collettivo eyes Wild drag. l’idea del
documentario nasce proprio da lì, dalla voglia di
raccontare, attraverso l’approccio del collettivo, la
costruzione e la decostruzione dell’identità e del
genere”, racconta Cecilia, che ha partecipato a
un workshop in cui le partecipanti si cimentavano
nella creazione del loro alter-ego maschile. “Ho
voluto partecipare personalmente per capire cosa
stavo raccontando e soprattutto in che modo avrei
dovuto farlo. un’esperienza che ti scava dentro e
ti libera,oltre ogni aspettativa. e proprio durante il
workshop, mentre camminavo in king per le strade
di trastevere, mi sono chiesta: come sarebbe
per una donna un giorno da uomo?”. il titolo del
documentario vuole proprio evocare la possibilità,
aperta a tutt*, di creare, che sia un momento o
un tempo più lungo, la propria identità di genere
indipendentemente dal sesso assegnato dalla
biologia: “nasce proprio da una riflessione (parola
non a caso) di una delle mie protagoniste, quando
durante un’intervista, ha detto che il confine tra lei
e il suo personaggio stava proprio lì, nello specchio,
in quello spazio che io definirei il ‘non luogo’ tutto
può essere possibile perché tutti possiamo essere
chiunque, il luogo in cui trovare la concretizzazione
visiva della nostra fantasia”.
S. v.
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