Numero 12 del 2007
Un anno di notizie a colori
Testi pagina 38
“La tomba di Antigone" è un brevetesto scritto dalla filosofa Maria
Zambrano nel 1967, che Maria Inversi
(una "artista di teatro che lavora sull'io
femminile con pretesa di ri-narrarsi e ri-
narrare"), avendolo scoperto una deci-
na di anni fa, ha più volte riproposto
sul palcoscenico, ma ogni volta in una
versione diversa, dettata dal continuo
ininterrotto laboratorio interattivo tra
lei e il pubblico. L'ultima proposta è la
riduzione della riduzione del testo origi-
nale: il risultato di una viscerale ricerca
espressiva che mira ad essere il più vici-
no possibile al battito del cuore e al sen-
tire senza mediazioni dello/a spettato-
re/trice. Un sentire che tocchi l'anima:
essendo quella di Antigone non solo la
storia di una donna-mito, ma la meta-
fora della "nostra coscienza ottenebra-
ta, sepolta viva dentro di noi, in ciascu-
no di noi", come scriveva Zambrano.
Proviamo a vederla più da vicino
l'Antigone di Zambrano rivisitata e rein-
terpretata da Maria Inversi, che della ri-
duzione teatrale (recentemente proposta
al "Cometa off" di Roma) è sia autrice
che regista e interprete.
Si tratta di una Antigone molto in-
carnata, e come tale più viva che mor-
ta, nonostante già dentro la tomba.
Una donna che, distinguendosi dal mito
sofocleo e dalla scelta della madre Gio-
casta, appare fin da principio molto
lontana dall'intenzione di suicidarsi:
"come poteva", scriveva Zambrano,
"Antigone darsi la morte, lei che non
aveva mai disposto della sua vita? Non
ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di
se stessa".
Sepolta viva, né nella vita né nella
morte, Antigone compie un atto di rina-
scita, attraverso una profonda opera-
zione di autocoscienza, che la filosofa
spagnola aveva descritto attraverso
dialoghi tra la protagonista e i vari per-
sonaggi del mito di Edipo, e che invece
nel canovaccio teatrale di Inversi diven-
ta un unico monologo, in cui i perso-
naggi non appaiono, ma vengono evo-
cati. Ogni incontro rappresenta un pas-
so in più di crescita e consapevolezza di
se stessa e dei propri limiti e potenziali-
tà. E anche un passo in più verso la li-
berazione dai vincoli posti da cultura,
famiglia, politica, e leggi ingiuste.
Il primo passo è quello contro la cul-
tura della guerra che prevede un solo
vincitore e che nega pietà e sepoltura ai
corpi dei vinti. La protesta di Antigone,
di fronte alla morte di entrambi i suoi
fratelli, l'uno contro l'altro, è al di fuori
delle parti: il suo atto di pietà e giusti-
zia acquisisce una grande potenza sim-
bolica quando comprendiamo che, se il
fratello rimasto insepolto fosse stato
l'altro, lei avrebbe ugualmente "lavato il
nostro esecrato fratello": avrebbe rinun-
ciato ad obbedire al potente re Creonte
per compiere un gesto equo, non per
schierarsi da una o l'altra parte, ma per
percorrere tutt'altro luogo simbolico. Un
gesto e un luogo che i fratelli morti - en-
trambi accecati dalla logica maschile e
bellica - non avrebbero probabilmente
apprezzato né capito.
"Tutte le vittorie poggiano sul pianto
e sul sangue, ma né pianto né sangue
ammorbidiscono i cuori dei vincitori.
Non fu gloria la vostra, fratelli miei che
errate verso un centro ove dirigervi. Oh
morte, aspetta a venire finché non si ri-
conciliino finché io non sappia dove
condurli, poiché forse non andiamo nel-
lo stesso posto".
Il luogo dove Antigone vive da se-
polta non è in fondo così diverso da
quello in cui è nata e vissuta dentro la
famiglia e gli obblighi imposti dalla cul-
tura patriarcale. Ma nella tomba scopre
una possibilità in più: svelare il gioco
segreto tra lei e la sorella Ismene, tra-
sformare in parole consapevoli il non
detto appartato del femminile, trasfor-
mando in valore il sapere e le pratiche,
tra doveri e segreti, delle donne: "Ascol-
ta, sorella, tu che ti trovi ancora in alto
sulla terra, ascoltami… quando nasce-
rà qualcosa, dimmi, me lo verrai a dire?
Io mi trovo qui, nelle viscere di pietra,
ora lo so, condannata affinché da me
non nasca nulla… Io però sono qui che
deliro, ho voce io, ho voce…".
Nel testo di Zambrano-Inversi la de-
bolezza del potere di Creonte, che era
uno dei punti cardine di Sofocle, si tra-
sforma nella forza di Antigone non più
vittima, ma protagonista. In un suo sag-
gio del 1999 ("Antigone e l'io femminile
nel linguaggio teatrale") Maria Inversi
scriveva: "nel silenzio della tomba, sen-
za leggi e regole, Antigone trasforma l'e-
spressione della passio femminile ed il
suo gesto in parole di forza sociale e
dunque politiche… una voce carica e
limpida, non compromessa, che si rige-
nera continuamente trasformando l'o-
dio in amore".
La voce politica femminile rappresen-
tata da Antigone e narrata "dal di den-
tro", (da Zambrano prima e da Inversi
dopo) attraverso una operazione di
continua rielaborazione di se stesse e
dell'anima femminile, è una voce di li-
bertà e di rinascita. La libertà di affer-
dicembre 2007 noidonne38
Il sogno di Antigone
Il mito a teatro
Giovanna Providenti