Numero 11 del 2007
Stop femminicidio
Testi pagina 38
Anche quest'anno la settima edizionedel Festival Filosofia non ci ha delu-
se. Anzi, la attenta e, come sempre,
scrupolosissima progettazione ha fatto
emergere la tematica di genere in ma-
niera straordinariamente originale per-
meando perciò più di quanto si potesse
supporre.
Forse perchè affrontare il sapere ed il
saper fare secondo due diverse prospet-
tive - quella classica,
(del sapere di non sapere al fine di ri-
durre l'ignoranza) e quella sapienziale
(non sappiamo di sapere che ignoria-
mo) che attinge all'intuizione, alla rive-
lazione dell'arte e della religione - tocca
sempre e comunque ambiti femminili sia
che gli studiosi siano uomini sia che si
tratti di donne. Anzi, proprio rispetto a
questa impostazione il saper fare non
solo costituisce uno dei migliori esempi
di contaminazione possibile ma anche
una delle migliori rappresentazioni.
Le celebrazioni del decimo anniver-
sario del riconoscimento del Duomo di
Modena da parte dell' UNESCO ha of-
ferto l'occasione, tra le tante, di uno stu-
pendo incontro con Silvia Vegetti Finzi
che ci ha incantate con l'analisi delle
metope e della storia di Melusina (nella
storia fondatrice di un casato nel
1400), nella rappresentazione iconogra-
fica del Duomo di Modena la fata ma-
rina, la donna, pesce che sintetizza una
serie di opposti: fata e strega, natura e
morte a testimonianza della forza del-
l'amore e non della proprietà in un mon-
do che mai come ora necessita di giusti-
zia distributiva materna.
Un'altra donna, Roberta De Monti-
celli propone di porre il valore al centro
dell'attenzione che consente altresì di
distinguere tra sapere che produce dis-
prezzo e sapere che apprezza che caso
mai farebbe bene, illuminandola, alla
politica. Altre filosofe hanno contribui-
to ad illuminare e a nutrire la curiosità
di donne e di uo-
mini sul sapere:
Francesca Rigotti
sulle metafore
del sapere, Barbara Cassin sul sapere
dell'essere e sapere del dire, la filosofia
occidentale e i suoi limiti. Il sapere e il
saper fare e i modi di comunicarlo, dal-
la narrazione orale a quella visiva e tut-
to quanto possibile raccontare in ma-
niera extraverbale e alle cosiddette arti
applicate … molto spesso caratterizza-
te dalla manualità femminile, anche
nelle notti bianche. Per scoprire che il
metodo non basta, che anche la creati-
vità ha lo stesso valore e che il sapere
non deve essere tenuto per sé e che biso-
gna restituire.
novembre 2007 noidonne38
Il sapere e il saper fare
Filosofia
Graziella Bertani
concetti e autori di Emanuela Irace
Le anatroccole della politica
"Un individuo libero si rende responsabile dei propri
insuccessi, li assume: ma alla donna tutto capita per
colpa altrui, un altro è responsabile delle sue disgrazie"
Simone de Beauvoir, “Il Secondo Sesso”
Ci sono categorie dell'anima che sembrano "errori", modalità del sentire che non
rispecchiano il gruppo di appartenenza. Essere il " brutto anatroccolo" è un privile-
gio. Una ricerca da impostare. Come nella favola di Andersen. Un passaggio che si
compie nell'assunzione di responsabilità. Non è una questione di genere. Fare una
"rivoluzione" costa fatica, agli uomini quanto alle donne. Ciascuno perde qualcosa
e non c'è alibi. Uscire dallo spazio privato per coprire quello pubblico è stato il
carattere della rivoluzione femminista. Abbiamo impiegato quasi cinquant'anni per
scoprire che competere nella sfera del potere, declinato al maschile, su cui è ordi-
nata la società, ogni società, mantenendo contemporaneamente ruoli affettivi e
competenza familiare è un'operazione titanica. Un'utopia. Buona per le élites.
Quando gli uomini vanno in guerra e giocano al tavolo della vita, rischiandone la
posta, sanno per cosa combattono e cosa possono perdere. Noi no. Includiamo.
Accogliamo. "e,e". Uno e l'altro. Dentro e fuori. Famiglia e lavoro. Fede e ragione. Si
può. E lo facciamo. Con i risultati che sappiamo e nell'aurea di mediocrità che con-
nota la metà e non l'intero. Da trent'anni parliamo di sfondare, "tetti di vetro o di
cristallo". Discutiamo di empowerment e mainstreaming. Conciliamo e Cincilliamo.
Accanto a maschi predatori, fiancheggiatrici di una cultura patriarcale che ancora
offende e uccide. Lamentiamo rappresentanza politica a misura di donna, ma quan-
do mettiamo la testa fuori dall'uscio non siamo capaci di affrontare la tempesta e
ci proteggiamo sotto il solito ombrello. Maschile. Con l'antica paura che insieme
alla pioggia possa colare anche il trucco. Deputate e ministre si affannano a rin-
correre l'unico modello possibile. Incapaci di proporre alternative o di essere tra-
sversali, brighiamo per la poltrona quanto e come i maschi. Non facciamo lobby in
Parlamento e nella società ci poniamo sessuate e seduttive, l'una contro l'altra
armata, libere di esprimere la nostra "femminilità" e meravigliandoci che continui-
no a scambiarci per merci, e che a un onesto concorso di bellezza vogliano vedere
anche il retro. Una cultura nuova che scalzi la vecchia ha bisogno di generazioni
per imporsi. Occorre una legge per accorciare tempi? Per ridisegnare la vita? dele-
gando il lavoro di cura familiare alle istituzioni: badanti in casa con i contributi
dello stato per accudire figli, mariti e anziani e poi asili e doposcuola? Quote rosa
per farci entrare in politica? Abbiamo trascorso una vita a discuterne e ancora non
sappiamo che strada prendere. Ogni cambiamento è una ricerca. Una categoria del-
l'anima, una modalità del pensiero che diventa adulto, senza lamenti o deleghe di
responsabilità. Ci vuole coraggio o incoscienza per andare in guerra e anche per
diventare cigni. Abbandonando le anatroccole della politica e cercando chi ci rap-
presenta.
le questioni
di genere
sono emerse
al Festival di
Modena