Numero 11 del 2008
L'inverno dei diritti
Testi pagina 38
novembre 2008 noidonne38
…si è perso il patto formativo tra docenti e famiglie…
A.M., insegnante di inglese
"Il mio sogno sarebbe che la scuola media durasse cin-
que anni. Questo permetterebbe di completare il percorso
formativo dei ragazzi e sposterebbe più avanti la scelta
sulle superiori. Quando i ragazzi escono dalla media e
vanno al liceo c'è uno sbando fortissimo dovuto al fatto
che nei licei non esiste un'impostazione psico-pedagogica
e tutto viene ridotto al profitto che, ovviamente è impor-
tante, ma va inquadrato in un processo di accglienza, di
evoluzione, di capacità di entrare in comunicazione, come
avviene nella scuola media. Tutto questo presuppone a
monte un grande lavoro di organizzazione che passa dal-
l'autovalutazione. Ma la politica non lo vuole capire. Chi ci
governa non ha voglia di analizzare le strutture che sono
alla base dei processi educativi. La scuola è un investimen-
to a lunghissima scadenza, non è un'azienda. Ho l'impres-
sione che si stia cercando di imitare le scuole di stampo
anglosassone e che lo Stato voglia liberarsi dell'organico
della scuola. Con il federalismo si delegheranno le scuole
alle regioni e questa settorializzazione dei contenuti, unita
al diritto dei nomina dei docenti da parte dei presidi, che
si sta ventilando, farà sì che non esisterà più un sistema
nazionale di istruzione. Altro tema importante è quello
della relazione famiglia scuola. L'ingresso delle famiglie
nella scuola, con i decreti del 1974, ha determinato una
situazione di grande partecipazione e volontà di compren-
dere. Ma oggi si è perso il patto formativo tra docenti e
famiglie e da parte di quest'ultime si percepisce una conti-
nua dequalificazione dell'istituzione scolastica e del perso-
nale docente cosa che rende complicatissimo il nostro
compito".
Liana Scali, insegnante di lettere
"Insegno da 38 anni e nel corso del tempo si sono suc-
cedute almeno 4 o 5 riforme. Tutto questo disorienta
alunni e docenti. La mia impressione è che la scuola, da
agenzia di formazione, stia diventando luogo di informa-
zione. Questo si riscontra sia nei programmi, che sono sta-
ti tagliati e ai quali mancano delle parti fondamentali,
penso alla storia, che nei libri di testo che spesso sono fin
troppo colorati e dispersivi. Vorrei delle scuole in cui si po-
tessero fare tante cose e ci fossero strutture adeguate per
poter dare ai ragazzi opportunità diversificate. La scuola
dovrebbe essere il perno della sua vita di un giovane, il
luogo in cui la complessità di questa personalità che si sta
sviluppando possa trovare risposte. Purtroppo invece ab-
biamo grandi limiti nelle strutture e nelle risorse. Quello
che funziona bene sono gli insegnanti. Il corpo docente è
molto sensibile e ha una grande coscienza e volontà di
dare ma al di la della nostra voce e del nostro impegno
non ci sono strumenti. La considerazione della
scuola, poi, è cambiata molto da parte dei ra-
gazzi e delle famiglie che vanno bacchettate e
hanno grandi responsabilità nell'attuale situa-
zione. E' necessario mettere dei limiti, delle re-
gole e forse la reintroduzione di un voto servi-
rà ad introdurre qualche remora e a rendere
chiari i confini che non è possibile oltrepassa-
re. Certo bisognerà fare una valutazione a po-
steriori".
Scuola e famiglia:
lavoriamo insieme?
E LA FAMIGLIA…
Giuseppe Santo - papà di Chiara,
Valentina e Marta - La scuola soffre di dis-
attenzione. La mia sensazione è che funzio-
na se ci sono dei buoni professori e un
buon dirigente scolastico e che manchi una
capacità di governo e una visione politica
da parte delle istituzioni, da quelle più vici-
ne alle nazionali. La forza della scuola è
finora troppo demandata all'individualità
del professore. E' una struttura troppo
importante della nostra società per poter
pensare di ricavarne un tornaconto econo-
mico, invece è quello che mi sembra stia
accadendo.
Stefano Mercurio - papà di Chiara - Ho
cinque figli e per forza di cose una certa
esperienza. La mia impressione è che non ci