Numero 4 del 2008
UDI: 50E50, donne e rappresentanze
Testi pagina 38
Gloria Jean Watkins (pseudonimoBell Hooks) è una femminista e
un'attivista sociale. Brillante autrice di
letteratura, saggi, critica cinematografi-
ca e di costume è una delle tanti voci ri-
belli tra gli intellettuali di colore. Il mo-
vimento nero, quello femminista e la si-
nistra marxista sono stati l'humus della
sua maturazione umana e politica e, in
ognuno di essi, lei ha sviluppato una
sua sensibilità sul tema dell'oppressio-
ne, che costituisce il "leitmotiv" dei suoi
tanti lavori. Ha scritto molto sul pa-
triarcato, interpretandolo dal suo parti-
colare punto di vista di donna nera
afroamericana.
La Hooks parte dall'assunto che le
lotte che si combattono contro il capita-
lismo non producono la fine del patriar-
cato. Non si distrugge il patriarcato
senza mettere in discussione e sfidare il
capitalismo ma, afferma, la sola lotta
al capitalismo non significa un mondo
migliore per le donne. Certo, l'oppressio-
ne di genere dovrebbe incoraggiare que-
ste ultime ad occuparsi di capitalismo.
Le giovani di colore dovrebbero, ad
esempio, conoscere grandi uomini come
Walter Rodney, Kwame Nkrumah e
Amilcar Cabral, che sono stati i maestri
di Bell Hooks.
Tuttavia, la prima oppressione che la
Hooks sperimenta sulla propria pelle è
quella del "sessismo del Mondo nero se-
gregato" degli anni Sessanta: "In quanto
ragazza cresciuta in una famiglia pa-
triarcale, operaia, nera e del Sud Ameri-
ca, è sempre stata chiara per me la con-
vergenza dei temi della classe e del ge-
nere. Ero profondamente consapevole
della mia classe, e lo ero dei limiti che
mi provenivano dal mio genere. Oggi
non lavorerei per la libertà con tanta
passione, se non avessi cominciato ad
oppormi a quella nozione sessuata di
educazione che lascia intendere che la
politica sia il regno dei maschi, così co-
me il pensiero politico sulla lotta anti-
razzista e anticolonialista".
La Hooks crede al tipo di educazione
che stimola alla coscienza critica, che
non guarda alle questioni separatamen-
te ma cerca di farle convergere in modo
da "assumere un atteggiamento che ci
permetta di autodeterminarci in quanto
popolo, che combatte
rivoluzionariamente su
tutti i fronti". In tutti i
suoi scritti, ella parte
sempre da un'analisi di
classe: "I neri vivono
nel ghetto perché sono
innanzi tutto poveri".
Incoraggiarli ad arric-
chirsi individualmente,
come unica via di sal-
vezza, significa solle-
vare una falsa coscien-
za nella loro vita, poi-
ché per essi la speranza
di redenzione sta nella
richiesta di redistribu-
zione della ricchezza e
delle risorse. Con la
stessa fermezza, ella si
ribella contro il femmi-
nismo bianco borghese:
"Alle mie prime lezioni
di studi di genere, mi
alzai e dissi: 'Le donne
di colore hanno sempre
lavorato'. Era una sfida
all'aspetto classista
della struttura del fem-
minismo". Quando
classe, razza e sesso
s'intrecciano, non esiste
una condizione femmi-
nile, ma condizioni e
destini di donne molto
differenti tra i diversi
paesi del mondo e al-
l'interno di uno stesso
paese. E' impossibile,
quindi, aggrapparsi ad
un'identità di gruppo
precostituita, non-
ostante la disseminazione trasversale di
molte questioni di genere e l'assimilazio-
ne di categorie marxiste per l'analisi di
classe: "Mi definisco socialista, ma sen-
za alcuna enfasi, perché non ho mai vo-
luto identificarmi con un movimento
politico che non ha saputo affrontare né
la questione di genere né quella della
razza".
Bell Hooks va oltre. Nel suo libro
"Uccidere l'odio: mettere fine al razzi-
smo", ella sostiene che "(…) esiste una
sovrapposizione incredibile tra i valori
di un Louis Farrakhan, leader della Na-
tion of Islam, noto per la sua accesa re-
torica antisemita e anti-
bianca, e i valori della de-
stra cristiana bianca". Ciò
che li accomuna sono la di-
fesa del capitalismo e del
patriarcato, e un ossessivo
comportamento omofobico.
Purtroppo, oggi, ci sono
giovani neri che sono at-
tratti da fantasie evasive
centrate sul nazionalismo e
la famiglia patriarcale. E
poiché la retorica naziona-
lista è totalmente omofobi-
ca, costoro dimostrano di
essere più reazionari di
molti bianchi liberali e di
sinistra che non sono inte-
ressati al nazionalismo.
Nazionalismo in senso
stretto, forme ristrette di
afrocentrismo, nostalgie di
un'Africa antica fatta di re
e regine sono utopistici so-
gni di liberazione. Non che
non sia utile sapere dell'A-
frica antica per combattere
gli squilibri della cultura
occidentale. Ma l'approdo
al nazionalismo, che è una
visione del mondo non pro-
gressista, mina la lotta ri-
voluzionaria nera. I giova-
ni neri americani hanno
un'idea di nazione come
luogo di riscatto. Dovrebbe-
ro, invece, rendere attuali
gli insegnamenti di Mal-
colm X e Martin Luther
King, e apprendere la storia
della schiavitù nera non so-
lo attraverso la narrazione
aprile 2008 noidonne38
La voce nera e ribelle del Kentucky
Bell Hooks
Cristina Carpinelli