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Numero 12 del 2009

Femminsmo: parliamone


Foto: Femminsmo: parliamone
PAGINA 38

Testi pagina 38

dicembre 2009 noidonne38
L'obesità è solamente un accumulo, ilpiù delle volte indesiderato, di gras-
so, o è qualcosa di più, un lin-
guaggio da decifrare? Ne parlia-
mo con la dottoressa Amelia Di
Giusto, specialista in medicina
funzionale, che propone uno
sguardo nuovo su questo tema, al
quale dedica seminari periodici
rivolti ai medici. "La medicina
funzionale, ossia quella medicina
che non si limita a curare la ma-
lattia ma interviene sui processi
biochimici e metabolici che l'han-
no generata considera il tessuto
adiposo un vero organo endocri-
no. Infatti esso è in grado di se-
cernere alcune sostanze, tra cui
quella più conosciuta è la lepti-
na, che mette in comunicazione
la cellula adiposa con il cervello,
il sistema digerente, gli organi en-
docrini e il sistema riproduttivo
(organi sessuali). Questo dimo-
stra che il tessuto adiposo è una
struttura più complessa di un
semplice accumulo di grasso, e si
relaziona con l'intero organismo.
Per cui, per esempio, quando fac-
ciamo la liposuzione in realtà an-
diamo a togliere un vero e proprio
organo."
L'obesità dipende esclusivamente da
cattive abitudini alimentari?
A rendere l'obesità una malattia cro-
nica, non sono le abitudini alimentari
ma ciò che sostiene quelle abitudini.
La struttura del nostro sistema ner-
voso è preposta a costruire circuiti di
memoria labili nei primi anni di vita,
che si strutturano con la crescita, per
fissarsi poi definitivamente con l'età,
sotto forma di matrice. Se da bambini
abbiamo avuto un conflitto psichico e
abbiamo imparato a rispondere secon-
do modalità semplici, per esempio na-
sce il fratellino e sviluppiamo l'asma,
quando ci troveremo di fronte a uno sti-
molo stressogeno simile, per esempio
dobbiamo condividere la nostra stanza
con un'altra persona, potremo riprodur-
re un altro disturbo similare, forse non
l'asma ma magari la bronchite. I sinto-
mi alimentari scaturiscono dallo stesso
meccanismo. Insomma con quella pri-
ma esperienza abbiamo creato un bina-
rio e ogni volta che ci troviamo in si-
tuazioni simili tra loro riparte lo stesso
input. Accade cioè che quel circuito ce-
rebrale che si è strutturato, è sempre
pronto a riattivarsi. Alla base di tutto ci
sono le credenze.
La matrice è come una strada co-
struita con tutte le credenze che un indi-
viduo ha formato su di sé, perlopiù mu-
tuate dai genitori nei primi anni di vita..
Un bambino in sovrappeso difficil-
mente sarà un adulto magro, per tanti
motivi ma soprattutto perché ha strut-
turato una credenza.
Come si può agire sulla causa dell'o-
besità?
Ciò che ci impedisce di guarire è il ri-
fiuto della nostra zona d'ombra, ossia
di quegli aspetti di noi stessi che non ac-
cettiamo. Questo crea una disarmonia
che porterà poi anche allo squilibrio sul
piano fisico. E l'obesità è uno di questi
squilibri fisici, è una patologia.
Come se ne esce?
Per capire la causa della mia obesità
devo capire cos'è che sto rifiutando di
me stessa, quale emozione sto reprimen-
do, perché quello che sto rifiutando di-
venta la mia carenza, che si ripercuote-
rà sui tre sistemi fisico, psichico e
metabolico.
Ossia?
L'obesità nasce da una caren-
za a questi tre livelli che interagi-
scono l'uno con l'altro. Può trat-
tarsi di uno stress fisico, o di una
carenza alimentare, o di un con-
flitto psichico, che portano a una
disfunzione del sistema endocri-
no, metabolico, e del sistema ner-
voso. A prescindere dal tipo di
conflitto che abbiamo, la risposta
del nostro organismo sarà sempre
la stessa, in base a come abbiamo
imparato a rispondere. Quando
rifiutiamo una parte di noi, la
stiamo ferendo, quindi stiamo
creando un dolore che diventa
uno stress che a sua volta va a
creare uno squilibrio che può pro-
durre obesità, o anche anoressia.
Entrambe sono solo i sintomi di
uno squilibrio.
Uno squilibrio che interessa al-
lo stesso modo uomini e don-
ne?
Interessa di più noi donne, perché
siamo più critiche verso noi stesse e ci
feriamo di più. E questo dipende dal fat-
to che in generale i genitori sono più cri-
tici verso la figlia femmina che non ver-
so figlio maschio e ingenerano in lei un
maggior numero di credenze negative.
Quale cura è appropriata?
Secondo la mia esperienza, sul piano
emozionale si interviene efficacemente
con l'omeopatia o fiori di Bach, sul pia-
no metabolico correggendo l'alimenta-
zione e con l'aiuto di drenanti e integra-
tori. Ma soprattutto è necessario cam-
biare la visione di se stessi, cambiare le
credenze negative e ricreare l'equilibrio
emozionale. Non si può raggiungere l'e-
quilibrio corporeo senza l'equilibrio
emozionale. Quindi non si tratta di sta-
re a dieta ma di capire cosa crediamo di
non meritare.
Salute
Obesità e dolore dell'anima
aumentano le persone in
sovrappeso, una patologia
da curare.
Ma non solo dal dietologo
Ivana Zomparelli
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