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Numero 5 del 2009

La nuova Europa


Foto: La nuova Europa
PAGINA 38

Testi pagina 38

maggio 2009 noidonne38
Troppo spesso mi trovo in situazioninelle quali persone che, pur apparte-
nendo a gruppi sociali diversi, pronun-
ciano le stesse frasi: "Ma quando si por-
tano a casa pochi soldi cosa vuoi pen-
sare alla cultura! Solo quando si sarà
superata la crisi, allora si potrà pensare
alla cultura e anche andare a teatro!",
oppure "ma la cultura sono solo le gran-
di mostre!"
A queste affermazioni io ho ancora
la capacità di indignarmi.
Se molto probabilmente il
modello di sviluppo e la so-
cietà dei consumi sono riusci-
ti ad imporre comportamenti
tali da far percepire disgiunti
e separati i valori dall'agire
che hanno portato all'esclu-
sione di una fetta sociale importante
della società e della cultura del lavoro
come strumento di cittadinanza, perchè
adesso il dibattito sulla cultura e sulla
difesa del suo pubblico finanziamento
sono così serrati?
Difendere la cultura significa sola-
mente difendere un posto di lavoro al-
l'interno di un piccolo - talvolta inson-
dabile - mondo di cui si può fare a me-
no, oppure difendere la cultura è un do-
vere per non rinunciare a dei diritti irri-
nunciabili e promuovere le identità, le
diversità, la creatività, la partecipazio-
ne, un modello di sviluppo umano so-
stenibile e il benessere delle cittadine e
dei cittadini?
Si dice anche che la cultura costitui-
sca un volano non indifferente per lo
sviluppo economico. Proviamo, solo per
fare qualche esempio, a pensare alla fi-
liera e ai tanti saperi e processi coinvol-
ti nell'editoria del libro stampato e nello
spettacolo. Provate a pensare all'Arena
di Verona.. Non la penserete come una
rovina, ma come un grande teatro all'a-
perto e subito comincerete ad immagi-
narvi un allestimento dell'Aida o un
concerto di Bob Dylan. Provate a pen-
sare a Roberto Benigni che recita Dante
e Dario Fo che spiega l'arte nelle grandi
piazze del nostro Paese... e subito pen-
serete anche ai turisti che vanno agli
spettacoli, i quali pernottano, visitano i
dintorni accompagnati da guide capaci
ecc.ecc.
Tempo fa un'indagine aveva eviden-
ziato che nel nostro Paese la percezione
del ruolo occupazionale dell'industria
cinematografica fosse pressoché assen-
te: eppure ogni giorno a Cinecittà lavo-
ra un numero di addetti paragonabile a
quello della produzione di automezzi al
gruppo Fiat. Che cos'è successo alla cul-
tura perchè si potesse arrivare a pro-
nunciare la frase "Rinunciamoci, abbia-
mo cose più importanti a cui pensare..."
se la cultura produce anche momenti di
straordinaria partecipazione fisica ed
emotiva, di aggregazione, di pensiero,
di riflessione, di consapevolezza e di cri-
tica, di benessere, di sensazione di mi-
nore fragilità e di maggiore sicurezza?
Che cos'è che da fastidio? Il fatto che
richieda contributi pubblici? Ma anche
altre diverse industrie del nostro paese
vi accedono!
La nostra Costituzione all'articolo 9
recita: "La Repubblica promuove lo svi-
luppo della cultura e la ricerca scientifi-
ca e tecnica. Tutela il paesaggio e il pa-
trimonio storico e artistico della Nazio-
ne". Niente da eccepire, quindi. Va bene,
siamo in un contesto di crisi profonda,
ma tutto questo non ci impedisce di an-
dare a votare a giugno, di vestirci, di ri-
nunciare ai nostri diritti. Sempre rima-
nendo alla Costituzione il secondo com-
ma dell'articolo 3 recita: "... È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limi-
tando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno svi-
luppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori al-
l'organizzazione politica, economica e
sociale del Paese". Ma chi è, chi sono la
Repubblica? Non si tratta per caso di
noi? Questo secondo comma assegna e
riconosce a ciascuno di noi un ruolo, un
diritto ed un dovere straordi-
nari: quello di poter essere pa-
droni ed artefici dei destini
delle nostre vite promuoven-
doci a protagonisti per la ri-
mozione degli ostacoli che im-
pediscono la nostra felicità, il
nostro benessere. Nelle librerie
è in vendita "L'Italia dei doveri" e tra le
tante riflessioni dell'autore Maurizio Vi-
roli vi propongo di condividere queste:
"La prova più eloquente dell'importanza
della libertà interiore è data dai molte-
plici tentativi, da parte dei regimi tota-
litari, di inibire le libertà civili, politiche
e quella interiore, per dominare non so-
lo le azioni ma anche le coscienze...
Del resto, il primo passo dei regimi
totalitari, fascismo in testa, è stato quel-
lo di minare la libertà di parola. Ma se
tale diritto non è accompagnato dal do-
vere di ascoltare, la democrazia degene-
ra nel governo dei ciarlatani dove tutti
parlano e nessuno ascolta... Educare
persone libere vuol dire educare persone
che non solo non saranno mai sotto il
nostro domino, ma sceglieranno forse
una strada diversa da quella che
avremmo desiderato che esse prendesse-
ro...". Ecco perchè è un dovere difendere
la Cultura ed un diritto viverla.
Ma quella cultura che ci permette di
interagire, non quella che ci vuole solo
"clientes".
I nostri soldi
La cultura come dovere
Graziella Bertani
investimenti pubblici
solo nelle fabbriche?
e perchè no nella cultura?
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