Numero 1 del 2015
Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
Testi pagina 38
36 Gennaio 2015
mente in scena, ma c’è sempre,
tutte le altre sono anche lei…”.
Cutrufelli comprende il senso del-
la scelta perché “l’esperienza di
Olympe è universale, con la sua
irriducibilità e resistenza”. I cenni
rapidi tra le presenti, le battute e
i rimandi ci restituiscono una sen-
sazione netta: l’interpretazione di
un personaggio è anche una pro-
va di sé in una dimensione altra.
Il mostrarsi ai familiari su un pal-
coscenico, con un protagonismo
che non ammette fraintendimenti,
ti rende disponibile a tante pos-
sibili estensioni di sé. Libere. La
libertà, la voglia di libertà è probabilmente la parola chiave che
accomuna queste donne, lontane nel tempo e nei percorsi di
vita, che è libertà negata a ciascuna per diverse ragioni.
Poi la forza delle parole, quando le si sceglie una ad una. “Il
teatro, recitare, mi consente di evadere, di essere fuori con la
mente anche se sono reclusa. Mi da una forza incredibile”. Stefy
sul palcoscenico è talmente sicura che improvvisa: “la parte la
so, ma sento una vocina dentro di me che dice dì questo, dì
questo…”. E il poter deragliare è, di nuovo, un atto di libertà.
Lo studio è anche un gesto di libertà. “Ho lavorato quattro anni
alla stesura del libro leggendo i testi uffi ciali, ma per descrivere
i particolari della vita quotidiana (i bagni pubblici, il costo della
vita, il caldo insopportabile o le giornate di pioggia) ho studia-
to i diari del tempo in cui tutto è annotato scrupolosamente.
Così bisogna fare se vuoi che i personaggi siano reali e non
pupazzi”. Un attimo di silenzio accoglie l’affermazione di Cu-
trufelli, c’è bisogno di una pau-
sa per depositarla da qualche
parte, nella testa e nel cuore.
“Vedete quanto tempo richiede
un lavoro ben fatto….” osserva
Tricarico con un sottinteso rife-
rimento ai tempi di elaborazio-
ne e della messa in scena. E
la parola libertà si accredita nuovamente, sotto altre spoglie.
La rappresentazione andrà in scena a marzo, nel teatro all’interno
di Rebibbia, davanti ad un pubblico selezionato per ovvie ragioni.
Il percorso è delineato, il lavoro è a buon punto, ma al momento l’in-
certezza riguarda la copertura delle spese. Infatti la Regione Lazio
fi nanzia la metà dei costi e la raccolta fondi ha l’obiettivo di reperire
i soldi necessari a completare il lavoro, che rischia altrimenti di fer-
marsi. NOIDONNE sostiene il progetto e i suoi obiettivi, sottoscritti
anche dal Garante per i Diritti dei Detenuti del Lazio, sempre
nella convinzione che per comprendere la complessità del mondo
e delle donne che lo abitano occorre andare oltre la superfi cie, con
il coraggio necessario a scoprire territori inesplorati che molto han-
no da raccontare. ?
videointerviste: http://www.noidonne.org/videogallery-dettaglio.
php?iD=0161 e http://www.noidonne.org/videogallery-dettaglio.
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ANIME BIANCHE
RACCONTI
DAL CARCERE
attraverso la scrittura “diamo voce all’anima
silenziosa e battito a un cuore fermo, la
scrittura ha dato corpo a pensieri, sentimenti,
amarezze,lacrime sorrisi…. abbiamo scoperto
che non ci sono anime nere ma bianche e
libere. La gioia e la pace bisogna strapparle da
dentro”. È il senso della raccolta secondo a. (27
anni e madre di due fi gli). in “Anime bianche.
Racconti dal carcere” le curatrici - Francesca
Di Bonito, Maria Gaita, Lina Stanco, Matilde
Iaccarino - rendono pubblica un’esperienza
che ha preso il via nel 2002: il Laboratorio di
Lettura e scrittura intitolato a san suu Kyi che
hanno seguito come associazioni febe (gaita, Di
bonito) e Quartieri spagnoli (stanco) nell’intento
di “aprire un varco tra chi è dentro e chi è fuori
senza sottovalutare o dimenticare i reati delle
detenute”. il piccolo libro - pagg 101, edito da
valtrend, 10 euro - è corredato da un CD del
cantautore Lino Blandizzi (3 euro), ‘Nessuno è
più diverso’, registrato con le voci delle recluse
nel carcere femminile di pozzuoli. L’iniziativa
editoriale, oltre a far circolare i pensieri, i sogni
e i patimenti delle detenute, intende raccoglie
fondi da destinare alle detenute stesse. tra i suoi
pregi, Luisa Cavalieri nella prefazione osserva
“quanto lavoro c’è da fare con queste anime e
con questi corpi che hanno bisogno di futuro”.
sembra risponderle g. “non importa dove sei, la
felicità va cercata, è dentro ognuno di noi…”.
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