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Numero 11 del 2006

Finanziaria che verrà: facciamo i conti


Foto: Finanziaria che verrà: facciamo i conti
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Testi pagina 37

noidonne novembre 2006 37
come tutti gli intellettuali solo all'idea
di mettere in pratica le teorie tanto
enunciate" (da "L'arte della gioia").
Come ha detto Clara Jourdan, durante
l'incontro alla Fondazione Olivetti:
"Modesta sposta il punto di vista della
politica maschile perché è una donna
che si mette in gioco a par-
tire da sé e dal suo essere in
relazione. Il suo percorso di
vita si snoda attraverso le
relazioni umane vissute
sempre con intensità, …
una storia di vita che si
può intendere come la rap-
presentazione dell'infinito
diverso femminile, non
dalla bontà femminile: un
universo con al centro il
desiderio femminile e costi-
tuito essenzialmente da
relazioni."
Dopo Jourdan, Adele
Cambria (nominata nel
testamento di Goliarda:
"Per le amiche, una su
tutte, Adele Cambria, il
mio amore eterno") ha
ricordato il "dramma" di
Goliarda di avere avuto
due genitori eccezionali,
due rivoluzionari nel vero
senso del termine: il cata-
nese Peppino Sapienza,
"avvocato dei poveri", noto
socialista e antifascista e
Maria Giudice, prima
donna segretaria di una
Camera del Lavoro (a
Torino), direttrice di "Il
Grido del popolo" di Antonio Gramsci,
incarcerata nel 1917 per avere distri-
buito volantini contro l'intervento in
guerra, rilasciata in seguito all'amnistia
alla fine della guerra, e inviata in mis-
sione segreta in Sicilia allo scopo di vol-
gere al socialismo i contadini siciliani in
rivolta. Avere avuto una madre così ed
essere nata nel 1924! Ma anche il padre
non scherzava (insiste Cambria) come
trapela da una lettera scritta alla figlia
dal carcere, in cui fu rinchiuso durante
gli ultimi rigurgiti dei fascisti siciliani,
dal marzo al maggio 1942. La giovanis-
sima Goliarda si trovava a Roma insie-
me alla madre (che nei 40 giorni di
Roma occupata si sarebbe nascosta nei
posti più impensati per sfuggire alla
polizia nazista che la ricercava) e si pre-
parava a debuttare "Così è se vi pare",
che Peppino Sapienza nella lettera defi-
nisce "uno dei soliti scherzi pirandellia-
ni", del tutto privo di "quel patema d'a-
nimo che l'attore deve trasmettere al
pubblico". Se in fine la serata non sarà
un successo, aggiunge, "la colpa è
vostra perchè nessuno dirà che la com-
media è una boiata, Pirandello è un
intellettuale e poiché tutti vogliono
apparire tali nessuno lo critica". E dopo
questa sferzata invitando la figlia a fare
interamente la propria parte, sapendola
capace di estrema perizia teatrale, con-
clude: "non fare la modesta tu non hai
nulla da invidiare alle più grandi attri-
ci passate e future che di presenti non ce
ne sono".
Un'aspettativa genitoriale così alta
non necessita ulteriori commenti: ne
poteva venir fuori un grande genio come
un'eterna inquieta. E Goliarda è stata
entrambe le cose!
Il dramma - nel senso completo del
termine - di Goliarda, raccontato mira-
bilmente nel ciclo autobiografico, consi-
ste nell'essere vissuta fin da bambina
camminando come un funambolo nel
crinale tra condizioni contrastanti: da
una parte la Sicilia in cui è
nata e cresciuta e dall'altra
la madre lombarda, sinda-
calista e femminista; da
una parte grande capacità
artistica ed espressiva, da
attrice prima che da scrittri-
ce, dall'altra una constante
inquietudine che la portava
a mutare i suoi interessi; da
una parte la scelta di chiu-
dersi in un rapporto senti-
mentale e professionale
esclusivo come quello con il
regista Citto Maselli durato
17 anni, dall'altra il senso
di una libertà estrema che
poggia sulla fiducia, respi-
rata in famiglia, in un avve-
nire più giusto e da un'altra
parte ancora l'estrema fragi-
lità che la induceva a pen-
sare spesso al suicidio e a
mettersi in mano a troppi
dottori (ha persino subito
l'elettroshock). Contrasti
che hanno arricchito la sua
personalità e la sua arte,
pur nella estrema sofferen-
za, ma sempre nel dono di
percepire l'esistenza umana
e tutto della vita con estre-
ma intensità.
un riconoscimento tardivo per una intellettuale per troppo tempo
ignorata, in un incontro a Roma organizzato dalla Fondazione
Olivetti in occasione della ristampa del romanzo "L'arte della gioia"
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