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Numero 7 del 2007

Uomini contro la violenza sulle donne


Foto: Uomini contro la violenza sulle donne
PAGINA 37

Testi pagina 37

noidonne luglio/agosto 2007 37
tà, seguendone i problemi, le evoluzioni
(o le involuzioni), le diversità. Le tensio-
ni morali non cambiano, se anche le
idee si trasformano, e non si perde rigo-
re se l'esperienza mette in rilievo le com-
plessità nuove da affrontare. Di questo
parlavamo; poco, perché la distanza e
gli impegni assillanti non consentivano
scambi approfonditi continui, anche se
con la posta elettronica molto si sempli-
ficava e arrivavano i documenti, impor-
tanti per rendersi conto che anche in
Messico la realtà avanzava con que-
stioni non prima pensate.
Marina non si dichiarava femmini-
sta, probabilmente perché aveva fatto
politica "come un uomo". Ma non si te-
neva nel neutro. Nel 1980 avevo curato
la pubblicazione della Lega per i diritti
dei popoli intitolata Donne e Interna-
zionalismo: Marina scrisse, da antropo-
loga, sulla posizione della
donna nei movimenti di resistenza,
puntualizzando la relazione del femmi-
nile con i ruoli politici - come militante
nelle organizzazioni rivoluzionarie, nel
sindacato, nelle lotte contadine e ope-
raie, in carcere, nell'educazione politica
e nell'elaborazione teorica, nella difesa,
come dirigente -, in particolare all'inter-
no delle proprie organizzazioni (la bor-
ghesia divide il proletariato, ma anche
l'uomo suole dividere continuamente il
"proprio" proletariato; esiste il rischio
della donna-uomo, della caudillo fem-
mina, mentre permane lo stalinismo del
padre-padrone). Esistono anche i condi-
zionamenti del ruolo sociale: la con-
traddizione tra la ribellione politica e i
modelli tradizionali, tra l'esigenza di
prassi rivoluzionaria e il suo opposto, la
passività e il conformismo; così come
l'integrazione tra donne borghesi e pic-
colo borghesi, contadine e operaie, indi-
gene, meticcie e bianche, nubili e sposa-
te. Più pregnante ancora la problemati-
ca sessuale, familiare, culturale: le don-
ne partigiane nel giudizio dei loro figli
così come le madri davanti alle scelte di
militanza dei ragazzi; la condizione
materiale della vita quotidiana nel ri-
schio; lo stress fisico, emotivo, psicolo-
gico.
Né si deve dimenticare "il nemico".
Nella guerra, infatti, la donna subisce i
peggiori attentati alla sua dignità: il sa-
dismo, la depravazione, la volontà di
umiliazione rappresentano un accani-
mento "di genere", diverso dalle torture e
dall'odio riservati ai maschi. Sono con-
siderazioni che fanno "memoria stori-
ca", anche nel riandare ad un'amicizia
scomparsa. Tuttavia, fanno anche pen-
siero attuale, perché, cambiati i termini,
la sostanza è ancora la stessa. Dram-
matico constatarlo: significa che l'ap-
porto delle donne, sempre più necessa-
rio per chi voglia migliorare il mondo,
viene lasciato al palo. Marina ha scrit-
to pochi anni fa 'Ese obstinado sobrevi-
vir, autoetnografia de una mujer guate-
malteca', la propria biografia. Quando
me ne mandò copia, mi disse: "Sono sta-
ta una personalità non irrilevante sul
piano politico; se fossi stata un uomo,
dopo la mia morte, qualcuno avrebbe
scritto di me. Sono una donna: meglio
provvedere da sola". Meno male che l'ha
fatto.
per anni esule in Italia dopo essere stata dirigente politica della resi-
stenza armata guatemalteca, non era femminista perchè aveva fatto po-
litica "come un uomo", ma non aveva una lettura 'neutra' della realtà
Bimba sfrontata
e crudele
La bimba con i capelli a ombrel-
lone è sfrontata, coraggiosa ma
molto crudele con se stessa.
Dalla lettura me la immagino
con i capelli rossi (a pag.65 scopro
che è bruna), con un faccino spae-
sato dallo sguardo incerto in quei
primi suoi anni duri dove bisogna-
va sopravvivere a una famiglia
scarmigliata, tanto per essere
buoni nel giudizio,
Le sue passioni per bimbe bion-
de e algide con lo chignon fanno
venire la voglia di abbracciarla e
baciarla, quanto ne avrebbe biso-
gno!
Hanno fatto di tutto per annientarla, prima i fratelli Pietro ('ringhioso co-
glione') e Matteo ('viscido con la testa a pera') poi il resto della famiglia che
non la sostiene non la accoglie. Nemmeno la dolce madre che prima di tut-
to si preoccupa che i fratelli non siano andati fino in fondo con le violenze.
Quanto del suo descriversi ho riconosciuto nelle storie delle donne che
incontro ! Ma la bambina con i capelli a ombrellone si è lasciata "stanare"
non ha ceduto, il raccontarsi le ha permesso di prendere le distanze dai
comportamenti suoi e degli altri. Il suo cercare continuo di punti di riferi-
mento, di persone amorevoli, di riconoscimenti da parte dell'altro va dal-
l'infanzia alla fine dell'adolescenza.
Monica scrive a pag.128: "Finalmente una buona base per andare avanti,
più serena e contenta, senza gente che muore lasciandomi a piedi, senza
fratelli molesti, senza buttare via il mio corpo a mani fredde senza amore,
senza pagelle e senza ceffoni, senza bugie, iniziando a stare davvero con
me…". "Tana per la bambina con i capelli a ombrellone" è una storia da leg-
gere, coinvolgente, una biografia scritta con grande talento che svela la fal-
sità della "doppia morale" che invade spesso il quotidiano di tutti noi.
Monica Viola
Tana per la bambina con i capelli a ombrellone
si può scaricare direttamente dal sito internet
www.vibrisselibri.net
Gianna Morselli
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