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Numero 9 del 2010

Dove vanno i consultori?


Foto: Dove vanno i consultori?
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Testi pagina 37

35noidonne | settembre | 2010
MONDI
dei villaggi come il mio (Ramtha, sul confine siro-gior-
dano) parlare delle violenze in famiglia è un tabù e la
JWU le aiuta ad aprire la mente, ad accettare l’idea di
parlare delle violenze subite”. Fra le principali attività
del JWU, l’istituzione di una hot-line per il supporto le-
gale ed il sostegno psicologico delle donne che subi-
scono abusi e maltrattamenti (dopo il primo contatto si
cerca un aggancio più duraturo), nei casi più gravi (vit-
time dei delitti d’onore) le donne
vengono accolte in una casa del-
l’associazione chiamata Shelter
(rifugio), con sede ad Amman;
l’attivazione di reti locali, in parti-
colare coi Centri di Protezione Familiare governativi ed
il Ministero dell’Interno; la realizzazione di un Salone
di Bellezza, di un Internet Cafè e del Centro Documen-
tazione “Amily Bsharat” (una delle prime attiviste), con
un data-base che raccoglie leggi ed articoli sui temi re-
lativi ai diritti e alla parità; l’avvio di un programma di
assistenza e custodia legale per le donne che insegna
come difendersi; la promozione di formazione qualifi-
cata e la sensibilizzazione dei media ad argomenti di ge-
nere (es. contro i matrimoni precoci). “A poco a poco
c’è stato uno sviluppo nella nostra società - afferma Maha
Al Nimer, la seconda donna intervistata, proveniente da
un’importante famiglia giordana, laureatasi in scienze po-
litiche e specializzata in gestione e risoluzione di conflitti
dopo gli studi di marketing ed un matrimonio a 19 anni
- la scuola dell’obbligo si è innalzata fino a 18 anni e così
l’età del matrimonio, e cresce il numero delle donne che
lavorano e la consapevolezza delle famiglie, che oggi pro-
teggono di più le proprie figlie. Nella mia famiglia tutti si
sposavano nell’ambito della stessa classe sociale, mia zia
è stata la prima a rompere la tradizione. Io stessa, dopo
aver studiato marketing ed economia, desideravo svol-
gere un lavoro umanitario, utile alle relazioni sociali: ho
lavorato presso un’agenzia delle Nazioni Unite che si oc-
cupa di Iraq operando per la risoluzione di conflitti e, da
aprile, lavoro presso UPP, nell’ambito di un progetto che
fornisce assistenza legale ai detenuti iracheni e alle loro
famiglie. Mi occupo di seguire una rete di 20 Centri di-
stribuiti su tutto il territorio; il Governo non ha denaro da
investire in attività e spesso sono le ONG che promuo-
vono il rispetto dei diritti di donne e bambini”. Poiché la
Giordania è un paese dalle mille bellezze turistiche
(Petra, il deserto del Wadi Rum), UPP sta considerando
di attivare, insieme ad alcune associazioni italiane di tu-
rismo responsabile, tra cui la romana Retour, viaggi soli-
dali che renderanno possibile trascorrere una giornata
con le donne del JWU, visitando i loro progetti ed aiu-
tandole così ad autofinanziarsi. n
In Amazzonia il giacimento d’acqua sotterraneo
più grande del mondo
Secondo i ricercatori dell’università dello stato amaz-
zonico del Parà (Ufpa) sarebbe stata scoperta la più
grande falda acquifera sotterranea del mondo. L’im-
menso deposito di acqua dolce - che secondo gli stu-
diosi potrebbe essere più grande di quelli in Russia e in
Australia - si estenderebbe sotto gli stati brasiliani di
Parà, Amazonas e Amapà, lungo il corso del Rio delle
Amazzoni e dei suoi affluenti. È stato calcolato che la
sua superficie sia di 440mila km quadrati circa, e che
abbia uno spessore medio di 545 metri.
Allarme biodiversità
Il 45% delle specie animali del nostro Paese è a rischio
di estinzione. Secondo la Federparchi, infatti, potremmo
perdere per sempre l’orso bruno marsicano, il camoscio
dell’Appennino e l’aquila del Bonelli; e ancora, l’avvol-
toio Capovaccaio, il delfino, la foca monaca, le tartaru-
ghe marine, gli squali, le mante e le balenottere. In
pericolo si troverebbero anche numerose specie di
piante. Dell’abete dei Nebrodi, ad esempio, salvato
esclusivamente grazie all’opera di tutela del parco delle
Madonie in Sicilia, oggi si contano soli 29 esemplari.
Everest & Inquinamento
Anche quest’anno l’Everest e le altre vette Himalayane
registrano un alto tasso di inquinamento atmosferico. È
quanto emerge dalle rilevazioni del progetto Share
(Stations at high altitude for research on the environ-
ment). Nella stagione pre-monsonica - quando avviene
il trasporto fino alle alte quote dell’Himalaya degli in-
quinanti che compongono la “Asian brown cloud”, la
nube marrone che ricopre le pianure indiane e del sud
Asia - il black carbon ha sfiorato tassi elevatissimi (6
microgrammi per metro cubo) e la massa delle polveri
fini (che ha abbondantemente superato i 100 micro-
grammi) ha assunto un valore mai registrato da quando
l’osservatorio ha iniziato la sua attività.
Polveri sottili
A causa dell’eccessivo inquinamento da polveri sottili
nel nostro Paese, la Commissione Barroso sta proce-
dendo contro l’Italia per la mancata osservanza delle
norme Ue sulla qualità dell’aria. Secondo i numeri di Le-
gambiente, il triste primato di morti per l’aria inquinata
va alla Lombardia a cui seguono l’Emilia Romagna, il
Piemonte, il Veneto, la Provincia di Trento, la Provincia
di Bolzano, la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia, la Li-
guria, la Toscana, l’Umbria, le Marche, il Lazio,
l’Abruzzo, la Campania, la Puglia e la Sicilia.
Il filo verde
di Barbara Bruni
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