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Numero 9 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 1


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 1
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ancora oggi. Abbiamo annullato tutte le prenotazioni del—
la stagione estiva e riconvertito i posti letto che gli sono sta-
ti destinati. Uno dei laboratori dove producevamo mar-
mellate è diventata una cucina collettiva, perché la cultura
passa anche dal cibo, e farli nutrire secondo le loro tradi-
zioni ci è sembrata una forma di rispetto”. È così che un agri-
turismo, immerso in un borgo montano da 35 anime, è di-
ventato luogo di accoglienza, centro di scambio, trampo-
lino di integrazione. “Sono arrivate persone provenienti da

paesi diversi: dal Ghana al Mali passando per Nigeria, Ciad,
Il

mm; “ si,

Pakistan e Bangladesh. Abbiamo avuto modo di capire le
profonde differenze che caratterizzano le diverse comuni-
tà, anche nel ruolo attribuito alle figure femminili. Per noi,
come donne, inizialmente non è stato semplice farsi capi-
re: alcune culture sono matriarcali, altre considerano la don-
na senza voce in capitolo. Ma la situazione con il tempo si
è assestata”. Per dare sostegno, formazione e accoglienza



e stata necessaria la convergenza di tanti impegni: dalla Que—
stura alla Protezione Civile della Provincia di Lucca, dalla
Prefettura all’Azienda sanitaria, per un progetto di acco-
glienza alle vittime di violenza che, in emergenza, è stato tra—
sformato e quindi finanziato dal Ministero dell’Interno. “Il
lavoro agricolo e la produzione continuano: certo, non ab-
biamo più l’agriturismo. Ma l’esperienza di crescita e
scambio reciproco che stiamo vivendo è insostituibile”. No-
nostante le difficoltà iniziali, Maria Annunziata non ha dub-



bi: è un’esperienza che ripeterebbe. “Tanti mi hanno pre—
so per matta. Mi avvertivano che avrei perso la mia clien-
tela con questa scelta. Io dico che è possibile, ma proba-
bilmente ho acquistato clienti nuovi, se così si può dire, mol—
to più vicini al lavoro di agricoltura sociale che porto avan-
ti sin dall’inizio ”. Dopo una prima fase di assestamento un
po’ burrascosa — “vivo
nella casa di fronte alla
loro: all’inizio era una
richiesta continua” —
”E Maria Annunziata e le
sue collaboratrici han-

_ à no organizzato assem-
IÃŽ/ blee settimanali per re-
, , golare il quotidiano dei

‘r.

15 nuovi ospiti, ri-
spondere ad ogni esigenza, aiutarli. Ma abbiamo mvesti-
to moltissimo nel percorso di costruzione dell’autonomia:
imparare la lingua e inserirsi nel tessuto sociale, per poter
pensare di costruire la propria vita una volta lasciato
l’agriturismo”. E se in un borgo montano tanto piccolo par-
lare di avvenuta integrazione è avventato — “su 35 abitanti
15 persone provenienti dall’Africa sono un bell’impatto” -
certamente grandi passi avanti sono stati fatti per “smon-
tare il pregiudizio dello straniero ladro, pericoloso e catti—
vo. Loro hanno iniziato a partecipare alla vita del paese, il
paese ha capito la loro correttezza”. Le persone sono per-
sone, e quando un’ospite ghanese di Agrilago ha dato alla
luce il suo bambino, che ha voluto chiamare Samuele, la di-
sponibilità della gente lucchese non si è fatta attendere: “Ap-
pena le abbiamo chieste sono arrivate carrozzine, vestitini,
giocattoli. Le donne sono sempre pronte ad aiutare”. Se do-

v’è, ,—

mandi ad Annunziata quanto c’entri, in questa esperienza,
il suo essere donna, circondata e supportata da altre don-
ne, ti risponde semplicemente “tutto”. Prendersi cura del-
l’altro e vederlo crescere “è una grande soddisfazione e un
nostro tratto caratteristico. Non voglio fare demagogia, ma
che noi donne si abbia una predisposizione all’attenzione
verso quello che ci circonda è un fatto. È un approccio di—
verso, che abbiamo verso l’azienda, i prodotti della terra,
gli altri esseri umani”. I

noidonne | settembre | 2012





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