Numero 4 del 2015
Cibo nemico - anoressia bulimia
Testi pagina 37
35Aprile-Maggio 2015
Leggere di “dilemmi della pace” in anni avventuro-si come quelli che stiamo vivendo è indubbiamen-te stimolante. Come donne percepiamo sulla pelle la precarietà delle aspettative che stanno dentro la
volontà femminista e femminile di cambiare il mondo. Per
questo ascoltiamo con qualche preoccupazione, che in
qualche momento diventa brivido, una storica che ha ve-
rificato la presenza forte di donne che, tra la prima e la
seconda guerra mondiale, hanno agito e speso la vita per
“fare qualcosa” presentendo i pericoli a cui ignoranza, fol-
lia e indifferenza conducevano l’Europa. E sono passate
quasi inosservate. L’impressione si fa più tormentata se ci
si ricorda che anche nel secolo precedente l’intuizione po-
litica e la proposta alternativa delle donne erano già state
realistiche, perfino apprezzate, ma sostanzialmente eluse.
Il movimento pacifista dell’ Ottocento (a forte presenza
femminile) era ben noto e alle convention della Lega per
la Pace e la Libertà arrivavano i telegrammi ipocritamen-
te solidali del Re d’Inghilterra e dello Zar di Russie. Nella
rivista Les Etats Unis d’Europe (il movimento aveva già
LA PRECARIETà
DELLA PACE
scoperto l’importanza dell’Europa per una politica di pace
tra le nazioni) del 5 ottobre 1868 Clémence Rouvier aveva
scritto “Se scoppierà un conflitto di proporzioni europee,
le madri vedranno cadere a centinaia di migliaia i loro figli,
colpiti a morte o feriti in che modo! (…) Perché, di fronte
ai fatti che si vanno preparando, non è chi non pensi e
giudichi come me, che è giunto il tempo di arrestare l’uma-
nità sulla china fatale dove sta precipitando, passiva nel-
le pastoie e muta sotto il bavaglio, accecata nell’oscurità
che si addensa su di lei e sperduta nel suo accecamento
e nella sua impotenza”. E Bertha von Suttner pubblicava
tra il 1892 e il 1899 Die Waffen nieder, ‘Abbasso le armi’;
nel 1905 avrebbe ricevuto il Nobel per la pace e ancor
maggiore notorietà; ma sconfitta dal nazionalismo e dal
revanscismo violento.
Le donne del Novecento che manifestarono la loro oppo-
sizione alla guerra coloniale di Libia contavano su pre-
cedenti già oscurati. La prima guerra mondiale, prevista
da Clemence cinquant’anni prima, poteva essere evitata,
quanto meno dall’Italia. Produsse le “centinaia di migliaia
di caduti”, ma paradossalmente diede alle donne l’oppor-
tunità di entrare nel mercato del lavoro al posto degli uo-
mini al fronte e pose fine agli ingombri di vesti, cappelli,
busti e trecce. Che le donne non avrebbero vinto né sul
terreno dei propri diritti, né nelle loro assennate profezie
era già noto quando il Partito Socialista aveva concesso il
voto “universale” a tutti i maschi maggiorenni escludendo
le donne.
Gli anni successivi, quelli che Elda Guerra in IL DILEMMA
DELLA PACE, Femministe e Pacifiste sulla scena interna-
zionale,1914-1939 (Ed Viella, 2014) ha affrontato con rigo-
re di ricerca e di giudizio critico, sono anni drammatici che
non sembrano aver bisogno di ulteriori approfondimenti.
Ma il nesso tra cultura delle donne e politiche di pace apre
un terreno di analisi ben duro: il rifiuto della cooperazio-
ne con il movimento delle donne, diciamolo chiaramente,
ebbe conseguenze politiche e umane non irrilevanti. Le
donne sarebbero state le migliori alleate del partito della
pace di fronte alle contraddizioni del nazionalismo e, so-
prattutto, nel successivo superamento della crisi del do-
poguerra e nel contrasto alla violenza del fascismo.
Seguire, dunque, passo dopo passo il percorso politico
delle donne impegnate a contare nelle organizzazioni del-
la società civile anche internazionalmente prima dell’av-
vento di fascismo e nazismo porta a constatare l’immen-
sa stupidità del pregiudizio che impone il modello unico
maschile. Infatti non sono state solo le donne che hanno
pagato il prezzo altissimo della compressione dei propri
diritti fino all’umiliazione di essere trattate come fattrici di
carne da cannone ed escluse dall’insegnamenot della fi-
losofia. Con quelli delle donne sono andati a picco i diritti
di tutti. E con le guerre la vita di tutti. b
Giancarla Codrignani
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