Numero 1 del 2015
Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
Testi pagina 37
35Gennaio 2015
questo modo il punto di osservazione si sposta, modifi cando
forse lo sguardo e la visuale. Olympe non ottiene nulla per sé,
anzi perde la vita, ma è spinta dal suo immenso desiderio di
libertà. La stessa molla che muove le detenute nell’interpreta-
re i personaggi: “il teatro è evasione, è dono agli altri, ai miei
familiari, di qualcosa di bello e importante”.
Il racconto della loro precedente esperienza teatrale è fortis-
simo: “in scena interpretavo la sorella Didone e mi disperavo
per la sua morte, vedevo mia fi glia piccola seduta in prima
fi la che piangeva; l’ho dovuta calmare, dopo, cercando di
spiegarle che era una fi nzione”. Fanno eco le altre: “il giorno
dopo ci sentivamo svuotate, stese sui letti senza la forza di
alzarci e riprendere le consuete attività del carcere”. Ben più
di un’emozione, più di “un sogno che ti dà vita”, la recitazione
“ti porta dove vorresti andare e dove non avevi mai pensa-
to di poter arrivare” osserva qualcuna. Tricarico aggiunge “è
un ponte tra esterno ed interno, tra il carcere e la società,
ma è anche lavoro su se stesse e lavoro di gruppo”. Nello
spettacolo in preparazione ogni detenuta interpreta uno o più
personaggi ispirati alle donne che parlano di Olympe, ma il
riserbo è assoluto per non svelare la tessitura. Vagamente,
preannunciano: “nessuna di noi è Olympe, lei non è fi sica-
RECLUSE
Le detenute sono il 4% dell’intera popolazione
carceraria, ma le loro diverse esigenze e
caratteristiche non sono tenute in considerazione
nell’organizzazione degli istituti di pena. Ha
indagato la dimensione carceraria con uno
sguardo di genere il libro di Susanna Ronconi e
Grazia Zuffa, che prende spunto da una ricerca
condotta nei penitenziari di firenze sollicciano,
pisa ed empoli nel 2013 attraverso 38 interviste
biografi che a recluse, 3 interviste in profondità
a personale educativo e altre a diversi testimoni
chiave, 2 focus group con 8 donne agenti di polizia
penitenziaria. tra gli obiettivi della ricerca “il
contenimento della sofferenza, la prevenzione
dell’autolesionismo e del suicidio, la promozione
della salute” senza mancare di “allargare lo sguardo
ed esplorare il vissuto delle donne intervistate”.
se da un lato il lavoro ha evidenziato vincoli, dolori
e “fattori più acuti di stress della carcerazione”,
dall’altro ha valorizzato volontà e potenzialità
delle detenute, dando una lettura “attraverso il
pensiero femminile della differenza”. il settimo
capitolo - il fi lo della differenza fra il “dentro” e il
“fuori” - è una conversazione tra le autrici e Maria
Luisa Boccia. “Recluse” è il quinto volume frutto
della collaborazione tra ediesse e l’associazione
La Società della Ragione, che ha come fi nalità “lo
studio, la ricerca e la sensibilizzazione culturale
sul tema della giustizia , dei diritti e delle pene
nell’orizzonte di un diritto penale mite e minimo”.
Susanna Ronconi e Grazia Zuffa
RECLUSE
Lo sguardo della differenza femminile sul carcere
ed ediesse, pagg 315, euro 16,00
Nel prossimo numero di NOIDONNE ci sarà un
inserto speciale, dal titolo A MANO LIBERA,
scritto insieme alle detenute del carcere
femminile di Rebibbia. Sarà speciale perché
intende aprire un canale di comunicazione
tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’. Sarà speciale perché
attraverso un giornale che da sempre parla di
donne che vivono le più diverse condizioni ed
esperienze in tutte la parti del mondo vorremmo
che le parole delle detenute di Rebibbia
giungessero ad altre donne interessate ad
aprire con loro un dialogo, seppure a distanza.
NOIDONNE si farà ‘ponte’ tra il ‘dentro’ e il
‘fuori’. Sarà un modo di interpretare la parola
libertà, che ha tanti signifi cati e tante modalità di
essere vissuta e percepita.
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