Numero 8 del 2016
Felicità, parliamone
Testi pagina 37
35Giugno 2016
Gli omicidi di donne da parte di partner o ex partner ripro-pone all’ordine del giorno l’attenzione su un fenomeno apparentemente aberrante ma, invece, punta di iceberg
di una dimensione radicata nelle società umane: il controllo del
corpo delle donne come fondamento del controllo di tutti i cor-
pi, compresi quelli maschili, attraverso gli stereotipi di genere.
Non c’è persona di buon senso che non inorridisca alle storie di
omicidio di donne, perché donne, ma ritengo si debba riconoscere
come violenza quotidiana tutte le volte che si nega l’autodetermina-
zione, l’autonomia, il rispetto alle donne.
L’ambito della salute è paradigmatico della qualità di una società. In
tale ambito assistiamo a fenomeni che rappresentano un clamoroso
oltraggio alle donne nel momento in cui si impedisce l’autodeter-
minazione, come nel caso del ricorso all’aborto, o si opera, contro
ogni evidenza scientifica accumulata da oltre trent’anni, impedendo
l’espressione di competenza delle donne nel percorso nascita.
In tali circostanze il controllo del corpo ha valenze ideologiche pri-
mali e tale esercizio di controllo nella riproduzione umana rappre-
senta il fondamento di tutte le altre forme di controllo e di tutti gli
stereotipi di genere: la donna ha bisogno di tutela perché soggetto
debole.
Riguardo il ricorso all’aborto è forma di violenza non proporre, con-
tro ogni evidenza scientifica, l’aborto farmacologico entro le 9 setti-
mane (in Italia per ragioni ideologiche e non scientifiche è permes-
so solo entro le 7 settimane) e costringere la donna in ospedale per
tre giorni esponendola al rischio di contrarre infezioni nosocomiali,
quando molto più efficacemente, anche per ridurre il rischio di abor-
to ripetuto, si potrebbe procedere nei servizi consultoriali. Come è
forma di violenza costringere la donna all’aborto chirurgico in ane-
stesia generale, maggiormente dannoso per la salute della donna
e implicante la presenza dell’anestesista che pure può opporre
obiezione di coscienza oltre a un impegno non indifferente di risor-
se strutturali e infrastrutturali, necessarie anche per altre procedure
chirurgiche essenziali, quando si potrebbe procedere in anestesia
locale e operare a livello ambulatoriale, con maggiore tutela della
salute della donna. Riguardo la nascita, il non rispetto delle compe-
tenze della donna, la continua azione di inibizione delle sue compe-
tenze e di quelle della persona che nasce, costruiscono il senso di
inadeguatezza e di incompetenza tali da fondare lo stereotipo della
donna da mettere sotto tutela e di chi nasce da trattare come anima-
le di allevamento industriale, quindi privo di autonomia e prono/a a
acquisire gli stereotipi di genere. Va detto che ultimamente le donne
hanno ripreso la parola e vanno denunciando in migliaia e migliaia,
con la campagna #bastatacere e all’osservatorio violenza ostetrica,
le violenze subite, i soprusi, le mancanze di rispetto.
Operare secondo le prove scientifiche, oltre a esprimere rispetto de-
termina ingenti risparmi economici utili per finanziare integralmente
il POMI (progetto obiettivo materno infantile) e tutti i servizi relativi
alla salute delle donne e dell’età evolutiva, a partire dagli incontri di
educazione sessuale nelle scuole.
Mostrare orrore per gli omicidi contro le donne non basta, è ne-
cessario che chi ha responsabilità di governo centrale e locale,
chi ha responsabilità amministrative e tecniche e tutte le pro-
fessionalità coinvolte facciano la propria parte quotidianamente
per riconoscere l’autodeterminazione ed esprimere rispetto nei
confronti delle donne.
LE TANTE VIOLENZE
CONTRO LE DONNE
alla sfera puramente emotiva e spirituale. La tammurriata
è espressione anche oggi della venerazione collettiva di
immagini sacre, prima pagane e poi cristiane, di divinità
perlopiù femminili. È una leggenda popolare a indicarci
il viaggio affascinante all’interno della cultura popolare e
contadina che fa luce su sette immagini differenti di So-
relle Madonne. Secondo alcuni studiosi del fenomeno,
sociologico, antropologico e etnomusicologico, le stesse
Madonne sarebbero sei sorelle più una: sei so’ belle, una
è nera, è brutta, è a’ Mamma Schiavona. Ad esse corri-
spondono sette relativi stili di danza sul tamburo”. La tam-
murriata, con le sue differenti espressioni, contaminazioni
e interpretazioni, è ancora oggi un fenomeno spontaneo,
non sempre codificato o codificabile, al quale si può acce-
dere nelle sue forme più autentiche nelle piazze, nei paesi,
nelle celebrazioni rituali. Il tamburo, strumento sciamanico
per eccellenza, ha un ruolo centrale nelle pratiche spiri-
tuali di moltissime tradizioni in tutto il mondo. In questo
senso la tammurriata è, aldilà degli aspetti folcloristici, un
punto vitale di intersezione fra memorie e miti. Fede, sto-
ria, identità, magia, rito, festa, emozioni sono tutti elementi
presenti nella circolarità sacra di questo ballo, dove si me-
scolano elementi femminili e maschili e dove il tamburo
(declinato anch’esso al maschile o al femminile a seconda
del sesso di chi lo suona) trasforma i gesti in vita e il ritmo
in vibrazione di potenza creatrice e creativa. b
Foto 1 e 2 Courtesy Defy, foto eventi
Foto 3 Courtesy Giuseppe Loiacono
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