Numero 9 del 2010
Dove vanno i consultori?
Testi pagina 36
34 noidonne | settembre | 2010
orse non tutti sanno che la ONG italiana Un
Ponte Per, da anni impegnata in progetti di so-
stegno a favore dei profughi iracheni e palesti-
nesi in Medio Oriente, ha una sede in Giordania,
ad Amman (dopo il rapimento delle due Simone
Baghdad era divenuta poco sicura) dove svolge,
fra le sue molteplici attività, un importante ruolo di rac-
cordo ed implementazione del lavoro di rete, soste-
nendo ed affiancando alcune organizzazioni locali di
donne impegnate da anni nello sviluppo delle prospet-
tive di genere. Tra i suoi partner privilegiati c’è la JWU
(Jordanian Women’s Union), un’organizzazione di
donne giordane che, attiva fin dagli anni Settanta, ha in-
contrato non pochi ostacoli a causa delle sue idee pro-
gressiste sui diritti delle donne, fino a riprendere vigore
negli anni Novanta, conquistandosi una solida reputa-
zione presso le donne di tutto il paese insieme al rispetto
delle istituzioni e della società civile. “Un Ponte Per è at-
tivo soprattutto in ambito socio-sanitario - afferma Pier-
luigi Candier, responsabile del progetto che offre
supporto ai rifugiati iracheni in Giordania - attraverso il
suo intervento sono state riabilitate ed equipaggiate al-
cune cliniche e si sono forniti i Centri della JWU di
un’unità mobile attrezzata. I servizi offerti in questi Cen-
tri sono rivolti prevalentemente alle donne, non solo per
problemi medici ma anche per la prevenzione degli
abusi e per la povertà sociale in genere. In queste aree i
principali rischi per le donne sole sono abusi, prostitu-
zione (ragazze russe e ucraine) ed abbandono. Ci sono
anche casi di lavoratrici sfruttate, soprattutto donne fi-
lippine, cingalesi, irachene ed indonesiane”. La JWU,
nel lavoro svolto in questi anni da UPP (come lo chia-
mano ad Amman), si è rivelata un partner attivo a livello
internazionale: le sue rappresentanti assistono le donne
in Tribunale e sono attive nel campo della secolarizza-
zione del diritto di famiglia, intervenendo in ogni occa-
sione utile per evidenziare le contraddizioni delle norme
nei confronti dei diritti delle donne: la Sharia, infatti,
viene applicata in Giordania, un paese decisamente
ricco ed occidentalizzato, solo nell’ambito del diritto di
famiglia. Presso la sede di UPP incontriamo due giovani
donne che ora lavorano con la ONG italiana e ci rac-
contano i loro percorsi dentro l’universo dell’emanci-
pazione femminile in Medio Oriente. La prima, Aseel
Bandora, ha una lunga esperienza di attivista nel JWU:
“Mia madre era un ingegnere civile - ci racconta Aseel
- ed era attivista nel JWU quando parlare della condi-
zione femminile rappresentava ancora una sfida: io aiu-
tavo lei e mia zia e col tempo ho cominciato ad
impegnarmi sempre di più, sono stata in USA e sono di-
ventata Project Coordinator di programmi relativi a
donne e bambini iracheni rifugiati. La JWU ha com-
battuto da sempre duramente per i diritti delle donne,
all’inizio senza aiuti, sensibilizzando l’opinione pub-
blica: dai 4-5 progetti iniziali è arrivata ad averne 13. La
forza dell’organizzazione sta nelle risorse umane, le per-
sone che ci lavorano lo fanno per passione, spesso oltre
l’orario, vogliono cambiare le cose. Spesso per le donne
Giordania
IN CAMMINO VERSO
L’AUTONOMIA
La ONG italiana Un ponte per... dalla sua sede
ad Amman collabora con le donne giordane e le sostiene verso
l’emancipazione. Anche con il turismo
FMOND
I
di Elisabetta Colla
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