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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 36

Testi pagina 36

34 Giugno 2015
EG
IT
TO
Il Cairo. “Speak up” è il nome della campagna
informativa contro le molestie sessuali avviata alla fine dell’an-
no scorso da un gruppo di studenti universitari dell’università
del Cairo.
“Tutto è iniziato come il progetto finale d’esame per il corso di
Comunicazione. In quell’occasione alcuni degli studenti han-
no scelto di parlare delle molestie sessuali, notando all’interno
dell’Università un aumento di circa il 20 per cento negli ultimi
anni” dice Soah Abu Zeid, una delle coordinatrici del pro-
getto. Quello che ha spinto i ragazzi ad affrontare il problema
è stato soprattutto la mancanza di supporto alle vittime e “la
difficoltà delle ragazze a parlarne.
Da qui anche l’ispirazione del nome Speak up, cioè Parla,
con cui si “vuole sollecitare le ragazze ad andare in un luogo
dove confidarsi in totale anonimato, senza la paura di essere
giudicate per qualcosa di cui non hanno alcuna colpa”.
Noura Aicha, una studentessa di Economia, aggiunge: “è
difficile in Egitto parlare di questa tematica, tutto quello che
rientra nella sfera sessuale è un tabù, e lo è ancora di più
quando parliamo di molestia. Una ragazza che viene irrispet-
tosamente etichettata, sfiorata o toccata, preferisce tacere
e continuare a vivere come se nulla fosse mai accaduto per
paura della cattiva reputazione”.
Il silenzio è il pericolo più grande, sottolinea Soah Abu Zeid.
“Il problema principale che si deve affrontare è superare
quel muro di indifferenza contro il quale si scontrano le stu-
dentesse, in ogni caso vittime di un sistema sbagliato - con-
tinua Soah - ecco perché uno degli obiettivi della campagna
è semplicemente quello di aumentare la consapevolezza tra
gli studenti che vi è una organizzazione per combattere le
molestie nel campus e permettere che i molestatori vengano
individuati ed incriminati”.
All’inizio pochissime studentesse e studenti si avvicinavano ai
punti informativi, organizzati a cadenze mensili e sparpagliati
qua e là all’interno del campus universitario. È da febbraio,
invece, che le cose sono cambiate e questo grazie anche
al Comitato Antimolestia dell’università, istituito a giugno
scorso.
“Il fatto di essere appoggiate dal Comitato ci permette di
condividere il lavoro che facciamo ed avere un appoggio da
parte dell’università, cosa che cambia notevolmente le carte
in tavola. Attraverso un lavoro fatto a più mani, possiamo far
arrivare un’informazione anche solo per sentito dire. Questo
è il nostro punto di forza. Attraverso i social network comuni-
chiamo le ultime notizie. Chi ci legge sa che non è solo e sa
dove andare, se ha bisogno di aiuto”.
“Ora stiamo lavorando in modo più efficace. Sono già in fase
di avvio alcuni seminari e altre attività non solo da noi, ma
anche presso le università di Ain Shams e di Helwan, le altre
due grandi università della capitale. L’obiettivo è che si parli
e si continui a parlare del problema delle molestie verbali e
fisiche in Egitto”.
Il cambiamento è già in essere. Quello che è considerato un
problema (anche il solo parlarne) si sta trasformando in un
attivismo su tutti i fronti che parte prima di tutto dalle ragazze,
giovani e future donne del paese. b
“Parla”
delle moleStIe SeSSualI
e non avere paura
Nato come uN progetto d’esame, iN poco tempo si è trasformato iN uN programma di assisteNza
per ragazze e studeNtesse che soNo state vittime di molestie Nel campus uNiversitario
di Zenab Ataalla
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