Numero 3 del 2015
8 Marzo al tempo delle crisi
Testi pagina 36
34 Marzo 2015
“S
e chiudo gli occhi” (Giunti editore) è un roman-
zo sul coraggio. Il coraggio, così raro, di vivere
secondo le proprie potenzialità e di raggiungere,
se non proprio la felicità, quella pienezza e quel-
la pace che così tanto le somigliano. Ed è l’ultimo lavoro di
Simona Sparaco, che torna dopo il successo di “Nessuno
sa di noi”, caso editoriale del 2013 nonché fi nalista al Premio
Strega, con una storia decisamente più ambiziosa e articola-
ta, a conferma del talento narrativo di un’autrice che sa come
far parlare il cuore dei suoi personaggi. A raccontarci la sua
storia questa volta è il cuore di Viola, una trentenne che, da
quando suo padre, Oliviero De Angeli, scultore di successo,
l’ha abbandonata, ha deciso di proteggersi, e di infi larsi in un
guscio dove nessuno può raggiungerla, nemmeno lei stes-
sa: si vede da chi ha sposato, da come si veste, da cosa fa,
da come si muove; è una donna che vuole confondersi, e
ci riesce benissimo. Finché Oliviero non torna nella sua vita,
perché le vuole parlare, e allora una vocina sepolta dentro di
lei le dice di ascoltarlo. E dopo molte resistenze, Viola accetta
di seguirlo in un viaggio che li porterà nella loro terra d’origine,
le Marche, alle pendici del monte Sibilla. Per ascoltare la ve-
rità di una storia d’amore sconvolgente, di un mondo arcaico
e carico di echi e di rimandi, e per scoprire quanto corag-
gio serve per guardare la verità. Quanto ancora per riuscire
a perdonare. È un paesaggio di una bellezza sconvolgente
quello che ci accompagna nella lettura di questa storia. Il suo
fulcro è Montemonaco, con le sue frazioni, Rocca e Foce; e
complice anche la magia elettrica di quei posti ancestrali, la
forza prorompente della natura, il luogo unico e sacro della
nostra infanzia, metaforico e reale, la Sparaco riesce a dar
vita a una scrittura luminosa e incantatrice. Una storia poten-
te, che grazie alla sua forza positiva e alla bravura di Simona
nello scandagliare le emozioni e i sentimenti umani, continua
a tornare nei pensieri e nel cuore.
Tante donne nel suo libro…
Viola e suo padre - il femminile a confronto con il maschile
che lo ha generato e guidato - partono insieme per un viaggio
che li condurrà in un mondo antico, animato di leggende, un
mondo dove le donne da sempre giocano un ruolo fondamen-
tale. Oliviero è stato cresciuto e allevato da donne speciali,
donne come nonna Antina e Nora, veggenti, guaritrici, che
sanno come parlare all’animo umano. Sono marchigiana di
origine e mi sono ispirata alle donne che ho conosciuto nel-
la mia infanzia, alla loro voce squillante, l’energia matriarcale
che trasudava in ogni gesto, in ogni passo, nonché a una
veggente in particolare, realmente esistita, Pasqualina Pez-
zola, che sapeva compiere viaggi a distanza con la mente e
diagnosticare malattie rare e incurabili. Il luogo dell’infanzia di
Oliviero è il luogo dell’infanzia dei popoli, dove la violenza si
annida anche nelle sue leggende, e dove donne forti e libere
vengono raccontate come streghe dalle quali è giusto difen-
dersi. Nonna Antina dice al nipote “il perdono è femmina”, e
questa frase racchiude molto del senso ultimo del libro che ho
voluto scrivere. E’ un libro che parla di donne e del loro potere
visionario, dell’infanzia, e della magia che si nasconde dietro
la nostra capacità di sognare.
Quanto è cambiata la sua scrittura con la maternità?
Fino a prima di Diego, mio fi glio, ero anarchica nel mio modo
di scrivere. Potevo anche assecondare l’ispirazione e anda-
re a dormire alle sei del mattino per scrivere un capitolo in
più. Davo libero sfogo alla bambina che era in me. Con la
maternità, il mio mondo artistico si è dovuto piegare a una
responsabilità molto più grande. Mi era ancora concesso di
giocare, certo, ma con diversi paletti e limitazioni in più. Alle
sei del mattino, per esempio, mio fi glio mi chiede il biberon. ?
di Rita Capponi
L’AUTRICE DI ‘NESSUNO SA DI NOI’ TORNA
CON UN ROMANZO SUL CORAGGIO
ALLA SCOPERTA
DEL MAGICO SÉ
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