Numero 6 del 2008
1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?
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della forza, come la figura femminile
del gioco dei tarocchi, che con sguardo
sereno domina le fauci aggressive e pre-
potenti di un leone.
Mentre racconta mi accorgo che lei
quasi nemmeno si ricorda se i "figli" che
ha provato a salvare, quel 24 ottobre
del 1993, nascondendoli in casa pro-
pria, fossero hutu o tutzi, ma il numero
lo ricorda bene: ben 72 uccisi di fronte a
lei, altri sette, nascosti dietro l'altare di
una cappella, miracolosamente scam-
pati, altri diciotto raccolti dalle braccia
dei genitori massacrati.
"Questo era il segno che qualcosa po-
teva essere fatto perchè l'odio non aves-
se l'ultima parola". Ricorda bene la sua
determinazione di quel giorno perchè,
mi ha detto, da momenti come questi
non si ritorna indietro: avrebbe fatto di
tutto, proprio di tutto, pur di salvare
quanti più bambini possibili dalla mor-
te e dalla violenza. E in un mese ai ven-
ticinque bambini scampati all'orrore di
quel giorno, di cui erano stati responsa-
bili anche membri della famiglia di
Marguerite stessa, se ne erano
già aggiunti più di duecento.
"Non ho paura della vita.
La cosa più importante è smet-
tere di rincorrere le preoccupa-
zioni e fare tutto quello che si
può fare per migliorare la vita
propria e altrui", mi ha detto
Maggi, come tutti la chiama-
no affettuosamente. E lei, ri-
dendo, ha confessato che in
molti la conoscono come
"Maggi la pazza", nel bene e
nel male.
"Come avrei potuto mettere
su tutto questo senza almeno
un po' di lucida follia?"
Ha iniziato accogliendo in
casa propria quanti più bambini
poteva, adottandoli tutti come
figli suoi e garantendo ad ognu-
no non soltanto l'esistenza ma
anche un futuro lavorativo ed
un'abitazione. Ha continuato
usando tutte le sue risorse eco-
nomiche e gli aiuti internaziona-
li che man mano sono soprag-
giunti, per acquistare e costruire
altre strutture, fondare la Mai-
son Shalom e, in meno di quin-
dici anni, ritrovarsi a coordinare
una realtà di dimensioni amplissime:
una ONG formata da diverse strutture,
il cui scopo è garantire un avvenire mi-
gliore a migliaia di bambini, prenden-
dosi in carico centinaia di orfani, of-
frendo servizi di vario genere (sostegno
psico-sociale, ricerca di reintegrazione
famigliare, servizi sa-
nitari, prevenzione
dall'Aids, assistenza a
vittime abusate, edu-
cazione alla pace,
etc) a migliaia di per-
sone al giorno nelle
130 "maisons" costrui-
te intorno alla città di
Ruyigi. La Maison
Shalom, in cui lavora-
no quotidianamente
un centinaio di infer-
mieri, educatrici e psi-
cologi, ha oggi in cura
più di ventimila bam-
bini, alcuni adottati
interamente altri par-
zialmente, ed è ormai
una realtà internazio-
nale con sedi ammini-
strative anche in Svizzera e in Francia
(Maison des Anges) e sostegni prove-
nienti da tutto il mondo. Anche in Ita-
lia, dove Marguerite è stata lo scorso
anno per far conoscere il suo progetto,
incontrando anche la sindaca Letizia
Moratti, esiste un gruppo di "amici di
Maggy" dalla Fondazione Università
IULM di Milano, che dal 2006 collabo-
ra nel sostenere la realizzazione dell'o-
spedale "Rema" a Ruyigi e l'intero "pro-
jet du développement durable" della
"Maison Shalom" rivolto sia all'educa-
zione che all'assistenza sociale e sanita-
ria dei bambini del Burundi. L'ampliarsi
del suo progetto ha
fatto di Marguerite
una donna di fama
che ha ottenuto anche
importanti riconosci-
menti internazionali,
tra cui il Premio Nobel
dei bambini a Stoccol-
ma in presenza della
Regina di Svezia e il
Premio Nansen per i
Rifugiati del 2005
promosso dall'Alto
Commissariato delle
Nazioni Unite per i ri-
fugiati. Inoltre Chri-
stel Martin ha scritto
nel 2005 un libro "La
haine n'aura pas le
dernier mot: Maggy,
la femme aux 10.000
enfants", che in italiano è stato tradotto
con il titolo "Madre di diecimila figli"
(edizioni Piemme).
Ma ciò che più mi sembra rilevante
dire a proposito di Maggy e del suo pro-
getto, ormai diventato una realtà incisi-
va in questo piccolo pezzo di Africa, è
che si tratta di una risorsa nata e cre-
sciuta in maniera autoctona, grazie alle
energie e alle risorse provenienti innan-
zitutto dai burundesi stessi. Riconosci-
menti e aiuti internazionali sono arriva-
ti dopo, in forma di dono o forse di
scambio: ma certo non di imposizione
coloniale.
da quindici anni la struttura residenziale, educativa e
sanitaria è finalizzata a sostenere i problemi della
popolazione. Il merito è di una donna di straordinaria energia