Numero 1 del 2009
Verso un nuovo mondo?
Testi pagina 35
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problemi quali le relazioni con i musul-
mani, i diritti delle donne celibi, i rifu-
giati e gli immigrati, sembra aver tocca-
to il tasto giusto. Ecco perchè alle ele-
zioni legislative del 2008, Pahor ha vin-
to sul suo avversario Janša, diventando
il nuovo premier sloveno.
Le politiche di distruzione del welfa-
re hanno avuto ripercussioni sulla si-
tuazione delle donne in Slovenia. Per
Steve Fallon, autore del libro "Lonely
Planet Slovenia", anche se di fronte alla
legge slovena le donne godono degli
stessi diritti degli uomini permangono,
tuttora, delle discriminazioni. Bassa è
la percentuale di donne che rivestono
ruoli di potere all'interno del governo:
12 membri nel parlamento, cioè poco
più del 13%. La Slovenia nel 2006 si è
collocata al 68° posto nella classifica di
donne presenti nei parlamenti del mon-
do. La Slovenia è, inoltre, al 51° posto
(su 115 paesi coinvolti) nella classifica
del Gender Gap Index (sistema che mi-
sura la disuguaglianza tra uomini e
donne in 4 aree: partecipazione al lavo-
ro e opportunità economiche, scolarità
ed educazione, rappresentanza e potere
in politica, salute e longevità). Un po'
meglio la situazione nel settore degli af-
fari, dove le donne occupano circa il
20% delle cariche direttive.
Un'indagine di Eurostat del 2007 mo-
stra che il tasso di fecondità nell'Ue a
27 si è stabilito a 1,5 figli per donna.
Ma il dato varia tra i vari paesi: è più
basso in Grecia, Cechia, Lituania, Slo-
venia, Slovacchia, raggiungendo il dato
minimo in Polonia (1,24). Inoltre, le
donne europee lavorano più dei colleghi
uomini. Circa un'ora al giorno in più in
Italia, Slovenia,
Estonia, Lituania,
Spagna e Unghe-
ria. Il divario è più
profondo in Ger-
mania e Belgio,
con una cifra che
si aggira intorno
alle sei ore lavora-
tive superiori ri-
spetto agli uomini,
e in Lituania e Slo-
venia, dove le
donne lavorano
ben otto ore al
giorno in più. Le
donne di Italia,
paesi Baltici, Slo-
venia, Ungheria e
Spagna dedicano
anche più tempo al lavoro domestico
("oltre 5 ore al giorno" contro "meno di
4 ore") e lavorano complessivamente
più ore al giorno rispetto alle altre euro-
pee (sommando ore retribuite e ore non
retribuite). Consequenziale il dato rela-
tivo al tempo libero medio giornaliero.
Le donne ne hanno meno degli uomini:
la differenzia spazia dai 20 minuti in
Svezia ai 60 minuti in Slovenia.
Preoccupante è la retorica che ser-
peggia nel paese contro le minoranze.
Janša, dopo uno scontro a fuoco a Do-
lenjska, nel 2003,
che ha visto coin-
volti i rom, ha con-
dannato la violenza
della comunità rom
senza spiegarne le
cause. Zmago Jelin-
cic, leader del parti-
to nazionale slove-
no, ha umiliato
pubblicamente i
rappresentanti della
comunità rom e ha
chiesto al ministro
degli Interni che la
polizia sorvegliasse
da vicino i rom. Un recente sondaggio
della Ce rileva come le popolazioni rom
in Slovenia stiano subendo un grave de-
terioramento della qualità della vita. Le
politiche di esclusione hanno un postu-
lato di partenza: suscitare nella società
un senso di paura rispetto a ciò che è di-
verso. Intanto, il divario tra ricchi e po-
veri è cresciuto enormemente. Il rischio
di povertà è molto alto, soprattutto tra
le donne anziane. In Slovenia, il tasso di
povertà della popolazione anziana fem-
minile è almeno due volte più elevato,
rispetto alla media europea, di quello
maschile (Eurostat, 2006). È facile com-
prendere come alcuni politici di destra
abbiano cavalcato il populismo. I pro-
gressisti sono in difficoltà di fronte ad
una massa sempre più dimenticata e in-
dignata. Lo schiaffo referendario ricevu-
to sulla modifica della legge del mini-
stro della Sanità Keber (noto per il pas-
saggio da un sistema di contributi vo-
lontari non statali ad uno obbligatorio)
per estendere anche alle donne single la
possibilità di ricorrere all'inseminazione
artificiale è ancora fresco nelle loro me-
morie, così come la mancata promessa
di adottare una legge sull'unione tra
omosessuali.
Certamente, unioni omosessuali,
rom, donne celibi e coppie senza prole,
sono questioni ben distinte. Tuttavia,
sono state ravvicinate dal referendum
sui "cancellati". Chi sono i cancellati?
Sono le 18mila persone provenienti da
Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia, re-
sidenti da anni in Slovenia, che all'indo-
mani dell'indipendenza si sono ritrovate
prive di cittadinanza e dei diritti che ne
conseguono. Al referendum del 2004,
solo il 4% si è dichiarato contro l'annul-
lamento della "legge tecnica sui cancel-
lati", introdotta per ridare a queste per-
sone cittadinanza e diritti.
cresce il divario tra ricchi e poveri,
il rischio di povertà è alto soprattutto
tra le donne anziane.
Ritratto di un paese in cui il sistema di
protezione sociale è in smantellamento.
Dove a pagare di più sono le donne