Numero 10 del 2010
Bio diversa mente
Testi pagina 35
33noidonne | ottobre | 2010
MONDI
ogni mese secondo il calendario ebraico) decine di
donne religiose si ritrovano in una preghiera di gruppo:
leggono la Torah, cantano, indossano il talled (lo scialle),
i tefillin (piccole scatole nere che contengono versi della
Torah) e la kippah, indumenti di preghiera che gli ultra-
ortodossi vorrebbero
relegare al solo uso
maschile. Provocando
l’ira degli haredim e le
critiche dei rabbini di
Gerusalemme. Gli ha-
redim infatti si oppon-
gono fortemente al
canto delle donne in
presenza degli uomini,
alla preghiera di gruppo delle
donne, al fatto che possano
tenere in mano i rotoli della
Torah, come pure all’uso di
oggetti di preghiera tradizio-
nalmente utilizzati dagli uo-
mini. Ogni mese quelle donne
sono insultate e aggredite fisicamente. I più fanatici ur-
lano loro “naziste”. “Quando preghiamo veniamo co-
stantemente assalite – dice Phyllis Chesler –. Abbiamo
chiesto allo Stato di Israele di proteggerci e di garantire
il nostro diritto alla libertà religiosa, all’uguaglianza. Lo
Stato ci risponde ogni volta che siamo noi a disturbare la
quiete pubblica, provocando i fedeli e offendendo la loro
sensibilità”.
“Ho viaggiato in tutto il mondo – dice Sharon Brous,
rabbino donna della comunità di Ikar a Los Angeles, nel
documentario che ripercorre la storia delle Donne del
Muro, ‘Praying in Her Own Voice’ - ho pregato su treni,
in Giappone, su aerei che andavano a Praga o in Francia
e l’unico luogo dove ho paura a mettermi un talled sulla
testa e pregare è al Kotel. Lì ho il timore che mi vengano
lanciate sedie o altro”.
Nel maggio del 2002 la Corte Suprema stabilì che le
WOW possono pregare in gruppo e leggere la Torah
nella sezione femminile della piazza antistante il Muro
del Pianto. Quattro giorni dopo i partiti politici vicini
agli haredim tentarono di ribaltare tale decisione pro-
ponendo un disegno di legge che avrebbe punito le
donne non rispettose della tradizione con una pena fino
a sette anni di carcere. Il disegno di legge non fu appro-
vato, ma la pressione esercitata dagli ultra-ortodossi fece
sì che la decisione fosse riconsiderata e nel 2003 la Corte
ha definitivamente proibito alle Donne del Muro di leg-
gere la Torah e indossare gli strumenti di preghiera nel-
l’area principale del Muro, basando il provvedimento su
ragioni di ordine pubblico e destinando al gruppo un
luogo alternativo, l’Arco di Robinson, sul lato sud-ovest.
Denise L. Eger, rabbino statunitense, le ha definite “i
profeti del nostro tempo, perché sfidano l’ingiustizia
perpetrata in un luogo sacro”. Quello che le WOW vo-
gliono è il riconoscimento sociale e legale del loro diritto
- in quanto donne – ad indossare il talled, pregare e leg-
gere passi della Torah collettivamente presso il Muro del
Pianto, riaffermando che il legame alla tradizione ebraica
non può e non deve essere solo maschile. “Il ruolo delle
donne nella religione si modifica in tutto il mondo tranne
che in Israele” ha dichiarato Anat Hoffman. Eroina della
riforma sociale, 14 anni trascorsi nel Consiglio munici-
pale di Gerusalemme, Anat combatte da sempre contro
il monopolio maschile imposto alle pratiche religiose ma
anche contro il monopolio imposto dagli haredim alla
vita politica e sociale a Gerusalemme e in Israele.
Questi ultimi leggono una sorta di manifesto politico die-
tro alle richieste di WOW. Il giudaismo haredi percepi-
sce ogni forma di femminismo, sia ebraico che non, sem-
plicemente come non necessario, dal momento che riaf-
ferma il valore dell’individuo sia maschile che femmini-
le, come parte dell’unicità del popolo ebraico. In prati-
ca la maggior parte delle donne riceve la propria istruzione
in scuole femminili, separate dagli uomini e il program-
ma scolastico non prevede per loro l’insegnamento del Tal-
mud né incoraggia le giovani donne a studiare le stesse
materie destinate
agli uomini nelle
yeshiva. Il perno
del sistema educa-
tivo haredi si fonda
nell’incoraggiare le
giovani donne a
mettere a frutto il
loro potenziale, che
coincide con l’es-
sere brave mogli e madri all’interno di famiglie devote al
giudaismo della Torah.
Non è certo un caso che oggi le donne possono diventare
rabbino in tutte le forme di giudaismo, tranne in quello or-
todosso. Lo stesso monopolio maschile ha ottenuto a Ge-
rusalemme l’istituzione di linee speciali di bus ultra-orto-
dossi (finanziate dallo Stato) dove uomini e donne siedo-
no separati. L’ultimo caso che ha infuocato i movimenti fem-
ministi in Israele è avvenuto lo scorso giugno, quando il rab-
bino capo della colonia (illegale) di Elon Moreh (vicino Na-
blus, Territori palestinesi occupati) ha vietato a una don-
na di candidarsi alle elezioni della comunità locale. Perché
a suo dire “la voce delle donne dovrebbe essere ascoltata
solo attraverso i propri mariti”. n
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