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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
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Testi pagina 35

matrimoni forzati. Umiliazioni, abusi e privazioni. Sono
tutte storie comuni alla maggior parte di noi afghane”. Die-
tro i nomi inventati di Amina, Farida, Habiba, Sharifa, Ja-
mila, ci sono i volti di vite violate e diritti negati. “Insie-
me alle mie ascoltatrici impariamo a risolvere i problemi
attraverso gli strumenti del diritto”. Radio Rabi’ha Bal-
khi è anche uno mezzo per diffondere le storie di donne
che ce l’hanno fatta, che sono riuscite a far sentire la loro
voce ed innescare un processo di cambiamento. Come La-
mia, 55 anni, costretta a sposarsi quando ne aveva 11. Per—
ché in Afghanistan più la famiglia è povera e pri-
ma le “femmine” devono andarsene di casa. Alla
morte del suo primo marito, Lamia torna a casa
del fratello e lui la costringe a sposare un altro
uomo. Una, due, tre volte: tre matrimoni forza-
ti, considerata una merce di scambio. E per tre
volte è rimasta vedova. Un giorno è venuta a co-
noscenza del programma di Mobina, ha cui ha
confidato la storia delle sue figlie. La prima è sta—
ta portata via dalla famiglia del primo marito e
non l’ha mai più rivista. La seconda è morta dan-
dosi fuoco: non poteva più sopportare le violenze
del marito. La terza ha avuto quattro figli, ma nes-
suno di loro è sopravvissuto, morti tutti appena
nati. L’ultima è sposata con un uomo che la trat—
ta come una schiava. Lamia spera che la vita del-
le sue figlie possa cambiare: grazie a Radio Ra-
bi’ha Balkhi, una di loro è già parte del pro-





gramma di assistenza legale. Anche Mobina ha dovuto
combattere con forza, non contro il marito, che anzi le fa
da interprete in inglese, con chi la chiama dall’estero per
intervistarla, ma nell’ambito degli spazi pubblici, a scuo-
la, all’università e poi in ambito lavorativo. “Quando Ac-
tionAid ha proposto il riconoscimento ufficiale del ruo-
lo di consulente paralegale per me e le mie compagne di
corso, le autorità si sono opposte. Finché lavoriamo su base
volontaria non c’è problema. Se venissimo ufficializzate
però la nostra azione sarebbe più incisiva. Questo, evi-
dentemente, è considerato una minaccia”. “Sono deter-
minata a continuare la mia battaglia radiofonica per il cam-
biamento. Voglio che i diritti di noi donne afghane sia—
no riconosciuti”. E la strada è davvero lunga. Ancora oggi
i matrimoni forzati e con giovani minorenni sono una pras-
si comune. E una donna che scappa di casa per sottrar-
si alla violenza del marito, è accusata di disonore verso la
famiglia e le viene negato di vedere i suoi figli. Secondo
i dati diffusi dal recente rapporto di ActionAid, l’87 % del—
le donne afghane è vittima di violenza domestica; il mag-
gior timore delle donne sotto ai 30 anni è la violenza ses-
suale (40% delle intervistate) e le donne di tutte le fasce
d’età interpellate hanno più paura della violenza (3 0% del-
le intervistate) rispetto a possibilità di rapimento 0 di es-
sere vittime di un attacco di guerra (24%).

Foto gentilmente concesse da ActionAid

noidonne | aprile | 2012

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