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Numero 4 del 2016

Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali


Foto: Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
PAGINA 35

Testi pagina 35

33Aprile-Maggio 2016
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NON SOLO RESISTENZA.
IN ROJAVA È IN CORSO UNA VERA
RIVOLUZIONE SOCIALE
Intervista a Dilar Dirik
Del modello del confederalismo democratico ha parlato Dilar Dirik, giovane ricercatrice curda cresciuta in Ger-
mania. Attualmente vive a Cambridge, dove sta svolgendo
un dottorato in sociologia in cui esamina il ruolo delle lotte e
dei movimenti delle donne nella costruzione di una società
curda libera. Dilar ha soggiornato alcuni giorni in Italia ed
ha tenuto delle conferenze all’Università Sapienza e presso
la casa delle donne Lucha y Siesta di Roma. Riportiamo
un estratto dell’intervista (versione integrale in: http://www.
noidonne.org/blog.php?ID=07069).
Qual è il peggior nemico delle donne curde e dei curdi in
generale?
Direi che è il sistema formato da patriarcato, capitalismo
e lo Stato Nazione. Non posso dire se è uno Stato oppure
di un gruppo, poiché un gruppo etnico non può mai esse-
re tuo nemico. Le persone diventano nemiche le une del-
le altre quando vivono in un sistema basato sul razzismo,
sul colonialismo e sul capitalismo. Aggiungerei inoltre che
questo sistema è nemico anche di tutte le persone mar-
ginalizzate come le persone LGBTQ e quelle povere, le
minoranze religiose, etniche, linguistiche e cosi via. È un
nemico comune per tutte
le persone del mondo ad
esclusione di piccole éli-
tes.
Perché il Rojava è da con-
siderarsi un luogo così di-
verso dal resto del mon-
do?
Prima di tutto dobbiamo
capire contro chi lottano
le donne curde. Lottano
contro Daesh, un siste-
ma stupratore che usa la
violenza sessuale contro
le donne come principale
strumento di propaganda
e il cui scopo è soprattutto quello di distruggere le donne, il
loro ruolo, la loro identità, il loro potere. Daesh è un nemico
esplicitamente, apertamente, orgogliosamente patriarcale.
Ma Daesh prima di tutto è una mentalità. I terroristi non
sono diventati così potenti perché in possesso di un gran-
de armamentario, ma attraverso l’ideologia e bombardarli
non li eliminerà. Quello che sta avvenendo in Rojava non è
solamente una lotta armata bensì un’articolata rivoluzione
sociale. Non si tratta di una reazione ma di un progetto
politico basato sull’idea del confederalismo democratico, il
che significa che tutte le persone che vivono in quell’area,
siano curdi, arabi, turchi, armeni, siriani, cristiani, collabo-
rano insieme per creare una società basata sulla democra-
zia radicale, sulla messa in comune dei beni, sulla libera-
zione della donna e sull’ecologia. Ovviamente suona come
molto idealistico, ma questo è quello che si sta cercando
di realizzare concretamente al fine di mobilitare le persone
verso una coscienza politica soggettiva che possa portare
a decidere per sé. Quello che rende Rojava unica è che la
liberazione delle donne non viene considerata un proble-
ma secondario, qualcosa da attuare dopo la fine del con-
flitto, bensì è un tema considerato nella sua immediatezza.
Cosa possiamo fare noi, come comunità internazionale?
Aiutare le persone a Rojava o in Kurdistan significa sfidare
il sistema  in cui viviamo. Nel caso dell’Italia si deve fare
pressione sul Governo circa la sua posizione nelle guerre
in Medio Oriente o in Africa, o rispetto ai soldi che vengono
dati alla Turchia per fermare i rifugiati che attraversano il
Mediterraneo. Aggiungo che occorre rompere questo em-
bargo dell’informazione su quello che accade in Turchia ai
curdi. C’è totale silenzio rispetto a quello che avviene in al-
cune città contro i civili. Questo blocco dei media è legato
al ruolo importante che la Turchia ha per i paesi dell’Unione
Europea. Capire le connessioni tra guerre, rifugiati e ruolo
della politica è importante per riuscire ad essere solidali
con le persone e a influenzare i media e dare voce a chi
non ce l’ha. Non si tratta solo di problemi di questo o quel
popolo, ma riguarda anche quello che avete da dire voi
come cittadini italiani rispetto alla vostra situazione politica.
Significa essere cittadini attivi e avere consapevolezza di
quello che accade in Europa e fuori dai suoi confini. b
Interviste e testo di Silvia Vaccaro
Foto e ricerca immagini e dati di Delia Merola
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