Numero 12 del 2006
Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
Testi pagina 34
La Mongolia è collocata al centro delcontinente asiatico tra la Russia al
nord e la Cina per la restante parte.
Grande tre volte la Francia, è un paese
arido e povero di corsi d'acqua ma con
una varietà di ecosistemi naturali. Qua-
si un terzo del paese, al sud, è occupato
dal deserto del Gobi e circa la metà dei
due milioni e mezzo di abitanti è noma-
de. Tuttavia, a differenza dei nomadi
del Sahara, quelli mongoli non sono or-
ganizzati in tribù, ma per nuclei fami-
liari estesi, la cui vita ruota attorno al-
la ger (la tenda in feltro di forma circo-
lare). Nel dopoguerra, i russi tentarono
di trasformare la Mongolia in un paese
industrializzato. In cambio di rame,
grano o frumento impiantarono fattorie
ed edificarono le città capitali di Aimag
(province). La costruzione della ferrovia
transmongola, che attraversa il paese
da nord a sud e che collega la Cina con
la Russia diede grande impulso alla mo-
dernizzazione, poiché prima di allora in
Mongolia non si conosceva altro mezzo
di trasporto che non fosse quello ani-
male. La trasformazione industriale si
accelerò nel 1962 quando questo paese
divenne membro del CMEA. Ne conse-
guì che altri paesi facenti parte del bloc-
co comunista installarono qui nuove in-
dustrie ricevendo in pagamento i pro-
dotti finiti.
Dall'esperienza sovietica, la Mongo-
lia ne ha ricavato il passaggio da un'e-
poca feudale ad una moderna, con un
sorprendente tasso d'alfabetizzazione
(98%), il più alto in Asia dopo il Giap-
pone. Questo passaggio è stato segnato
da grandi balzi in avanti (la sostituzio-
ne della famiglia patriarcale dai tratti
asiatici con una struttura familiare che
non fosse in contraddizione con la più
ampia rivoluzione in atto nei rapporti
economici e sociali, l'estensione del di-
ritto di voto alle donne nel 1929 e il lo-
ro ingresso nel mondo del lavoro) con
una crescita industriale e agricola av-
viata negli anni '50 che ha stravolto
modi di vita radicati nei secoli, ma an-
che da campagne cruente come quelle
contro la libertà di stampa e di religio-
ne, quest'ultima in nome dell'afferma-
zione dell'ateismo di Stato e dell'abbat-
timento della casta privilegiata dei la-
ma (l'"aristocrazia mongola").
Dagli inizi degli anni '90, con la ca-
duta dell'Urss, sono cessati gli aiuti eco-
nomici esterni. Dopo la fase della de-
mocratizzazione, la Banca mondiale e
il FMI hanno considerato la Mongolia
un laboratorio ideale (è il paese asiati-
co meno densamente popolato) per l'e-
sperimento neoliberista. Una terapia
shock ha fatto sì che fosse privatizzata
l'intera economia in poche settimane. I
risultati iniziali sono stati disastrosi so-
prattutto per i nomadi, privati dei servi-
zi gratuiti, che sono emigrati in gran nu-
mero ai margini dei centri urbani con le
loro ger, costituendo delle enormi bidon-
ville. Nella capitale mongola, Ulaan
Baatar, che possiede l'aspetto di una
trascurata città europea degli anni '50,
i veicoli giapponesi stanno celermente
sostituendo i vecchi furgoni sovietici,
ma le mucche gironzolano ancora per le
strade, le capre rovistano nell'immondi-
zia e le persone nei loro costumi tradi-
zionali si mescolano per le vie della cit-
tà con i nuovi ceti ricchi del paese. In-
verni gelidi seguiti da estati torride han-
no fatto, inoltre, coincidere il passaggio
alla "democrazia" di mercato con morie
di animali, portando il paese sull'orlo
della carestia. Una situazione disperata
se si tiene conto che circa la metà della
popolazione vive nelle zone rurali alle-
vando bestiame, che rappresenta la
principale forma di sostentamento, e
che il collasso delle industrie statali ha
obbligato molti lavoratori a riconvertir-
si all'agricoltura, raddoppiando il nu-
mero dei pastori. Il problema della de-
sertificazione e della degradazione dei
pascoli è ulteriormente aggravato dallo
sfruttamento eccessivo del suolo, so-
prattutto per via dell'estrazione dell'oro,
il cui libero accesso al mercato globale
ha significato per questo paese l'ingres-
so nel WTO senza, tuttavia, ottenere
vantaggi, dato che ciò non è bastato ad
evitare l'espandersi nel paese di miseria
e carestia su vasta scala. L'economia
mongola vive, inoltre, sulle miniere di
rame e sul cashmere, quest'ultimo mi-
nacciato dal dumping cinese nella rin-
corsa interimperialistica dei paesi emer-
genti alla conquista dei mercati interna-
zionali. L'avvento del capitalismo ha
dicembre 2006 noidonne34
Cristina Carpinelli
Dove il futuro è donna
Mongolia