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Numero 7 del 2007

Uomini contro la violenza sulle donne


Foto: Uomini contro la violenza sulle donne
PAGINA 34

Testi pagina 34

luglio/agosto 2007 noidonne34
Il diario di Gloria Chilanti
La nostra Storia
Giovanna Providenti
Mentre cercavo di conoscere qualco-sa in più sulla realtà delle donne
italiane durante la Resistenza, in parti-
colare nei 272 giorni dell'occupazione
nazi-fascista di Roma, ho fatto due sco-
perte che vorrei condividere con lettrici
e lettori di "noidonne".
La seconda scoperta, scaturita dalla
prima, mi conferma qualcosa che vado
capendo ogni giorno di più nel mio per-
corso di studiosa esterna alle logiche
dell'accademia: moltissime cose belle,
interessanti e "di spessore" si trovano al
di fuori delle istituzioni di potere (siano
esse politiche, culturali, religiose o arti-
stiche), e trovano una sempre maggiore
rispondenza tra sempre più persone che
stanno imparando a perdere l'abitudine
di essere solo ricettori passivi. Si crea
una sorta di "propagazione" non ideolo-
gica né di mercato, un dono poco impe-
gnativo, e anche poco regolamentabile
che passando di cuore in cuore (oltre
che di "bocca a bocca", o "di mano in
mano"), al di fuori dei canoni propa-
gandistici consuetudinari (e "di regime")
può trasformare il mondo in maniera
lenta, profonda e… altrove da logiche
lineari e manichee.
La prima scoperta voleva essere l'ar-
gomento di questo articolo, ovvero il
mio dono a chi mi legge: il diario di una
adolescente, che, a distanza di mezzo
secolo, diventa un libro stampato, e poi
viene trasposto in teatro, e poi diventa
anche un film, vincendo persino dei pre-
mi e facendo parlare di sé, facendosi co-
noscere da un pubblico piccolo e atten-
to. E due professoresse di una scuola
media di Roma (J.J. Winkelmann) han-
no invitato i propri allievi a realizzare
scritti, disegni e un cd ("1944 - Il sogno
degli italiani: la libertà"), ispirandosi
alle vicende della loro coetanea di ses-
sant'anni fa, ma a partire da sé: dal mo-
do in cui risponde una ragazza o un ra-
gazzo di oggi all'esperienza di una ra-
gazza che aveva la loro età mentre a
Roma piovevano bombe e bisognava fa-
re qualcosa per cacciare via i tedeschi.
Sì, sentiva questo come un bisogno
Gloria Chilanti, la tredicenne autrice
del diario, intensamente scritto tra il
gennaio e il settembre 1944, pubblicato
da Mursia nel 1998 con il titolo "Ban-
diera rossa e borsa nera. La resisten-
za di una adolescente." Per Gloria co-
sì come bisognava procurare il cibo che
scarseggiava era urgente e importante
darsi da fare all'interno delle fila della
resistenza al fascismo e al nazismo per
liberare Roma (e se stessa e la propria
famiglia) da una condizione di indigen-
za e di mancanza di libertà di espres-
sione provocati dalla Storia.
Vedendola più da vicino, e mi com-
muovo nel leggerla, mi commuovo an-
cora di più a pensare alle due professo-
resse della scuola di Roma che guar-
dando i disegni e gli elaborati dei loro
ragazzi li scoprivano sensibili e motiva-
ti, e desiderosi di potere anche loro "fare
qualcosa". Certo forse per Gloria era, da
un certo punto di vista, quasi più facile.
Almeno finché rimangono chiare le prio-
rità, e la stanchezza è compensata dal
desiderio dell'imminente liberazione:
"sono molto stanca ma
sono tanto felice per-
ché so che presto sarà
finita, in questi giorni
si sente un'aria nuova",
scriveva il 26 maggio
1944. Nel diario, scrit-
to giornalmente, la si
segue nei suoi lunghis-
simi tragitti "a piazza
Vittorio, Campo de'
Fiori, Tor di Nona,
Monte d'oro, tutto a
piedi per trovare delle
uova e delle verdure",
tra fatica, scarpe rotte
e clandestinità, per bi-
sogno sia di cibo che di libertà. Figlia di
partigiani ("ovvio che non potevo anda-
re a scuola essendo mio padre ricercato
dalla polizia fascista in quanto ex con-
finato politico") la giovanissima Gloria
comincia la sua militanza politica nel
novembre del '43: "avevo ancora 12 an-
ni perché nata il 10/2/1931, spinta da
mia madre cui servii a volte per coprire
qualche collegamento mancato, qual-
cuno che per paura non era venuto". E
non si limita ad aiutare la madre ma
fonda anche una organizzazione di ra-
gazzi "liberi e ribelli", chiamata COBA
dal diminutivo infantile di Stalin, "rico-
nosciuto come organo giovanile del Mo-
vimento, esattamente il 24 gennaio
1944" e che aveva "assoldato anche de-
gli adulti, chiamati baffuti, tra cui En-
nio Flaiano, Guido Piovene, Fidia Mega-
roni". Ma accanto e attraverso tutta
una serie di carichi famigliari e politici,
che possono apparire poco adatti ad
una ragazza di quell'età, traspare l'ani-
ma di bambina che pensa a ornare la
sua bambola, a non far dispiacere la
propria mamma, a divertirsi andando
al cinema, a trasformare in vantaggio
la propria condizione ("anche se non so-
no andata a scuola conosco tante cose
che nessun bambino sa: so vivere e ho in
mano tante ricchezze") e che sta parte-
cipando ad un gioco molto intrigante
anche se pericolosissimo: "oggi la mam-
ma sul tram si è presa uno spaghetto
bello forte perché mentre andava alla
Città Universitaria a portare le copie di
"Bandiera Rossa", sul tram 10, una sce-
ma di una donna aveva smarrito i do-
cumenti e allora la polizia sbarrava le
porte e stava già co-
minciando a perquisi-
re quando quella si
trovò i documenti in
un angolo della borsa.
Figurarsi lo spavento
della mamma che
aveva quel po' po' di
pacco di giornaletti.
Anche questa volta la
sua buona stella l'ha
seguita." Il gioco cam-
bia dopo la liberazio-
ne. Dopo i primi mo-
menti di entusiasmo,
la fame e le difficoltà
quotidiane compaio-
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