Numero 3 del 2007
Mimosa e non solo
Testi pagina 34
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febbraio 2007 noidonne34
Il lavoro di cura per le donne dell'Est è considera-
to come un periodo di passaggio in cui non si iden-
tificano professionalmente perché da sempre svolto
gratuitamente in famiglia in aggiunta al vero "me-
stiere" per il quale hanno studiato e rispetto a cui si
è definito il loro ruolo sociale. In tale ottica il fare la
curante, a tempo pieno, ma anche a ciclo diurno,
non è ritenuto una prospettiva a lungo termine an-
che in caso di rivisitazione del progetto migratorio,
ma un lavoro da lasciare non appena possibile per al-
tre scelte che non si identifichino con la casalinghità
e che non richiedano la messa in ostaggio della pro-
pria libertà. La fatica più sentita riguarda la totalità
di tempo da mettere a disposizione e la necessità di
una convivenza forzata che, quando si aggiunge a
pluripatologie pesanti con forti deterioramenti co-
gnitivi, non regge nel tempo se non a gravi rischi per
l'assistito e per la lavoratrice. Resta il fatto, comun-
que, che il lavoro di cura loro affidato è svolto gene-
ralmente con impegno, serietà ed affidabilità poiché
loro possiedono una forte cultura familiare che ha ri-
spetto ed attenzione verso gli anziani; hanno una
chiara consapevolezza circa l'assolvimento dei com-
piti per cui si è pagati e possiedono una grande faci-
lità all'apprendimento, sia per il livello di istruzione
posseduto, sia in quanto le differenze culturali non
sono disorientanti anche se va chiaramente ricono-
sciuta l'esigenza di brevi percorsi formativi professio-
nalizzanti.
Le famiglie italiane che si avvalgono delle lavora-
trici curanti appartengono a tutti i ceti sociali: è la
prima volta nella storia che famiglie operaie diventa-
no datrici di lavoro con una serie di problemi e con-
traddizioni non preventivate. Le famiglie devono, da
sole, gestire operazioni e procedure complesse (la ri-
cerca, il contratto, l'addestramento) intrecciando
passaparola e uffici che si muovono secondo logiche
settoriali. Tendono a negoziare il contratto a volte in
modo discutibile a causa sia della difficoltà in cui si
trovano, sia di una fatica economica legata a situa-
zioni che si prolungano (costi annui che ormai arri-
vano, con le sostituzioni, sui 15mila a cui somma-
re quelli legati al funzionamento di una "casa aper-
ta") in presenza, soprattutto oggi, di lavoratrici sem-
pre più consapevoli dei loro diritti e della loro strate-
gica utilità. Molte famiglie di fatto non hanno altra
scelta che quella di impiegare lavoratrici in nero (in
particolare quelle che abitano in zone non"appetibi-
li", dalle lavoratrici regolari o che si presentano con
situazioni molto pesanti alle spalle) con una serie di
problemi a cascata che rendono la situazione a ri-
schio o molto critica. Si stanno rendendo conto
sempre più che la badante non è la soluzione di tut-
ti i loro problemi per cui occorre continuare ad ag-
giungere sempre nuovi servizi di supporto o adotta-
re la soluzione delle strutture protette a causa di ag-
gravamenti terminali non più sostenibili a domicilio.
Le famiglie cercano dalla badante innanzitutto una
copertura temporale massima, disponibilità per tut-
una tappa del viaggio
di ritorno verso est
la rappresentazione del lavoro di cura è
un progetto a breve termine
ritratto di famiglia
in un interno
che cosa conduce alla richiesta di aiuto
per l'assistenza ad una persona cara,
quali sono le aspettative e come ci si
muove nel mercato del lavoro di cura?
CEDESI BADANTE
PREZZO
DA CONCORDARE
CELL. 00/0000
TELEFONARE ORE PASTI
Avviso posto in un bar di Parma
aprile 2005
(vicino all'Ospedale Maggiore)
senza commento