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Numero 1 del 2007

Che sia un anno di PACS


Foto: Che sia un anno di PACS
PAGINA 34

Testi pagina 34

Una delle cose che più amo del miolavoro di studiosa delle donne è
quando mi capita di scoprire personali-
tà e relazioni femminili che hanno il po-
tere di mettere in discussione conoscen-
ze scontate, ribaltare certezze consoli-
date. E questo vale più che mai quando
le donne che scopro appaiono d'improv-
viso brillare di luce propria, non più del
riflesso maschile alla cui imponente om-
bra, per destino o per scel-
ta, avessero trovato riparo.
O occultamento.
Mi riferisco ad Anna
Freud (1895-1982), dal co-
gnome ingombrante. E a
Lou Andreas Salomè (1861-
1937), le cui riflessioni po-
litiche e filosofiche, arric-
chite da una profonda co-
noscenza della psicoanalisi
a partire dal 1912, non ri-
escono ad emergere come
dovrebbero: perchè quando
si parla di lei immediata-
mente la mente va ai suoi
rapporti con Nietzsche, al
fatto che sia stata l'amante
del poeta Rilke, l'allieva di
Freud, e in generale alle sue
abilità di tessitrice di rela-
zioni più che alle sue rifles-
sioni, sconosciute ai più.
Non che le trame relaziona-
li siano meno importanti
dell'elaborazione del pen-
siero, ma quando le due co-
se camminano insieme ci
troviamo di fronte a un
portato rivoluzionario po-
tenzialmente enorme e pre-
sente in molte delle donne
che vado studiando. La ri-
voluzione sta nella capaci-
tà di calarsi pienamente
nella realtà, di districarsi
tra cielo e terra, astrazione e pratica,
creando spazi vitali autentici sia per sé
che per le persone con cui entrano in re-
lazione.
La rivoluzionaria luce propria delle
donne che vado conoscendo mi appare
quando le scovo da sole nella loro stan-
za 'tutta per sè', o anche a parlare tra lo-
ro, donne da sole appartate, per qual-
che momento, dall'imponente figura
maschile a cui, magari, devono il loro
incontro: è certamente il caso della fi-
glia di Freud e di Lou Salomè, per come
mi si sono svelate leggendo il loro inte-
ressantissimo epistolario. Si tratta di
451 lettere scritte tra il 1919 e il 1937,
recentemente "scoperte", in Italia, dalla
regista e attrice Maria Inversi e dalla
germanista Laura Bocci, che le sta pa-
zientemente traducendo, e che ne ha dif-
fuso un primo piccolo assaggio nel cor-
so di un incontro tenuto presso l'Univer-
sità Roma Tre nel novembre 2006. Il ti-
tolo dato all'epistolario dall'editore te-
desco è "Come se tornassi a casa da un
padre e una sorella". Ma l'aspettativa
data dalla scelta di un tale titolo - che
fa apparire l'illustre "padre" centrale nel-
la loro relazione - viene in buona parte
tradita dal contenuto delle lettere. In
questo fitto e intenso dialogo tra Anna e
Lou la presenza di Freud, sempre sullo
sfondo, è quella di un uomo certamente
molto amato, ma già vecchio e più fon-
te di preoccupazione per il suo stato di
salute, che fonte di ispirazione intellet-
tuale. Le due donne appaiono nutrirsi e
illuminarsi a vicenda, più che nutrirsi
insieme alla grande mammella del pa-
dre della psicoanalisi. Questo risulta già
evidente dalla risposta alla lettera da
cui è estrapolata la frase del titolo. Ecco
come Anna risponde a Lou:
"sono così felice di potere es-
sere tua sorella. E tuttavia
guardo sempre così in alto
quando guardo verso di te".
E in un'altra lettera aveva
scritto: "è come se mentre eri
qui, io avessi messo su una
grande quantità di grasso e
ora la consumassi molto
lentamente, e tuttavia con-
tinuassi ad assaporare che
buon sapore abbia…". E an-
cora, dopo averle scritto del
sentire emergere dall'analisi
'qualcosa di insensato', le
svela: "è sempre presente il
desiderio di potere condivi-
dere con te qualcosa di que-
sto aspetto". E Lou, pur tren-
taquattro anni più grande
di Anna, non è da meno: "ti
bacio infinite volte e penso
spesso alle tante cose che
mi hai detto per aiutarmi";
"cara Anna, quando potre-
mo avere di nuovo uno
scambio di idee di perso-
na?". E così scrivendo: un
epistolario lungo e intenso
pieno di riflessioni sempre
aderenti al proprio vissuto e
ai differenti ambienti cultu-
rali in cui le due donne vi-
vono e con cui si confronta-
no. Coltivando una relazio-
ne tra loro per niente formale e sempre
autentica, le due donne creano uno spe-
ciale "spazio vitale", al tempo stesso au-
tonomo e comune. Il loro è una sorta di
esperimento d'amore, inteso non come
assoggettamento all'altro, ma come
espressione di sé in una relazione di re-
ciprocità. Scrive Lou a Anna il 16 mar-
zo 1925: "su quello che scrivi riguardo a
delusioni e incertezze, la penso forse in
maniera diversa da te: per me, il distac-
gennaio 2007 noidonne34
Giovanna Providenti
La rivoluzione di Anna e Lou
Donne nel profondo
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