Numero 6 del 2007
Bambini nel mondo sotto tutela
Testi pagina 34
giugno 2007 noidonne34
Un matrimonio emiratino
Viaggi svelati
Marzia Beltrami
Quasi mi viene da appisolarmi, suquesto bel lettone morbido di cusci-
ni e piumone, a casa della mia amica
emiratina Moza, quando un pensiero mi
riporta all'attenti: che accidenti ci fac-
cio lasciva e sdraiata sul letto di Saeed,
che proprio stasera ufficializza il suo fi-
danzamento con Aisha ?
Rido tra me e me del potenziale equi-
voco della situazione, ma non provo
nemmeno a condividere i miei pensieri
con Moza e sorelle, l'ironia probabil-
mente sarebbe 'lost in translation'. Tutta
la famiglia è indaffaratissima con i pre-
parativi ...e una festa di fidanzamento
da organizzare mica é uno scherzo.
Innanzitutto i vestiti, fatti fare dal
sarto mesi in anticipo e di una strava-
ganza multicolore assoluta. La piccola
Mariamu, che di anni ne ha solo quat-
tro, mi guarda con occhioni tristi e mi
domanda: 'Ma tu non ce l'hai un abito
per le feste?" dal basso del suo abitino di
seta color champagne. La voce dell'in-
nocenza.
Poi i capelli e il trucco: estenuanti
ore dall'estetista che ritardano il nostro
arrivo alla festa di tre ore. E il cibo e gli
inviti, per la festa nella tenda in giardi-
no.
E il denaro che il futuro sposo ha da-
to alla futura sposa per fare shopping:
quando due giovani si sposano, la tra-
dizione vuole che la sposa abbia un cor-
redo di sole cose nuove. Tutto il vecchio
lo lascia a casa dei genitori.
Infine, sempre per rispettare le tradi-
zione, i gioielli. Anelli, bracciali, colla-
ne e orecchini d'oro bianco e diamanti
per la sposa vengono disposti su un vas-
soio portagioie vellutato, pronti per es-
sere mostrati durante il party.
Saeed é visibilmente agitato e corre
per la casa di qua e di là, scalmanato,
cantando canzoni rap arabe, mentre
inutilmente si risistema il velo tradizio-
nale che usa come copricapo, il gutra.
Cerco di mettermi nei suoi panni: stase-
ra sarà vicino alla sua futura moglie per
la prima volta, infatti non si sono mai
incontrati. Chi non sarebbe nervoso?
Scattano una foto di famiglia tutti
assieme, Saeed, Moza, fratelli, sorelle,
mamma, nipotine, nei loro abiti più bel-
li e sono veramente incantevoli. E ora é
arrivato il momento di dividerci e an-
dare ai nostri rispettivi party: assieme a
Moza e alle altre ragazze, lo chauffeur
ci porta a casa della futura sposa, dove
in una tenda in giardino, hanno luogo i
festeggiamenti per le donne.
Più che un party é un laboratorio per
raggi X: si viene squadrati dalle invita-
te, si osserva, si spettegola, si valutano
le giovani pulzelle in fiore. Sono pronte
al matrimonio? Sono modeste o sfronta-
te? A chi le si possono maritare? Il cibo
concetti e autori
Il linguaggio del’impero
In periodi in cui i deboli sono sempre più deboli e le nuove
crociate si combattono contro l'eresia della cultura autoctona
o nativa - che riguardi gli indiani d'America o i palestinesi di
Israele - escono libri che si offrono ai lettori come bussole.
Coordinate del pensiero che insieme alla direzione da prende-
re, nord o sud, est o ovest, danno un senso alla dimensione in
cui si è calati o caduti. "Il linguaggio dell'impero", lessico del-
l'ideologia americana, di Domenico Losurdo, Editori Laterza,
pp.323, euro 20, ha il pregio di chiarire sostanza e sfumature
di quello che Huntington ha proditoriamente definito "Scontro
di civiltà".
Accompagnandoci nel back stage della politica internaziona-
le, "Il linguaggio dell'Impero", analizza le ragioni ideologiche
che muovono la coppia Oriente-Occidente smascherando
neo-colonialismi e nuove guerre di religione.
Parole come Terrorismo, Fondamentalismo, Antisemitismo,
sono diventati cardini del dibattito contemporaneo. Concetti
abusati, da cui nascono politiche ma anche fraintendimenti,
guerre e massacri. Dalla geopolitica alla cronaca, con questi
termini viviamo e con queste parole dobbiamo fare i conti. E'
la nuova ideologia della guerra, che può anche chiamarsi terrorismo di stato. E' Milosevic
che si fa strada a forza di massacri ed esecuzioni interne. E' Israele quando usa i civili liba-
nesi come ostaggi. Sono i movimenti di liberazione nazionale dell'Irlanda del nord o la resi-
stenza del popolo iracheno, neo-attori di conflitti non dichiarati. Guerre civili planetarie
dalle quali bisogna imparare a cogliere il veleno che si nasconde dietro gli slogan di "mis-
sione per la civiltà" o "esportazione della democrazia". Sono le nuove ideologie dello scon-
tro politico, analizzate da Losurdo, con gli strumenti della storia e della filosofia.
Ma è anche la nuova categoria del femminile, che ai giorni nostri, ha sostituito il motivo
dell'abolizione della schiavitù con quello dell'emancipazione della donna. Insieme alla ses-
suofobia cristiana, che per secoli scrive Losurdo "Ha dispiegato conseguenze assai negati-
ve in particolare sulla donna, costretta a considerare come un peccato la cura e la pulizia
del corpo e come un obbligo religioso la schiavitù riproduttiva". Ancora una volta è il lin-
guaggio dell'impero, quello che detta le proprie condizioni al mondo. Le parole del più forte
si misurano attraverso il linguaggio di Ratzinger nei confronti della donna, ma anche attra-
verso i rapporti pubblicati dal dipartimento di Stato americano. Washington lancia bandi di
scomunica contro i cosiddetti "stati canaglia" e decide capi di imputazione morale e pecca-
ti contro cui bisogna stare in guardia. Con prosa chiara e stile giornalistico Domenico
Losurdo ci regala la possibilità di decodificare i nodi cruciali della modernità. Impresa non
da poco, per l'uso strumentale e ideologico che troppe volte si fa della storia e per la mole
di informazioni spesso contrastanti cui ci obbliga la cronaca. Ma, come scrive Hannah
Arendt "Ogni volta che è in gioco il linguaggio la situazione diviene politica, perché è il lin-
guaggio che fa di un uomo un essere politico". E il linguaggio ha in sé il potere di farci cam-
biare e orientare. Perché sono le parole che ci nutrono. Dandoci nuovi occhiali sul mondo
o diventando presupposto ideologico del fanatismo irrazionale.
Emanuela Irace