Numero 12 del 2009
Femminsmo: parliamone
Testi pagina 34
dicembre 2009 noidonne34
Adottata del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU nell'anno 2000, la sua pecu-
liarità è nel riferimento ai diritti delle
donne in un settore specifico e cruciale,
quello della pace e della sicurezza.
La 1325 rafforza - estendendoli a tut-
te le parti in conflitto e nonché alle par-
ti "terze" - importanti impegni derivanti
dal più ampio trattato sui diritti delle
donne (CEDAW), quali: la piena parte-
cipazione delle donne nei processi deci-
sionali a tutti i livelli; il ripudio della
violenza contro le donne e l'istanza del-
la loro protezione; la valorizzazione
delle loro esperienze e la consultazione
con gruppi di donne.
"Madre" di risoluzioni successive dal
contenuto più specifico (come la 1820
del 2008), essa delinea un sistema am-
pio di obiettivi a garanzia della preven-
zione e della partecipazione e protezio-
ne delle donne nei contesti di conflitto
(paradigma delle 3"P"), rappresentando
- per il riconoscimento del loro ruolo at-
tivo nella promozione della pace - an-
cora oggi uno degli strumenti, pur meno
noti, più cari alle donne.
Mentre il quadro normativo si raffor-
za, rimangono tuttavia ancora deboli
gli strumenti a garanzia della piena at-
tuazione degli impegni assunti in sede
internazionale: anche nei 16 paesi che
hanno già adottato un Piano d'Azione
Nazionale (NAP) per l'implementazione
della 1325, lo sviluppo di indicatori e di
sistemi di verifica rimane uno dei prin-
cipali obiettivi di azione dei gruppi di
donne che sostengono lo sviluppo delle
politiche in materia a livello nazionale,
regionale e globale.
Un segnale positivo si registra oggi
anche in Italia, dove è stato avviato il
processo per la elaborazione di un Pia-
no Nazionale d'Azione.
Un passo decisivo nella giusta dire-
zione, che si auspica possa portare al
raggiungimento dell'obiettivo entro la
tappa cruciale del prossimo ottobre,
quando - in occasione del 10° anniver-
sario della risoluzione - in sede EU e
ONU ci si confronterà sui risultati fino-
ra raggiunti, in vista delle immancabili
nuove sfide.
Luisa Del Turco
Strumenti di pace
La Risoluzione 1325/2000
Da anni la regione del Kivu nell'est
della Repubblica Democratica del
Congo è teatro di violenze e stupri
che solo nel primo semestre del
2009 hanno superato i 5000 casi.
"Attualmente la RDC ha la più alta
incidenza di stupri al mondo, ma le
statistiche rappresentano solo una
parte di ciò che realmente succede",
ha recentemente affermato Dede
Amanor-Wilks, direttrice di
ActionAid per l'Africa centro-occi-
dentale. ActionAid ha iniziato a
lavorare in Kivu nel 2002: tra le atti-
vità svolte nella zona ci sono pro-
getti di supporto alle donne vittime
di violenza per garantire loro cure
mediche, riparo, sostegno psicologi-
co, risposta all'HIV/AIDS, accesso
alla giustizia e partecipazione nelle
iniziative che livello locale tentano
di costruire la pace.
Nel conflitto che insanguina l'area,
lo stupro è un'arma a tutti gli effetti
e il corpo delle donne è campo di
battaglia. Un anno fa insieme al
partner locale SAUTI (Sauti ya
Mwanamke Mkongomani, Voci di
Donne del Congo), ActionAid ha
sostenuto un evento pubblico a
ACTIONAID nella Repubblica
Democratica del Congo.
Le sfide della UNSCR 1325
sul campo
Il diritto alla Pace negli ultimi anni sta diventando sempre di più un'urgen-
za a livello mondiale. L'evidenza ci porta a dire che non basta l'impegno solo
dei politici o gli interventi esterni di Paesi stranieri per ricostruire la Pace
dove questa è stata messa completamente in discussione. La società civile
è la vera chiave di volta per ristabilire la PACE duratura nelle aree di conflit-
to, senza il suo coinvolgimento difficilmente si potranno garantire sicurez-
za e sviluppo nel mondo. Le donne sono fortunatamente sempre più pre-
senti ed attive in questi processi di riconciliazione e ricostruzione del tes-
suto sociale, culturale, economico nelle aree di conflitto e post conflitto.
Malgrado tutti gli ostacoli e le discriminazioni che devono affrontare quoti-
dianamente, senza mai dimenticare i ruoli che ricoprono a livello familiare,
la cura per la loro famiglia, il lavoro per portare qualcosa da mangiare a casa,
le donne pensano e agiscono sempre di più esponendosi in prima persona.
Tessono relazioni, influenzano punti di vista e posizioni, alzano la voce per
reclamare i loro diritti, primo fra tutti quello a vivere in Pace ed in sicurez-
za. Questa è l'esperienza di Fondazione Pangea con le donne in Afghanistan,
in Nepal, nella Repubblica Democratica del Congo, donne che ricominciano
da se stesse come soggetto politico nuovo, senza considerarsi vittime tout
court, né imbracciando armi. La risoluzione ONU 1325 ha riconosciuto l'im-
portanza del loro ruolo e delle loro pratiche. Oggi sta a noi, Governi e socie-
tà civile dei "paesi in Pace", riconoscere il giusto peso "politico" e gli aiuti
necessari allo sviluppo delle loro azioni nella costruzione della pace.
Simona Lanzoni
Per ulteriori informazioni sul lavoro di Fondazione Pangea si può visitare il sito: www.pangeaonlus.org
FONDAZIONE PANGEA
foto Gianni Tarquini