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Numero 8 del 2009

Ozio pigrizia tempo libero


Foto: Ozio pigrizia tempo libero
PAGINA 34

Testi pagina 34

Se parlare di uguaglianza di genere perle donne arabe nei loro paesi è impre-
sa ardua quanto affascinante, discuter-
ne a un convegno - sponsorizzato dalla
Lega degli Stati Arabi - può apparire il-
logico o rivoluzionario. Senza cadere
nel trabocchetto che etichetta mondo
arabo con Islam, è pur vero che tra i 22
Stati membri che compongono l'organiz-
zazione internazionale, fondata nel
1945 per coordinare attività economi-
che di difesa e cultura tra stati arabi, al-
meno tre del gruppo: Arabia Saudita,
Yemen e Sudan non vanno per il sottile
quanto a Statuto Femminile e applica-
zione della Sharia', la legge islamica che
regola vita pubblica e privata delle don-
ne. Ma come sempre accade nel mondo
della politica e degli affari "la diploma-
zia della cultura" e i diritti delle donne
da scudo difensivo possono tramutarsi
in lancia d'attacco, diventando testa di
ponte per le innovazioni. Ecco allora
che il Seminario organizzato dall'Istitu-
to per l'Africa e l'Oriente, Lega Araba e
Ministero degli Esteri dal titolo: "Arab
Women in the 21 century: perspectives
of gender equality", che si è tenuto a
Roma lo scorso giugno, assume un si-
gnificato tutto particolare. Sia in un'ot-
tica di sviluppo e conoscenza di culture
difficilmente comprensibili con le nostre
categorie, sia in termini di modelli - au-
tonomi e autoctoni - ancora da costrui-
re. Abituati al Pensiero della differenza
e agli altri punti fermi dell'emancipazio-
ne femminile in Occidente, il Seminario
di Roma ha avuto il pregio di riuscire a
dar voce al dialogo interno, sollevando
problemi e contraddizioni in paesi come
l'Egitto dove anche le associazioni fem-
minili sono gestite da uomini di Gover-
no, o tutt'al più, dalle loro donne, mogli
e figlie. Codice di Famiglia e Statuto
femminile non sono gli unici strumenti
di emancipazione specie se il diritto è
meno forte della consuetudine o dei vin-
coli culturali. Altrettanto che da noi do-
ve il rispetto tra i sessi non sempre fa il
paio con l'uguaglianza formale davanti
alla legge. Scavalcando stereotipi e at-
teggiamenti monistici eventi di questo
genere hanno il pregio di costruire, av-
vicinandoci a fantasmi apparentemente
lontani in un gioco di specchi tra le due
sponde del Mediterraneo.
luglio/agosto 2009 noidonne34
Mediterraneo
Prove di dialogo interno
Emanuela Irace
tra consuetudine, vincoli culturali e
diritto si può discutere di uguaglian-
za di genere per le donne arabe
La seggiolina e il trono
A parte ulteriori e più gravi considerazioni
l'immagine riportata dai giornali italiani del-
l'incontro richiesto da Gheddafi con un
migliaio (meglio 5-600) donne italiane era
imbarazzante, se non umiliante. Il leader libi-
co, seduto su una specie di trono dorato
davanti ad una scrivania rossa, e la Ministra
Carfagna che in quel momento rappresentava
il Governo Italiano e le donne italiane seduta
su una seggiolina a rotelle, un po' come quel-
le che usano le segretarie alla presenza dei
loro capi. Non sono conoscitrice di etichette
diplomatiche e non voglio pensare che la regia
dell'incontro sia stata decisa da qualcuno, o
magari addirittura concordata, preferisco
pensare che sia frutto dell'approssimazione
che sembra sempre più caratterizzare i rap-
porti internazionali del nostro Paese.
Qualcuno sui quotidiani, nei giorni della visi-
ta del colonnello in Italia, ha scritto che le
immagini di Gheddafi gli ricordavano quelle
dei quadri dedicati ai generali del pittore
Enrico Baj; mi sembra una osservazione parti-
colarmente centrata, e non è un caso se una
recente mostra retrospettiva dedicata al pitto-
re si intitolava proprio "Dame e Generali".
Forse Gheddafi si è ispirato a lui.
Insomma il colonnello, nella sua visita di
Stato, ha voluto incontrare anche le donne,
ma il motivo non mi è molto chiaro.
Non ha voluto certo confrontarsi con le donne italiane, la Ministra
Carfagna ha potuto prendere la parola, brevemente s'intende,
affermando, come viene riportato nel suo sito che "l'Unione africa-
na faccia la sua parte per garantire i diritti delle donne, contro
ogni abuso e violenza". L'imprenditrice Todini che l'ha seguita si è
sentita subito dire "tu sei un uomo". E poi via, tre quarti d'ora di
'lezione' su cosa sono le donne, come si snaturano facendo lavori
da uomini, compreso quello di guidare i treni a vapore (dove, non
lo dice, ma è legittimo pensare a Gardaland, dove un treno a
vapore ci deve essere ancora) ma anche come nel mondo arabo ed
islamico siano in una situazione orrenda trattate da 'mobili'. Cosa
dovremo fare nella auspicata 'rivoluzione femminile mondiale'
secondo lui, non mi è molto chiaro. Molto più chiaro mi sembra
quello che vorremmo facesse lui soprattutto per le donne e gli
uomini migranti, per le richiedenti asilo, quelle che sono rinchiuse
nei centri di detenzione libici, spesso violentate dai soldati libici
oltre che dagli altri uomini.
Ma certo, se come ci ha detto il Presidente del Consiglio dobbiamo
trattare gli ospiti stranieri come si trattano i clienti, i clienti hanno
sempre ragione. E' una pura questione di denaro. E per tornare alle
seggioline, infatti, se sei straniero in Italia puoi sentire qualcuno
che propone che sugli autobus ti puoi sedere solo se sono quelli
riservati agli stranieri, a meno che non ti presenti come un 'cliente'
con un mercato a disposizione, allora ti puoi sedere sul trono e
lasciare gli altri sugli strapuntini, anche le Ministre, cui evidente-
mente anche le seggioline vanno bene, forse perché non hanno
fatto molta fatica per conquistarsi la poltrona (era forse una seg-
giolina)!
PS. Per chi è interessato consiglio di visitare tra gli altri, il sito
http://www.teknemedia.net/archivi/2008/01/30/mostra/27976.ht
ml che presenta la mostra di E. Baj "Dame e Generali".
Alida Castelli
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