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Numero 3 del 2009

Una festa nella crisi: lotta marzo


Foto: Una festa nella crisi: lotta marzo
PAGINA 34

Testi pagina 34

Fabiola Pala, 40 anni. Componente del coordinamento
nazionale, Portastaffetta nazionale e per il Lazio. Nell'Udi con
la campagna "50E50 …ovunque si decide".
Enza Miceli, 40 anni. Nell'Udi dal 2005, responsabile del
gruppo Udi Macare Salento, componente del coordinamento
nazionale, Portastaffetta nazionale e per la Puglia
Sono passati quattro mesi dall'inizio della Staffetta. Le
vostre aspettative sono state soddisfatte?
Fabiola. Sono trascorsi velocemente nonostante l'impegno e
la volontà di organizzare e gestire un progetto così impor-
tante che ti mette ogni giorno a confronto con le altre
donne, con la società e con te stessa. Quando Pina Nuzzo ci
ha proposto la Staffetta, in me è scattato da subito il deside-
rio di partecipare: era la sfida a non tirarsi indietro per guar-
dare in faccia il mondo e capire come lo si può cambiare, a
partire dalla vita quotidiana, a partire da noi. Da principio le
aspettative hanno riguardato la responsabilità verso me stes-
sa e verso le altre. Responsabilità nel garantire non solo la
mia presenza alla sede nazionale ma anche di
impegno ed esposizione per tale incarico. È entu-
siasmante vedere la forza che sta venendo fuori
dalle donne che hanno voluto fare la Staffetta.
Una forza che nasce dalla voglia di misurarsi con
la propria creatività e le proprie potenzialità spes-
so sconosciute. È la forza delle donne di smettere
di avere paura.
Enza. Quattro mesi!? Così tanti? Quando in una
riunione del coordinamento dell'Udi è stato deci-
so che Fabiola ed io ci saremmo occupate di que-
sta iniziativa, ho accettato senza indugi. Sapevo
che sarebbe stato impegnativo, ma un'esperienza
così non mi sarebbe più capitata. Le aspettative
sono state soddisfatte e superate. Non immagi-
navo la mole di lavoro che comporta organizzare
un'iniziativa lunga un anno: per farlo al meglio
bisogna sicuramente avere le idee chiare.
Grazie al ruolo da voi ricoperto in questa Staffetta siete
entrate in contatto con molte donne e diverse realtà.
Che impressioni ne avete tratto?
Fabiola. C'è sempre molto da fare: le donne ci inviano ade-
sioni, volantini, comunicati, pensieri, foto. Molte di queste
donne ho avuto modo di conoscerle. Molte altre ancora non
riesco ad associarle ad un volto ma le riconosco subito al
telefono. E così ho deciso di riempire di foto una bacheca
che abbiamo in sede. Che sorpresa la foto di
Marsia Modola, Portastaffetta della Calabria, dai
folti capelli rossi! Questa iniziativa ti mette faccia
a faccia con le donne, i loro problemi e speranze
ma anche le prudenze e ritrosie, le ostilità e i
rifiuti. Le adesioni che continuano ad arrivare da
tutta Italia sono la testimonianza di un grande
fervore ma non è facile confrontarsi quotidiana-
mente con le donne e invogliarle ad esporsi e
prendere parola. Noi siamo più della metà del
cielo. Dobbiamo averne consapevolezza e assu-
mercene la responsabilità: per cambiare e miglio-
rare le regole del vivere civile.
Enza. Abbiamo soprattutto verificato nella prati-
ca che l'universo delle donne è veramente molte-
plice: cosa bella, affascinante e faticosa. Perché ogni volta
bisogna avere la capacità di individuare, intrecciare e gestire
rapporti con donne che non hanno la nostra stessa pratica
politica, che molto spesso non hanno esperienza di organiz-
zazione. Occorre pazienza, accoglienza, capacità di media-
zione e nello stesso tempo bisogna tenere ferma la bussola
Udi, sull'autonomia e l'autofinanziamento.
Quali iniziative ritenete debbano essere prese per tenta-
re di arginare la violenza sessuata?
Fabiola. "50E50 …ovunque si decide". Inasprimento e certez-
za delle pene. Pensiero e azione politica compatta delle
donne. Attività culturale e di insegnamento al rispetto del
corpo delle donne, rivolta a tutti a prescindere dall'età e dal-
l'ambiente di provenienza.
Enza. Le iniziative cambiano a seconda del soggetto che le
deve porre in essere. Ci sono compiti che sono dello Stato
che deve garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Quando -
dopo l'ennesimo episodio di femminicidio - sentiamo parlare
di sicurezza e di ronde anti-stupro, ci ren-
diamo sempre più conto che c'è una gran-
de ignoranza delle reali radici delle violen-
ze, che il bisogno, soprattutto maschile, di
allontanare da se stessi un serio interrogar-
si sulla violenza, porta gli uomini (non
solo, ma soprattutto) a dare risposte
aggressive, a loro volta violente, e in fin
dei conti inutili, perché sono una goccia,
inquinata e ipocrita, nel mare delle cose
che andrebbero fatte. Infine, non manca
occasione, visto che in Italia siamo sempre
in campagna elettorale, che ognuno cerchi
di portare acqua al proprio mulino. E tutto
questo è squallido, misero. E ancora, è
assurdo che si taglino i fondi alle Procure,
alle Forze di Polizia e ai servizi sociali che,
se seriamente aiutati e gestiti, potrebbero dare un contribu-
to fondamentale.
Quindi da una parte i compiti che lo Stato non può delega-
re. Altro può essere fatto dal volontariato e dall'associazioni-
smo. Un'associazione politica come l'Udi ha il compito
soprattutto di rafforzare le donne nella propria autostima,
nel loro percorso di libertà, perché il vero dramma di tutta
questa vicenda della violenza è che verrà utilizzata ancora
una volta per dire che le donne sono il sesso debole, che
vanno aiutate, tutelate e "preservate".
34 noidonne marzo 2009
A che punto siamo
La Staffetta di donne contro la violenza,
partita nel novembre scorso, è l'ultimo
atto, in ordine di tempo, di una campa-
gna, Stop al femminicidio, che vede l'Udi
impegnata da anni. L'anfora, giunta il 28
febbraio a Roma nelle mani dell'Udi
nazionale, rimarrà nel Lazio fino alla fine
del mese (28 marzo) prima di passare in
Abruzzo. Per saperne di più consultate il
sito www.udinazionale.org.
pagine autogestite dall’UDI a cura di Ingrid Colanicchia
Intervista con le Portastaffetta
nazionali. A quattro mesi
dall'inizio della Staffetta…
Enza
Fabiola
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