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Numero 1 del 2009

Verso un nuovo mondo?


Foto: Verso un nuovo mondo?
PAGINA 34

Testi pagina 34

gennaio 2009 noidonne34
L'enfant terrible della nuova economiaslovena si è chiamato per un certo pe-
riodo Mico Mrkaic, 37- enne, titolare
della cattedra di economia alla facoltà
di scienze manageriali di Lubiana. È sta-
to lui il guru della strategia economica
del governo di centrodestra guidato da
Janez Janša dal 2004. Il premier lo ha
nominato presidente del "Consiglio stra-
tegico economico del governo", un orga-
no con funzioni di superministero e, so-
prattutto, di rompighiaccio nei piani
fondamentalmente neoliberisti del go-
verno Janša. A fianco di Mrkaic, alcuni
dei più decisi sostenitori sloveni del neo-
liberismo, gran parte dei quali formatisi
nelle università americane. Uno di que-
sti, I. Boscarol, ha di recente proposto
una tassa aggiuntiva, a mo' di penale,
per le coppie e i singoli cittadini senza
prole. "Chi non fa figli - ha sostenuto
Boscarol - (mettendo in pratica la dot-
trina demografica dello stesso Mrkaic) -
deve pagare". La proposta ha rotto il
"tabù" liberale, fino ad ora dominante
in Slovenia, per cui la scelta sulla pro-
creazione è libera e, quindi, un diritto
del singolo. Nel suo programma econo-
mico, Mrkaic ha descritto la scelta sul-
la procreazione come "un elemento pro-
duttivo cui vanno applicati criteri eco-
nomici e fiscali individuali, il tutto in
un'ottica di rapido smantellamento del-
lo Stato sociale".
Per molti versi il gruppo di Mrkaic ri-
corda da molto vicino i Chicago boys, i
giovani economisti neoliberali cileni,
formatisi negli USA, alla scuola di Mil-
ton Friedman. Questo gruppo ha lancia-
to la proposta di organizzare la società
civile slovena, con una lotta decisa con-
tro la tassazione delle imprese e dei pro-
fitti e contro i costi dello Stato sociale.
Disprezza i sindacati, considera il wel-
fare un mastodonte da abbattere senza
remore, la cultura di sinistra un inutile
ingombro, i neokeynesiani dei
ciarlatani. Aspira a privatiz-
zare tutto e punta diritto sul-
la deregulation più estrema.
Sostenuti dalla dottrina di
questi giovani rampanti, i mi-
nistri di Janša si sono appre-
stati ad avviare la privatizza-
zione del settore pubblico. Il
ministro della Sanità, Brucan,
ha sostenuto la necessità di
"salvare" il sistema sanitario con la sua
quasi totale privatizzazione. La libera-
lizzazione ha investito anche scuola e
infrastrutture. Il governo di Janša ha
presentato un pacchetto di riforme neo-
liberali, grazie alle quali la Slovenia ha
detto "addio al welfare". Nel frattempo,
Jo e Damjan, economista d'assalto e co-
ordinatore del gruppo di esperti, è stato
nominato da Janša per tracciare la road
map delle riforme economiche, sociali e
finanziarie della Slovenia, sostituendo
Mico Mrkaic, deluso dalla lentezza dei
cambiamenti. Damjan ha presentato al
governo una nuova strategia economi-
ca, che ha incontrato il consenso anche
delle organizzazioni imprenditoriali ma
non quello dei sindacati, che hanno vi-
sto nelle riforme proposte un'opera siste-
matica di smantellamento del welfare.
Le riforme puntano essenzialmente su
una maggiore competitività del "made
in Slovenia", che per il gruppo di Dam-
jan passa inevitabilmente per un ritiro
dello Stato dalla gestione economica e
dalla sfera pubblica, per un abbassa-
mento dei diritti sindacali acquisiti, per
un'autonomia più ampia della negozia-
zione tra le imprese e i lavoratori, basa-
ta su contratti individuali al posto di
quelli collettivi mediati dalle organizza-
zioni sindacali, per una maggiore flessi-
bilità della forza lavoro e soprattutto
per una riforma fiscale tesa ad abbas-
sare i costi del lavoro e ad aumentare la
disponibilità dei profitti. La proposta
che ha fatto più discutere è stata quella
dell'introduzione di un'imposta unica,
che aumenta le differenze sociali e col-
pisce i ceti più deboli. Se a ciò si ag-
giunge l'intenzione di azzerare il sistema
dei trasferimenti sociali e dei sussidi, i
meno abbienti hanno di che preoccu-
parsi. Gli strateghi di Janša hanno pre-
sentato questo pacchetto di riforme co-
me un toccasana, poichè avrebbe raf-
forzato la stabilità dell'economia slove-
na nella fase dell'adozione dell'euro.
Janša ha potuto contare su un allea-
to: Borut Pahor, leader dei socialdemo-
cratici. A sorpresa, Pahor ha di recente
tessuto le lodi del governo Janša, disso-
ciandosi dalle critiche dell'opposizione
liberaldemocratica. Niente di nuovo; è
da tempo che Pahor si è avvicinato alla
destra, con cui ha condiviso anche l'ap-
poggio all'intervento americano in Iraq.
Janša è riuscito, quindi, a proporsi come
colui che è riuscito a far passare il pia-
no liberista, stemperando i radicalismi
anti-sociali di Mrkaic.
Le elezioni presidenziali del 2007
hanno però mutato il quadro politico: il
partito dei socialdemocratici di Pahor è
diventato la seconda forza politica nel
paese, e Pahor il leader dell'opposizione
di centrosinistra al governo di Janša. Il
successo di Pahor è dovuto al suo impe-
gno di proseguire con le privatizzazioni,
ma senza smantellare completamente il
welfare e aumentando il salario minimo
garantito e le pensioni. La vittoria dei
socialdemocratici è da attribuirsi anche
al timore degli sloveni di veder svanire
in un momento di crisi internazionale la
prosperità economica e la rete di sicu-
rezza sociale. E Pahor, con le sue pro-
messe sulla crescita dei salari, il conte-
nimento dell'inflazione, la risoluzione di
Slovenia
Addio welfare?
Cristina Carpinelli
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